Sin dal suo annuncio, Shadow of the Erdtree, prima e probabilmente (noi ci speriamo ancora!) unica espansione di Elden Ring, ha saputo monopolizzare l’attenzione di tutti. Il cuore e le teste dei giocatori sono letteralmente esplose, così come quelle di addetti ai lavori, content creator e via dicendo, desiderosi come non mai di tornare – finalmente – nell’Interregno e con una missione ben precisa: trovare Miquella e fare luce sulla sua misteriosa “scomparsa”. Per farlo, però, il giocatore è chiamato a rimettersi nuovamente in gioco, in un mondo spietato, famelico, che non si fa scrupoli nel gettare ogni povero Senzaluce in un vortice di sangue, morte e terrore. Elden Ring Shadow of the Erdtree vuole essere un’esperienza brutale e spietata e, i ragazzi di FromSoftware, anche e soprattutto per bocca del loro “master” Miyazaki-San, ci hanno tenuto a ribadirlo e a sottolinearlo a più riprese. Da subito. E, di fatto, possiamo dire che la loro missione è in larga parte riuscita.
Shadow of the Erdtree ha vituperato la nostra autostima di giocatori navigati nelle opere a tema souls-like, ci ha privato della luce della ragione in più di un’occasione, specialmente nelle fasi iniziali e soprattutto in quelle finali del suo viaggio, ma allo stesso tempo è riuscito a trasmetterci emozioni uniche e un insaziabile sentimento di rivalsa continuo e inarrestabile. Shadow of the Erdtree ha tutte le carte in regola per risultare la migliore espansione creata da FromSoftware, per vastità e qualità, ma dobbiamo ammettere che non è tutt’oro quel che luccica. La scelta di alcuni boss, la gestione di alcune mappe e soprattutto il bilanciamento non ci hanno sempre convinto, per quanto, comunque, siamo di fronte a un lavoro – come al solito – solidissimo. Nel complesso, il lavoro svolto da Miyazaki e dal suo team è, però, da considerarsi vincente e siamo convinti che tutti i giocatori apprezzeranno non poco tutte le nuove sfide che li attendono a partire dal prossimo 21 giugno.
Shadow of the Erdtree: per Miquella, il gentil Miquella
Non è un mistero: Miquella, sin dalla sua prima “apparizione” ha suscitato un fascino smisurato, quasi ipnotico. La storia e le origini del semidio, sulla carta, più potente e affascinante, ma allo stesso tempo così aureo, fanciullesco, immacolato, fragile, ha creato talmente tanto hype nei giocatori tanto da rendere quasi scontato il suo ruolo da protagonista in questa nuova storia. Del resto, per quanto sempre rimanendo nei canoni criptici delle produzioni di From Software, Elden Ring ha provato a risultare più chiaro sotto il profilo narrativo, lasciando meno spazio anche alla stessa fantasia dei giocatori e, in particolare, agli immancabili appassionati e divoratori della lore. La storia di Miquella, invece, è stata lasciata volutamente in disparte, fin dall’inizio. Miyazaki e il suo team hanno trattato la tematica del semidio “disperso” con grande furbizia, con la voglia e il desiderio di spalancare tantissime porte e lasciarle tutte rigorosamente aperte, aumentando così a dismisura l’interesse nei confronti di quell’unico personaggio che viene raccontato sempre e soltanto attraverso breve e criptiche descrizioni, riferimenti più o meno vaghi e via dicendo.
Shadow of the Erdtree, per questi motivi, è esattamente ciò che ci aspettavamo: un omaggio a Miquella, un omaggio a un personaggio molto più importante e centrale di quel si potrebbe immaginare, anche e soprattutto contestualizzando il vulcano di nuove informazioni ottenute sull’aureo semidio con la storia principale. La gigantesca espansione curata dai ragazzi di From è principalmente questo: un continuo bombardamento di informazioni, una raffica costante di linee di dialogo e nuove nozioni pensate proprio per rendere la ricerca del semidio l’epicentro di tutta la nuova avventura. Ed è proprio così e non viene mai il dubbio che potesse essere qualcosa di diverso: Shadow of the Erdtree è un’odissea incentrata sul viaggio di Miquella in una landa sconosciuta e misteriosa ma, in realtà, ben più familiare e legata al concetto di Albero Madre di quanto si potrebbe credere. Noi, chiaramente, non vogliamo anticiparvi nulla di nulla, ma possiamo garantirvi che, in particolare se siete assetati di informazioni e di lore, specialmente su Miquella e sulla progenie di Marika in particolare, questo DLC può fare veramente la vostra felicità.
Un mondo tutto nuovo da esplorare
La ricerca di Miquella, chiaramente, passa attraverso un luogo tutto nuovo da esplorare: Il Regno delle Ombre. Fin dai primi contatti avuti col gioco, anche quelli indiretti, si era già che capito che era lecito aspettarsi un qualcosa di molto generoso sul fronte della vastità e dell’offerta contenutistica, e dobbiamo ammettere che From non ha deluso minimamente le aspettative. Anzi. La nuova ambientazione, e lo si capisce subito dopo averci messo piede, è veramente generosa, sia in termini di vastità sia in termini di varietà e di densità. Durante la traversata per trovare Miquella, sulla scia delle sue tracce che nel gioco prendono il nome di “Croci”, infatti, il giocatore può trovare veramente tantissimi luoghi di interesse, passaggi opzionali, numerose catacombe e diversi Legacy Dungeon, di cui uno, in particolare, che è risultato veramente strepitoso e super elaborato, il tutto senza menzionare i tanto amati boss, molti di cui opzionali ma che tratteremo in secondo momento, disseminati in lungo e in largo in una mappa di gioco molto generosa. Da questo punto di vista, anche il level design ci è sembrato veramente sontuoso e quando si tratta di segreti, passaggi nascosti e via dicendo il DLC da veramente un forte scossone a tutto quello che è il “meta” del settore. Shadow of the Erdtree mantiene la sua parola e, anzi, fa anche di più, offrendo ai giocatori decine e decine di ore di gioco, spersi in un mondo meravigliosamente malato e ricco di segreti.
Nella gigantesca espansione dedicata al colossal di FromSoftware c’è veramente tanto da vedere e, così come nel gioco base e forse anche di più, si ha la sensazione di poter raggiungere praticamente ogni luogo visibile a occhio, anche quelli potenzialmente più remoti. Ciò è dovuto in larga parte anche dalle dimensioni più contenute della mappa, ma in ogni caso la vastità del Regno delle Ombre è tranquillamente paragonabile a quella di Sepolcride, per intenderci, quindi da questo punto di vista potete dormire sonni tranquilli. La nuova location colpisce però maggiormente per densità piuttosto che per estensione. Ogni angolo della mappa, anche quello potenzialmente più insignificante, può nascondere passaggi nascosti, luoghi da raggiungere grazie alle prodezze aree di Torrente e tantissimi punti di interesse, che si traducono in un numero impressionante di Luoghi di grazia da scoprire, separati anche da pochi metri l’un l’altro e che in realtà possono nascondere l’accesso a luoghi completamente diversi tra loro. Durante la nostra famelica e insaziabile cavalcata alla ricerca della verità su Miquella ci siamo imbattuti in una moltitudine di strade accessorie, angoli apparentemente insignificanti ma che in realtà nascondevano l’accesso ad aree di grande interesse, sia ludico che narrativo. A essere sinceri, però, la quantità dei luoghi segreti da scoprire non è andata sempre di pari passo con la qualità. In alcuni frangenti abbiamo avuto la sensazione di essere di fronte a scenari un po’ troppo telefonati, sprovvisti di quell’effetto sorpresa, tranne per alcune trovate che ci hanno fatto letteralmente schizzare dalla sedia, ma di cui non vogliamo dirvi nulla.
Shadow of the Erdtree è spietato, meraviglioso e brutale
Gli appassionati di souls-like e dei giochi di From in particolare lo sanno bene: il bilanciamento della difficoltà è sempre un discorso molto relativo e con Elden Ring il discorso è diventato ancora più complesso. Tra build in grado di “rompere” completamente il gioco, armi particolarmente efficaci, soluzioni esterne e ceneri varie, spesso e volentieri si è sentito parlare di Elden Ring come uno dei titoli più accessibili tra quelli del colosso nipponico, capitanato da Miyazaki, per quanto comunque con pareri e opinioni sempre fortemente discordanti. Proprio per tal motivo, il team di sviluppo ha voluto dare una risposta forte e decisa ai giocatori ed è subito partito a mille, lavorando duramente per rendere la nuova esperienza di gioco ancor più spietata e brutale di quanto visto con il gioco base, almeno stando alle parole di Miyazaki. Il Director, più volte, ha rimarcato il fatto che lui e il suo team hanno deciso di settare la difficoltà “base” di questo DLC sui canoni di alcuni dei nemici e dei boss più spietati del gioco base, tra cui Malenia, considerata (quasi) all’unanimità lo scoglio più difficile da arginare dell’esperienza “vanilla” di Elden Ring. Per questo motivo ci siamo avvicinato all’espansione con timore, ma anche con tanta curiosità. I tanti anni di assenza e la grande attesa hanno reso l’arrivo di questo DLC un vero e proprio sogno a occhi aperti per tantissimi giocatori e noi, al netto delle nostre spoglie da addetti ai lavori, non potevamo sottrarci a questa spietata verità.
La domanda che tutti voi ora vi starete facendo, dunque, è: ma quindi, Shadow of the Erdtree è davvero così difficile? La risposta è sì, ma è anche no. Ci piacerebbe, credeteci, poter essere decisamente più chiari, ma la realtà dei fatti è ben più complessa. La ragione è molto semplice: Shadow of the Erdtree vive di forti problemi di bilanciamo, e lo si capisce sin dalla primissima falcata sul suolo del regno delle Ombre. Nella fase iniziale del viaggio ogni cosa sembra poter spazzare via anche il più corazzato dei giocatori, e di fatto è così. Fortunatamente e con grande furbizia, però, FromSoftware ha studiato un espediente in grado sia di spingere i giocatore a cercare ovunque per la mappa sia di sentirsi meno inermi di fronte ai colpi nemici: le benedizioni. Grazie al ritrovamento di alcuni oggetti, frammenti del corpo di Miquella nello specifico, è possibile ottenere dei bonus alle statistiche necessarie per accrescere la propria resistenza e la propria forza, almeno nel Regno delle Ombre. Per quanto utili, infatti, questi bonus vivono soltanto nel mondo del DLC e non hanno alcun valore al di fuori del Regno delle Ombre. Se siete spaventati dal fatto questo potrebbe essere una facilitazione troppo evidente, potete dormire sonni tranquilli. Una volta raggiunti determinati punti della storia o specifiche aree della mappa in cui, vuoi per numero o per tipologia di attacchi, i nemici assumono un livello di potenza e dannosità semplicemente fuori controllo. A onor del vero queste zone “di terrore” sono relativamente poche, ma hanno comunque evidenziato un problema enorme, storico, che sembra dover fare per forza parte del bagaglio culturale e ludico dell’azienda nipponica. Questo aspetto ha raggiunto la propria sublimazione, in senso squisitamente negativo, in alcune sezioni specifiche in cui, per raggiungere una determinata zona sicura, bisognava passare attraverso un numero sconfinato di pericoli eccessivamente gestiti dalla casualità e caratterizzati da un fastidioso senso di impotenza costante e frustrante.
Nuovi boss, nuove sfide
Queste noie relativamente al bilanciamento del livello di sfida si avvertono un po’ anche su alcuni boss. Chiariamo subito che questi sono veramente numerosi, ricchi di fascino e stupendi da vedere, dunque sotto questo aspetto i giocatori più esigenti possono stare tranquilli, ma il livello di sfida offerto ha, in qualche occasione, vacillato un po’ e non ci ha sempre convinto. Anzi. Durante tutta la traversata, i boss di Shadow of the Erdtree ci hanno offerta una sfida sempre emozionante ma, a volte, con dei picchi di difficoltà poco comprensibili. I primi due boss “principali” ad esempio, ci sono sembrati talmente distanti sul fronte della difficoltà al netto del loro essere così vicini, anche se, in realtà, è tutto sempre molto relativo e anche legato alla tipologia di build con cui si affrontano. Durante questa gigantesca cavalcata verso l’Albero Ombra ci siamo ritrovati troppo spesso di fronte a nemici in grado di spazzarci via con pochi colpi, ma allo stesso tempo ci è anche capitato di imbatterci in situazioni “rompibili” con relativa facilità anche grazia alla potenza di alcuni nuovi set di armi, alle nuove ceneri e ad alcuni nuovi incantesimi e stregonerie, a testimonianza del fatto che il livello di sfida rimane sempre alto ma complessivamente gestibile. Nel complesso, però, il target relativo ai boss rimane molto elevato. A livello di “numeri”, infatti, il danno dei boss rimane sempre elevatissimo e a volte troppo punitivo, tanto da spingere volutamente il giocatore a provare sempre un approccio un po’ più variegato agli scontri, senza partire a testa bassa e senza poter abusare di dinamiche “rotte” (ma non sempre, attenzione) che possono facilitare enormemente il compito.
Se proprio volessimo trovare un po’ peli nell’uovo, potremmo scagliarci contro un po’ contro il meraviglioso boss finale. La sfida conclusiva di questo DLC, di cui non vi accenniamo veramente nulla di nulla, si è rivelata, dal nostro punto di vista, forse eccessivamente complessa, tanto per lunghezza dello scontro quanto proprio per la gestione del rapporto danni subiti e inflitti e, sinceramente, considerando come si è svolto il viaggio e come siamo arrivati alla fase finale, ci siamo sentiti eccessivamente e ingiustamente impotenti. Chiosa finale sul discorso tecnico e artistico. Da vedere, come abbiamo già detto più volte, Shadow of the Erdtree è meraviglioso e può vantare su un level e map design a dir poco sontuoso. Anche il design di boss, elite e finanche dei nemici “base” è curatissimo e ispiratissimo, fino quasi a superare la qualità del gioco base. Ci ha convinto parecchio la scelta di ambientare il tutto in luoghi più aperti e luminosi, in forte contrasto con quella che è la natura stessa del mondo di gioco e del tema principale del DLC e siamo assolutamente convinti che anche i giocatori più esigenti troveranno pane per i propri denti. Peccato, invece, per la questione relativa alla stabilità generale. Su PlayStation 5, in diverse occasioni, il frame rate ha faticato a rimanere incollato ai 60 fps, per quanto non ci è quasi mai capitato di assistere a cali troppo bruschi. Alle brutte, infatti, il counter è sceso fino ai 50 fps circa, senza mai scendere più giù. Non è bellissimo certo, ma considerando anche l’enorme mole di contenuti e la spietata ricchezza delle ambientazioni, forse ci può anche stare.
Shadow of Erdtree è enorme, spaventoso, minaccioso, brutale, ma saprà regalarvi più di un’emozione. Al netto di alcune incertezze, in primis quella relativa a un bilanciamento generale a volte troppo incerto, non possiamo non lodare la qualità di un’espansione gigantesca che, senza troppi problemi, può bissare e superare sia la vastità (con le dovute proporzioni, ovviamente) sia la qualità del gioco base. Il corposo DLC creato da FromSoftware ha dalla sua una grande quantità di cose da vedere e da scoprire, anche e soprattutto sul piano narrativo e della lore. Shadow of the Erdtree si racconta in maniera più chiara, prende a calci l’anima dei giocatori più affezionati e li bombarda con tantissime informazioni che possono letteralmente far esplodere quelli più amanti della lore e dei segreti, e lo fa con una spietata naturalezza e soprattutto con un ritmo spedito e forsennato. A conti fatti, l’esperienza è risultata gratificante e appagante per quasi tutta la sua durata ed è impossibile non consigliarne l’acquisto a tutti gli appassionati del lavoro di From e, chiaramente, a tutti quelli che hanno amato Elden Ring.
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