11 bit studios è una delle società più interessanti del panorama videoludico attuale. Come sviluppatore, lo studio ha all’attivo i popolarissimi Frostpunk e This War of Mine, mentre negli ultimi mesi ha pubblicato titoli come The Thaumaturge, Indika e The Invincible, con Creatures of Ava in arrivo a luglio, tutti peculiari e affascinanti a modo loro. Confesso di aver approcciato questo The Alters con una certa titubanza, non essendo mai stato un grande appassionato di survival, ma la breve versione dimostrativa è riuscita a catturare immediatamente la mia attenzione con un’irresistibile miscela di coinvolgente narrazione fantascientifica, esplorazione spaziale, costruzione di basi e sopravvivenza.
The Alters: non posso fare molto per lei, ormai
In The Alters interpretiamo Jan Dolski, un tempo parte di una missione per raccogliere un materiale spaziale chiamato Rapidium, e ora unico superstite dell’intero equipaggio della nave su cui si trovava dopo che quest’ultima atterra su uno strano pianeta. Raggiungiamo la nostra base per metterci al sicuro e, quando decidiamo di avventurarci sulla superficie del pianeta, dopo poco ci imbattiamo nella misteriosa sostanza. Lucas, un portavoce della losca corporazione per cui lavoriamo, ci spinge a usarla per creare una sorta di clone di noi stessi e, nel corso della demo, a sopravvivere sul pianeta abbastanza a lungo da trovare la strada verso casa. Tramite una bizzarra tecnologia, siamo in grado di vedere ogni decisione importante che abbiamo preso nella nostra vita e di creare una versione di noi stessi che ha formulato una scelta diversa in un momento specifico: una nostra variante potrebbe essere un tecnico, capace di fare manutenzione nel quartier generale con maggiore efficienza, perché è rimasto a casa con sua madre invece di trasferirsi all’università . Un’altra invece uno scienziato, che ha continuato a frequentare il mondo accademico conseguendo un dottorato. Ogni Alter possiede una serie di abilità diverse e può aiutare Jan in tanti modi, ma ha anche una personalità e aspirazioni proprie. Selezioniamo uno snodo cruciale della nostra vita e vedremo l’Alter prendere forma all’interno di una struttura dedicata.
Potete portarmi via da qui?
Questa è solo la prima delle due metà distinte di The Alters. Affinché la grande struttura a forma di ruota continui a tenerci al sicuro, dobbiamo ripararla e migliorarla con regolarità , riorganizzando le stanze a piacimento e gestendole con i materiali dedicati. La maggior parte dei compiti richiede che qualcuno li svolga manualmente, ma Jan ha una quantità limitata di energia ogni giorno. In poche parole, non ha il tempo o le capacità per fare tutto da solo. È qui che entrano in gioco gli Alter, ma attenzione: non si tratta di semplice manodopera a cui dare ordini, una parte fondamentale dell’avventura consiste nel cercare di far sì che entrino in empatia e collaborino tanto con noi quanto tra di loro. Sì, perché convinzioni, ideologie e personalità diverse vanno spesso in conflitto e potremmo ritrovarci costretti a disinnescare un conflitto fra due fazioni avverse o, peggio, a fronteggiare un ammutinamento collettivo. L’altra metà del gioco si svolge all’esterno, sulla superficie di questo pericoloso pianeta: per far funzionare la struttura dobbiamo raccogliere risorse utili alla creazione di nuove tecnologie, scudi anti radiazioni e rifornimenti. È possibile scavare manualmente piccoli depositi di materiali oppure utilizzare attrezzature specifiche per identificare giacimenti sotterranei e costruire macchinari che possano raggiungerli. Questi piccoli avamposti devono poi essere collegati alla base con dei piloni che li trasformano anche in punti di spostamento rapido.Â
Ancora non riesco a crederci
La bellezza ultraterrena delle ambientazioni esterne di The Alters lascia trapelare tutte le sue fonti di ispirazione, da Annientamento a Interstellar: il pianeta è molto simile al nostro, ma ha quel tanto di strano che basta per incutere timore. L’oceano che si agita vicino alla spiaggia su cui Jan cade all’inizio del gioco sembra una chiazza di petrolio, scura e perlacea. Le scogliere sono composte da strette colonne di roccia esagonali che rendono bizzarra ogni formazione naturale. Le colonne ascendenti di luce emanata dai depositi di Rapidium somigliano a pioggia che cade verso il cielo. Ma non possiamo restare a contemplare tanta meraviglia troppo a lungo, perché il corpo celeste è anche flagellato da ondate di radiazioni capaci di uccidere Jan entro un minuto, quindi dovremo regolare il nostro ciclo sonno/veglia per ricavare più materie prime possibili dal terreno e poi lavorare al riparo nella stazione durante la tempesta solare. Perché ho già detto che la luce del sistema stellare triplo che ospita il pianeta su cui siamo atterrati è letale, vero? Ad ogni modo, malgrado le premesse davvero intriganti, non sono ancora certo di quanto saranno realmente significative le vicende che coinvolgeranno Jan e i suoi Alter: forse sono i dialoghi nei baloon testuali e le iconcine che indicano lo stato d’animo degli stessi ad avermi leggermente distanziato in termini emotivi, perché avrei preferito leggere la soddisfazione o il disappunto dei cloni sui loro volti anziché tenerli d’occhio come farei con un Sim qualsiasi, ma sono dettagli. Ma le premesse e la patina di mistero che circonda la storia restano comunque intriganti, dunque non mancherò di approfondirle una volta rilasciata la sua incarnazione definitiva.
Leggilo gratis in versione impaginata e sfogliabile sul numero 3 di V – il mensile di critica videoludica