Negli anni ’90, all’apice del periodo del “satanic panic”, la stampa statunitense aveva identificato con precisione la principale causa di perdizione dei giovani nel trittico formato da heavy metal, videogiochi e media violenti; tre concetti che qualunque appassionato di gaming saprebbe ricondurre senza alcun indugio a un titolo specifico: Doom. Oggi il capofila degli shoot’em up in prima persona ritorna con un nuovo trailer agli Xbox Showcase 2024 facendosi una domanda e dandosi una risposta: è possibile nel 2024 rendere ancora più hardcore il videogioco più metal della storia? Sì, prendendo il sempiterno Doomslayer e scaraventandolo indietro nel tempo, nell’epoca oscura, in un’opera che infonde atmosfere ispirate al medioevo nell’origin story della carneficina che tutti noi conosciamo e amiamo.
A giudicare dalle prime immagini e dichiarazioni, il ritorno di Doom corrisponde a un ritorno al passato, non solo a livello narrativo e di ambientazione, ma anche in termini di meccaniche. Dark Ages riporta l’azione su un piano completamente orizzontale, portando la frenesia del combattimento in arene più ampie piene di avversari da massacrare.
Una decisione che è stata spiegata dal Director Hugo Martin come nata dal desiderio di riportare nel contemporaneo la scelta di valorizzare ogni singolo proiettile presente nel gioco originale, ma che molto probabilmente è anche frutto della fredda accoglienza che le sezioni platform presenti in Eternal hanno ricevuto da parte dei giocatori. Come dichiarato dallo stesso Martin, ed evidenziato anche nelle immagini e nei filmati finora rilasciati, il Doomslayer passerà dal “guidare un caccia F22” al “comandare un pesante carro armato” supportato da un nuovo set di armi “aggiornate” al contesto, con una maggior attenzione al combattimento a breve distanza.
Spara che ti passa
L’arsenale è da sempre uno degli aspetti più importanti dell’esperienza in Doom, e in questo caso il team si è impegnato per trasmettere ai giocatori la sensazione di avere nelle mani le armi più potenti dell’intera saga. Dichiarazioni di marketing, chiaramente, che acquistano però una forte credibilità quando ci troviamo di fronte lo skull crasher (così ribattezzato dal team di sviluppo perché macina teschi, letteralmente), un mitragliatore in grado di sminuzzare le ossa dei nemici e vomitarne le schegge, e la rail spike gun (chiamata così perché spara spuntoni). Ma a catturare l’attenzione sono soprattutto le nuove armi pensate per il combattimento a medio e corto raggio, che comprendono uno scudo in grado di trasformarsi in motosega, utile per stordire gli avversari a distanza e aprirli in due da vicino; e una frusta a catena che offrirà nuove, violente strategie di mob control, perfette per arginare le schiere demoniache che, in questo nuovo episodio, promettono di essere infinitamente più numerose.
Dulcis in fundo, impossibile non menzionare l’ultima sorpresa del trailer di lancio, due feature stupefacenti che, come nelle linee di action figure anni ’90, completano la gamma di accessori con cui equipaggiare il Doomslayer: un’armatura meccanica e un possente drago che richiama alla mente l’iconica locandina del film “Heavy Metal” di Gerald Potterton, a conferma del vasto universo pop cui Hugo Martin e soci hanno attinto nella ridefinizione della IP.
Il Dragonborn targato Doom
Il drago non sarà sono una graziosa decorazione, il nostro amico alato sarà a tutti gli effetti una cavalcatura e potremo utilizzarlo sia per esplorare le aree di gioco, sia come arma durante i combattimenti, come dimostrato dalla sequenza in cui lo vediamo vomitare un fiume di fiamme all’interno di un mastodontico demone.
Ultimo, ma non meno importante aspetto della produzione, è la voglia da parte del team di esplorare e ridefinire i confini della lore di Doom. Il trailer si apre con una frase: “prima di diventare un eroe era la super arma di dei e sovrani”; un vero e proprio manifesto che contestualizza l’azione nel passato del nuovo universo narrativo della serie, inaugurato dagli avvenimenti di Doom (2016) e Doom Eternal. Hugo Martin, nel corso di un’intervista, ha dichiarato la precisa volontà di implementare in Dark Ages una trama vera e propria, raccontata più all’interno del gioco e meno attraverso il codex. Una scelta che si sposa con le convenzioni del genere dark fantasy a cui il titolo si rifà, e che fornisce l’occasione per portare sugli schermi dei giocatori un’esperienza paragonabile a quella di un blockbuster con annessi sviluppi e colpi di scena.
Inutile dire che quanto visto finora centra perfettamente il bersaglio, confermando la validità della gestione Bethesda di una delle IP più importanti del mondo videoludico. Portare Doom nell’epoca contemporanea è un atto di equilibrismo in cui è importante mantenere la neutralità del Doomslayer in quanto avatar del giocatore, senza privarlo però del suo peculiare carisma e della sua caratterizzazione di arma di distruzione di massa; inoltre è fondamentale, allo stesso tempo, riuscire a proporre un’esperienza di gioco adatta alle nuove generazioni ma rispettosa del senso di libertà, velocità e potenza degli episodi originali, sempre miscelando gli elementi per garantire che gli eccessi da power fantasy adolescenziale siano calmierati da un profondo senso dell’umorismo e consapevolezza del media. La ricetta per ora sta funzionando, e non vediamo l’ora di assaggiare il nuovo piatto di ID Software.