Doom The Dark Ages

Doom The Dark Ages Anteprima: questo è il mio bastone di tuono!

Il secondo reboot di Doom (il primo è stato Doom 3, che tecnicamente era il quarto capitolo… sì, la continuità narrativa del franchise è decisamente ingarbugliata), amorevolmente confezionato da id Software e pubblicato da Bethesda nel 2016, era stato concepito per rappresentare un ritorno agli albori degli sparatutto in prima persona, quando le armi non dovevano essere ricaricate, le coperture venivano usate solo dai vigliacchi, i soldati si potevano portare dietro più di due armi alla volta e i livelli non erano solo corridoi lineari interrotti da valanghe di quick-time event. Calati nei (pochi) panni di un marine spaziale, ci risvegliamo in tenuta adamitica all’interno di un inquietante sarcofago circondato da zombi. Dopo averli massacrati ed esserci impadroniti di un’armatura potenziata, raccolta da un’altra bara parimenti sinistra, scopriamo di trovarci all’interno di una struttura della Union Aerospace Corporation su Marte, nel bel mezzo di un’invasione demoniaca, ma le domande sul come, sul dove e sul perché hanno vita breve: ciò che conta è che siamo armati fino ai denti, e faremo a pezzi i mostri finché non sarà finita. Il sequel diretto di questo episodio vede il Doom Slayer (o Doomguy, o Doom Marine, quale che sia l’appellativo che preferite) fare ritorno sulla Terra, solo per ritrovarla devastata da un sanguinoso scontro tra le forze degli inferi e le creature celestiali del regno divino di Urdak, guidate dalla spietata Khan Maykr: starà dunque a noi proteggere i pochi scampoli di umanità sopravvissuti dalle orde di esseri ultraterreni con pistole, fucili, motoseghe e a mani nude, senza mai fermarci né riposare, voraci e instancabili. In una sola parola, eterni. Proprio come il titolo del gioco, Doom Eternal. Ed ecco dunque che l’ambientazione di questo Doom The Dark Ages, presentato nel corso del recente Xbox Games Showcase, inizia ad assumere lineamenti un po’ più definiti.

Doom The Dark Ages
Il mito del Doom Slayer rivive anche nei tempi più antichi

Doom The Dark Ages: essi sono furia, brutali, senza pietà

La presentazione di domenica scorsa è la prima conferma ufficiale dell’esistenza di Doom The Dark Ages, anche se svariate voci di corridoio diffuse a maggio lo davano già in produzione da diverso tempo sotto il nome in codice di Year Zero. Bethesda Softworks e id Software distribuirono Doom Eternal nel 2020, lo stesso giorno del lancio di Animal Crossing New Horizons, il che diede origine a una nutrita serie di meme incentrati sull’amicizia tra il Doom Slayer e Fuffi, un’adorabile cagnolina che funge da guida per il giocatore in tutti gli Animal Crossing da New Leaf del 2012 in poi. Doom Eternal ha riscosso ampi consensi di critica e pubblico, vendendo ben 3 milioni di copie digitali nel primo mese di vita, tre volte tanto le copie vendute dal precedente Doom nel medesimo intervallo temporale. id Software ha poi rilasciato due contenuti scaricabili per il gioco: The Ancient Gods, suddiviso in due parti, e proprio in occasione dell’uscita della seconda il suo director, Hugo Martin, dichiarò che nessuna ipotesi sulle future ambientazioni della serie era da scartare perché, di fatto, il buon vecchio Doomguy è letteralmente immortale, dunque avrebbe potuto vestire i panni del protagonista in qualunque contesto.

Ecco perciò che il breve trailer ci ha mostrato il suo nuovo, baldanzoso aspetto, con tanto di mantello di pelliccia che fa molto heroic fantasy, nonché alcuni scorci di gameplay e la finestra di lancio prevista per il 2025. Ciò che mi ha lasciato davvero sconcertato, tuttavia, è la presenza di un favoloso scudo dentato alla Captain America, capace di rimbalzare tra i nemici proprio come l’arma di quest’ultimo mentre li fa a brandelli. E che dire poi del vorace cannone che trita le ossa dei teschi per sparare letali grandinate di schegge d’ossa contro chiunque ci si pari dinanzi? Malgrado la collocazione medievaleggiante, The Dark Times introduce anche un paio di veicoli di cui possiamo assumere il controllo, che chiaramente sembrano usciti dalla copertina di un album power metal avanguardistico: se infatti il drago meccanico con il quale spiccare il volo tra i cieli infuocati è tutto sommato giustificabile nell’ottica complessiva, di ben altra caratura è il titanico Atlan, un vero e proprio robottone corazzato capace di tirare giù i demoni più massicci a suon di cazzotti.

Atlan è il gigantesco automa che ci consentirà di affrontare nemici di dimensioni ben più elevate del normale

Ma tu, tu sarai peggio

Insomma, l’intero franchise di Doom è stato da sempre un enorme trionfo per Xbox e ID Software, tanto che una descrizione su LinkedIn di un dipendente dello studio fondato da Carmack e Romero affermava che l’episodio più recente aveva fruttato oltre 450 milioni di dollari. Il Doom del 2016 è stato una sorta di rivelazione: oggi come oggi è facile dare per scontata la ritrovata giovinezza di uno dei capisaldi degli sparatutto in prima persona, ma l’esplosione degli FPS vecchia scuola realizzati da sviluppatori indipendenti deve molto al fulmineo e acrobatico rilancio della serie che ha definito per molti versi il genere. Doom Eternal è stato uno di quei sequel da manuale sotto quasi ogni punto di vista, limitandosi a raffinare una base già solidissima con l’introduzione di nuove meccaniche, armi e nemici impegnativi come il famigerato Marauder.

The Dark Ages potrebbe anche trovare un’ottima collocazione nella vasta cronologia che caratterizza il revival, e magari collegarsi ai suoi predecessori: pur mantenendo una fortissima impronta blasonata e inequivocabilmente metal, più incentrata sul divertimento che sulla coerenza narrativa, potremmo immaginare che, dopo gli eventi dei Doom degli anni ’90, il Cacciatore abbia deciso di scendere all’Inferno per continuare a fare il suo mestiere, ovvero uccidere demoni e qualunque altro tipo di creatura mostruosa, e sia finito nei ranghi di una congrega di campioni leggendari chiamati Sentinelle della Notte. Alla fine di Eternal, i rapporti tra quest’ultima e il Doom Slayer si incrinano irrimediabilmente, con il secondo costretto a ritirarsi di nuovo nella sua bara d’acciaio. Essendo fino a prova contraria un prequel, il nuovo capitolo possiede quindi le carte necessarie per definire una volta per tutte la corretta mitologia della serie e raccontarci come l’essenza eterna del “tizio di Doom” abbia pervaso tutti gli episodi della saga dalle origini fino ai giorni nostri. Purtroppo, il trailer soffre di una mancanza significativa, ovvero le musiche di Mick Gordon, che ha lasciato la serie dopo aver subito una serie di gravi scorrettezze da parte di Bethesda. Resta da vedere, o meglio sentire, se chiunque si farà carico del suo lascito riuscirà nel compito, invero già piuttosto gravoso.

Il trailer di Doom The Dark Ages esclama perentorio: “prima di diventare un eroe, era l’arma segreta di déi e re”, e sono bastate quelle parole a mandare il mio entusiasmo per un Doom in salsa medievale alle stelle. Con un’atmosfera in bilico tra fantasy e fantascienza, la nuova (forse la prima?) odissea del Doom Slayer contro le orde infernali promette di regalare ore di sana, spensierata e truculenta baldoria. Malgrado sia stato presentato durante la conferenza Xbox, The Dark Ages uscirà anche per PlayStation 5, ragion per cui prima della fine dell’anno potrete massacrare demoni come se non ci fosse un domani indipendentemente da quale sia la macchina in vostro possesso… dopotutto, l’importante è fraggare!

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.