Sono passati ben nove lunghi anni (praticamente un decennio) dal primo avventuroso capitolo targato Disney-Pixar nella mente di Riley e nel cuore delle emozioni umane, ed ecco che Inside Out 2 – in arrivo nei cinema il 19 giugno – promette di essere un nuovo e toccante viaggio, ma stavolta nell’emozionalità profonda e ben più volubile della fase adolescenziale. Riley oggi ha 13 anni, e dal quartier generale delle emozioni principali (costruito a fatica nei lunghi anni dell’infanzia grazie all’indomita perseveranza di gioia sempre sostenuta dai sui fidati amici tristezza, rabbia, paura e disgusto), ecco che ora il cuore pulsante e organizzativo delle emozioni deve, suo malgrado, accettare e accogliere la nuova stagione della pubertà con tutto il suo precipuo carico aggiuntivo di sentimenti secondari, spesso scomodi, in cui ansia (voce di Pilar Fogliati nella versione italiana) la farà da padrona seguita a ruota da invidia (Marta Filippi), imbarazzo (Federico Cesari), e l’indolente “innui” (noia, voce italiana di Deva Cassel). Tra un passato segnato da emozioni principali e primordiali tenute insieme dall’instancabile ottimismo di gioia e animato da poche ma stabili isole della personalità – in primis famiglia, amicizia e hockey – in Inside Out 2 la protagonista Riley, precipitata appieno nei suoi turbolenti e ingestibili tredici anni, dovrà fare i conti con un’ansia travolgente e tentacolare, affiancata da tutte le nuove componenti emotive tipiche dell’età più instabile di sempre.
Gioia vs Ansia
Provare a essere felici o avere il controllo della propria vita, prevedendo ansiosamente ogni possibile accadimento futuro? È sostanzialmente questo l’annoso quid sui cui s’interroga, e c’interroga, Inside Out 2, attraversando i meandri delle emozioni umane in maniera semplice ma non banale, alla ricerca di un qualche controllo e/o equilibrio proprio in quella fase fragile e delicata della pubertà che è, per antonomasia, contraddistinta invece da caos e instabilità emozionali. E, dunque, da una parte Gioia con la sua voglia di preservare il mondo felice e bambino di Riley, e dall’altra Ansia con la sua smania di controllo e pianificazione ossessiva con l’obiettivo grandioso di eccellere in qualunque sfera della vita, si contenderanno il controllo della mente (e del cuore) dell’ex-bambina, seguendo le orme emotive di un nuovo rocambolesco capitolo dedicato alla ricerca del proprio io e delle proprie convinzioni. Due elementi imprescindibili, da individuare e fissare in vista dell’età adulta, tenendo sempre a mente che l’essenziale è non perdere mai la consapevolezza di sé.
Tra passato e futuro
Sicuramente meno originale, innovativo, e in un certo senso anche incisivo del primo capitolo – d’altronde un po’ come tutti i “secondi” – Inside Out 2 non raggiunge le vette del film precedente ma non delude nemmeno le aspettative, centrando appieno le sensazioni di squilibrio e sfasamento legate a quel periodo della vita di transizione chiamato adolescenza, una sorta di limbo infernale tra le certezze di un passato bambino e le mille variabili del futuro adulto. Tra attacchi d’ansia, picchi d’imbarazzo, accessi d’invidia, ed esilaranti punte di ennui (proiezione umorale spilungona e indolente, perennemente stravaccata sul divano con cellulare saldo in mano), quest’ultima fatica Pixar (già campione d’incassi al botteghino americano), segue la transizione fisiologica dal solido e disincantato sguardo bambino verso il mondo ben più fragile e complicato delle emozioni adolescenziali, in cui fa capolino perfino il profilo della brizzolata nostalgia che poi verrà (nella futura vita adulta). All’interno della consueta girandola di colori, contraddizioni, sensazioni ed emozioni contrastanti, Inside Out 2 procede con ritmo, e qualche calo fisiologico, trovate argute e anche qualche semplificazione di troppo, a fissare i punti cardine di un’umanità che deve fondarsi, prima di ogni altra cosa, sul proprio senso di consapevolezza. Si piange e si ride assecondando gli alti e bassi emotivi incarnati e veicolati da tutti i simpatici, vecchi e nuovi, protagonisti di questa storia dalle emozioni forti, caotiche e al tempo stesso travolgenti. Senza però mai dimenticare i principi di lealtà, solidarietà, onestà, e inserendo di diritto le percezioni negative (errori e fallimenti in primis) all’interno di un quadro ben più ampio ed esaustivo dove la visione d’insieme e il disegno globale della propria vita sono ben più importanti e fondamentali dei singoli punti messi, di volta in volta, a segno. Proprio come sul campo di gioco.
Se Inside Out, il film d’origine, era stato un viaggio avvincente nelle emozioni basiche e primordiali legate alla fase bambina, con Inside Out 2 (sequel di Inside Out prodotto dai Pixar Animation Studios, in co-produzione con Walt Disney Pictures, e diretto dal regista esordiente Kelsey Mann), questo piccolo gioiello d’animazione amplia il suo orizzonte infilandosi nel mondo emozionale ben più complesso e problematico della pubertà. Con i nuovi arrivati Ansia, Imbarazzo, Invidia e Noia, il viaggio attraverso il quartier generale del controllo delle emozioni e del loro relazionarsi, diventa così più ansiogeno e più strutturalmente adulto. Se il film da un lato perde, come prevedibile, un po’ di originalità, alla storia non manca comunque la capacità di trascinare lo spettatore nel mondo convulso di emozioni che, con il passare degli anni, tendono sempre più a scontrarsi e ad accavallarsi in un intrico mai facilmente risolvibile. E in una storia in cui Ansia primeggia per tempi e spazi assicurando al film la sua buona dose di sfrenato disorientamento, Inside Out 2 fa poi emergere con forza il messaggio prioritario ed essenziale secondo cui ciò che conta davvero è la consapevolezza di sé, unico vero strumento grazie al quale anche il groviglio emotivo più intricato può sperare di sciogliersi. Un film dall’aspetto bambino ma in fondo capace di essere “adulto”, con il suo grande afflato di carisma e maturità.