Silent Hill 2 Anteprima V mensile

Ogni genere videoludico ha avuto un titolo che, spesso all’improvviso, ne ha riscritto le regole, ispirando poi molti altri prodotti. Quando, nel 1999, Konami sviluppò il primo Silent Hill, fu subito chiaro che l’ambiente horror non sarebbe più stato lo stesso. Là dove il suo diretto rivale, l’altrettanto famoso Resident Evil, metteva in scena i classici zombi, esperimenti genetici finiti male, protagonisti ben addestrati al combattimento e varie armi, il titolo dell’azienda giapponese prendeva un uomo qualsiasi per gettarlo in una cittadina dalle atmosfere angoscianti, quasi oniriche, con ben pochi mezzi per difendersi e ancora meno punti di riferimento, in una discesa negli abissi psicologici dove non era mai chiaro il confine tra la realtà e gli incubi. Visto il successo, due anni dopo Konami sviluppò un seguito che migliorò ogni aspetto del predecessore. Con una trama eccellente, protagonisti ben caratterizzati, ambientazioni affascinanti e un colpo di scena finale tra i più interessanti della storia videoludica, Silent Hill 2 viene considerato ancora oggi, da molti, l’episodio migliore della saga, che nel corso degli anni avrebbe poi portato a vari seguiti, spin-off, film, graphic novel e romanzi. A differenza di quanto fatto da Capcom con la sua serie dedicata a Chris Redfield e compagni, Konami ha impiegato un quarto di secolo prima di permettere lo sviluppo del remake di un episodio della sua saga. E per farlo ha scelto proprio Silent Hill 2, affidando i lavori a Bloober Team, già responsabile, tra l’altro, di Layers Of Fear, Observer e Blair Witch. La priorità degli sviluppatori è stata, da subito, quella di inserire alcune novità nelle meccaniche, nei dialoghi e nelle ambientazioni, pur mantenendosi fedeli al titolo originale. Una filosofia confermata anche dal coinvolgimento del designer Masahiro Ito e del compositore Akira Yamaoka. Questo remake, la cui uscita è prevista il prossimo 8 ottobre in esclusiva temporale per PlayStation 5 e Windows, venne annunciato ufficialmente nel corso della Silent Hill Transmission del 2022 insieme ad altri progetti destinati a rilanciare la saga, come Silent Hill f, Silent Hill: Townfall e Silent Hill: Ascension, nonché al film Return to Silent Hill. Paradossalmente, la scelta di Bloober Team di rimanere molto fedele al titolo originale non ha attirato le critiche dei fan, come accade spesso in questi casi, ma degli sviluppatori del titolo originale. In particolare, Ito e Yamaoka hanno più volte dichiarato che avrebbero preferito vedere molti più cambiamenti nel remake.

Silent Hill 2
Il rinnovato comparto grafico permette di notare meglio gli indizi sparsi per l’ambientazione.

Silent Hill 2: le nebbie dei sensi di colpa

Silent Hill 2 Remake riprende gli stessi eventi del titolo del 2001, ma gli sviluppatori hanno inserito alcune modifiche per renderla interessante anche ai veterani della saga. Si spera che tale scelta non abbia stravolto la trama originale, ancora oggi considerata una delle più affascinanti, angoscianti e profonde nel suo genere. Il protagonista, James Sunderland, riceve una lettera da sua moglie Mary, con l’invito a raggiungerla a Silent Hill, dove la coppia aveva passato molti momenti di serenità. Il problema è che la donna è morta ormai da tempo, dopo una lunga malattia. Giunto nella cittadina per rimettere insieme i ricordi e dare un significato a quella lettera, James inizia una lunga catarsi che lo porterà ad affrontare le sue paure più nascoste e i suoi sensi di colpa. Fino all’epilogo, uno dei più spiazzanti nella storia videoludica. Nel corso del viaggio, sia fisico che psicologico, incontrerà altri personaggi, perfettamente caratterizzati e, spesso, collegati alle sue paure. Dalla stessa Mary, presente in molti indizi, lettere, voci fuori campo e dialoghi interiori, passando per Maria, incarnazione dei desideri che James riponeva nella moglie. Fino a Eddie Dombrowski e Angela Orosco vittime, rispettivamente, di bullismo e abusi fisici, e Laura, una bambina che, essendo di animo innocente, non riesce a vedere gli orrori che si aggirano per Silent Hill e sembra sapere molte cose su Mary. La profondità della storia originale di Konami non si limita alla trama e ai pur eccellenti personaggi, ma utilizza ogni elemento per approfondirla: dagli stessi nemici, che spesso rispecchiano le paure e i desideri del protagonista, i numerosi documenti sparsi in giro, le scritte sui muri, i dialoghi e gli oggetti. Indizi sottintesi, quasi mai espliciti ma, proprio per questo, molto più angoscianti.

Le meccaniche dei combattimenti sono state migliorate, anche se è sempre preferibile evitare confronti diretti.

Se non puoi affrontarli, scappa

Per la sua saga, Konami ha sempre evitato gli elementi visti in altri titoli horror, come protagonisti armati fino ai denti, jump-scare vari, orde di nemici, effetti splatter e meccaniche movimentate. I protagonisti dei vari Silent Hill sono persone comuni alle prese con situazioni molto più grandi di loro. Anche in questo remake Bloober Team assicura che i combattimenti non saranno il punto centrale dell’avventura, ma ha comunque inserito alcune novità per svecchiare un gameplay che oggi risulterebbe scomodo e legnoso. Lo spostamento della visuale alle spalle del protagonista, in modo identico a quanto visto nei recenti remake dei Resident Evil, permette ora di distinguere meglio gli indizi e gli oggetti sparsi per lo scenario, oltre a migliorare in maniera considerevole il sistema di combattimento ed eliminare i fastidiosi cambi di inquadratura visti nel titolo originale. Le altre, gradite novità riguardano la possibilità di schivare gli attacchi degli avversari, una notevole semplificazione dell’interfaccia, un utilizzo più immediato degli oggetti (per curarsi o esaminare la mappa, ad esempio, non è più necessario accedere all’inventario) e, in generale, un sistema di controllo più fluido e reattivo. Scelte, queste, che permetteranno di concentrarsi maggiormente sull’esplorazione e sugli eventi. Nonostante il miglioramento tecnico permetta ora di distinguere bene gli elementi dello scenario, rispetto al titolo originale, per trovare i vari oggetti dovremo affidarci ancora allo spostamento della testa di James e a vari indizi, come macchie di sangue, contenitori rovesciati e luci. Inoltre, le posizioni degli oggetti, dei nemici e delle stanze (in particolare quelle dell’ospedale Brookhaven) sono state cambiate, in modo da rendere questo remake attraente anche per chi ha praticamente memorizzato il titolo originale. Gli enigmi, altro elemento cardine della saga (purtroppo diminuito nel corso degli anni) sono ancora presenti, e anche qui gli sviluppatori dovrebbero aver apportato vari cambiamenti. Da questo punto di vista, la volontà di Bloober Team di restare fedele all’opera di Konami e, nello stesso tempo, di svecchiarne e migliorarne molti elementi, sembra aver ottenuto un buon risultato. 

Torna anche Pyramid Head, uno dei nemici più iconici e coriacei della saga.

Tutto il fascino dell’horror psicologico

Come era inevitabile, visti gli anni che separano questo remake dal titolo originale, il cambiamento più evidente è quello del comparto tecnico. Il motore grafico si basa sull’Unreal Engine 5, che a sua volta sfrutta le tecnologie Lumen e Nanite, permettendo così sia una gestione delle illuminazioni dinamiche più realistica, sia un aumento del livello generale di dettaglio. E i risultati, almeno a giudicare dal poco materiale finora rilasciato, si vedono. L’adozione della visuale alle spalle del protagonista, oltre a migliorare le meccaniche, permette anche una maggiore immersività. Le ambientazioni, inoltre, sono state ricreate in modo efficace, con un buon livello di dettaglio e ottimi effetti di luce, fondamentali in un titolo di questo genere. L’unica nota stonata riguarda le animazioni del protagonista principale, leggermente legnose per un’opera di questo calibro. Ma è probabile che le cose migliorino nei prossimi mesi. Dal momento che la potenza delle attuali piattaforme rende ormai facile raggiungere simili risultati tecnici, l’unico modo per distinguersi è quello di affidarsi alle atmosfere e ai dettagli. E qui questo remake migliora quanto visto finora in qualsiasi titolo della saga. La nebbia è ancora presente, ormai per scelta stilistica piuttosto che per limiti tecnici e, tra muri sporchi, tracce di sangue e ruggine, ambienti dall’aspetto malsano e nemici dal design azzeccato, l’avventura è diventata ancora più opprimente (in senso buono). Sul versante sonoro gli effetti ottimi e il doppiaggio buono. Bisogna vedere come il titolo se la caverà con la colonna sonora, da sempre uno degli aspetti più curati della saga. Ma la presenza dello storico compositore Akira Yamaoka è ormai una garanzia.

Con questo remake, Bloober Team raccoglie un’eredità impegnativa, ma è evidente il rispetto degli sviluppatori nei confronti della saga di Konami, oltre all’esperienza maturata con altri ottimi titoli dello stesso genere. C’è ancora un margine di miglioramento, soprattutto in alcune animazioni, ed è ancora presto per un giudizio preciso, sperando anche che l’opera originaria non sia stata troppo stravolta. Ma la volontà dell’azienda polacca di mantenersi fedele al Silent Hill del 2001, unita ai cambiamenti apportati là dove necessario, nelle meccaniche e in altri aspetti che, in effetti, andavano svecchiati, fa ben sperare in un ottimo risultato. Grazie anche al coinvolgimento di Yamaoka e Ito.

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