Siamo tutti d’accordo nel dire che Keiichiro Toyama sia una di quelle menti del game design capace di tirare fuori i concept più contorti e fuori di testa che la mente umana possa pensare vero? Al di là di un percorso da ribelle che lo ha portato a prendere le redini del Team Silent negli anni ‘90, portando quindi alla creazione di una delle pietre miliari del genere survival horror, con titoli come Gravity Rush il designer ha confermato di saper tirare fuori dal cilindro idee di gameplay interessanti e modi di interagire con il medium freschi seppur non proprio stra-gettonati. E che succede quando mischi gli elementi horror e sci-fi per il quale sei conosciuto, aggiungendo anche una bella dose di libertà creativa data dal fatto che ora l’unica persona alla quale devi tenere conto sei tu? Succede che il risultato è Slitterhead, il primo titolo di Bokeh Game Studio che come un fulmine a ciel sereno (a discapito di leak dell’ultimo minuto) è piombato sullo stage del Summer Game Fest 2024, con un nuovo video di gameplay e una data d’uscita. Ma in cosa consiste questa nuova avventura da pelle d’oca? Scopriamolo!
Una metropoli dai neon insanguinati
Contrariamente alla sua opera magna del mondo horror, Slitterhead è ambientato all’interno di Kowlong, una città di evidente ispirazione orientale e che da una facciata incapsula le atmosfere e i colori vibranti della Hong Kong a cavallo tra gli anni ‘80-90, ma che nasconde un nefasto e misterioso lato oscuro, dominato dagli Slitterhead: creature trasformanti in grado di assumere l’aspetto umano e nascondersi tra la calca, per poi nel momento più opportuno trasformarsi in terribili mostri dal design raccapricciante e che nell’ombra stanno prendendo il largo uccidendo e sostituendosi agli abitanti della città. Certo, la polizia cerca quantomeno di indagare e trovare una logica dietro a questa “invasione”, ma è evidente che una minaccia del genere avrà bisogno di qualcosa di più per essere fronteggiata.
Ed è qui che entra in gioco l’elemento sci-fi di Slitterhead, ovvero un protagonista “etereo” e senza forma. Derubato dei propri ricordi e della propria forma, “Hyoki” è un ammasso spirituale che vaga per Kowlong con una sola missione: vendetta. Con molta probabilità questo spirito un tempo umano è stato ucciso o privato della sua forma proprio a causa di questi Slitterhead e, per qualche ragione soprannaturale che scopriremo con l’evolversi della trama – chessia scienza o una qualche sfaccettatura della spiritualità orientale – piuttosto che trapassare preferisce rimanere nel mondo dei vivi, giurando di eliminare ogni singolo mostro presente nella città, anche grazie al suo inusuale potere che gli permette di impossessarsi del corpo di ogni abitante umano o animale, usandoli come carne da macello in questa guerra per la sopravvivenza. Sicuramente con i prossimi trailer che ci separano dall’uscita del gioco il prossimo novembre vedremo ulteriori ramificazioni di questo incipit, che già così setta le basi per un titolo che potrebbe rientrare tranquillamente in quella categoria di giochi di puro stampo orientale che ci fanno chiedere “ma cosa diamine sta succedendo?”
Slitterhead: il sangue è la chiave
Se già con la trama abbiamo capito che la volontà di Bokeh Game Studio sia quella di proporre quelli che sono con molta probabilità i folli deliri di Keiichiro Toyama nati dall’uso di stupefacenti, ritagliandosi un posto tra la nicchia di giocatori alla ricerca di produzioni “inusuali” e tutt’altro che commerciali, quanto (poco) mostrato durante le sequenze di gameplay presenti verso l’ultima parte del trailer rappresenta le luci e le ombre di una produzione che potremmo definire eclettica. Come detto prima, la capacità soprannaturali di Hyoki nel prendere il controllo spostandosi da un umano all’altro con una fluidità di transizione che potremmo definire “ala Driver San Francisco”, permetterà al giocatore di esplorare i vari strati della città di Kowlong con una libertà incredibile, non solo durante i momenti di gioco meno concitati in cui si è soliti saltare da un grattacielo all’altro e ammirando l’ambiente per puro svago, ma anche durante quelle sezioni di inseguimento e/o puzzle in cui sarà necessario padroneggiare al meglio questa meccanica. E considerando anche la possibilità di prendere il controllo di animali come i cani, gatti e altri membri della fauna notturna della città, ci aspettiamo che tutti questi elementi vengano incastrati all’interno di un level design ispirato e soprattutto ingegnoso.
L’unica nota di preoccupazione da segnalare ricade purtroppo su quella che con ogni probabilità sarà la componente chiave di Slitterhead, ovvero il combattimento ravvicinato contro questi misteriosi esseri. Hyoki potrà a suo modo trasformare e plasmare la forma dei corpi di cui prenderà il totale controllo, sfruttando il sangue di questi “involucri” per creare armi di qualsiasi tipo: spade, coltelli, lance, pistole, fucili, granate o mini-gun oppure amplificando alcune parti specifiche per fronteggiare la minaccia in modo più aggressivo, mostrando quello che a conti fatti è il cuore pulsante dell’Action Adventure Horror di Bokeh Games Studio. Il problema è che dal punto di vista del mero “impatto”, le sequenze mostrate fanno davvero molto poco per risultare tanto interessanti quanto le premesse della narrativa. Se da un lato abbiamo sì un idea molto “old-school” e al tempo stesso abbastanza sottovalutata come l’estensione innaturale del corpo umano in stile Prototype, riproponendo quello che è a conti fatti un concept del quale siamo un po’ tutti “orfani”, dall’altro le animazioni e il modo in cui i colpi vanno a tagliare la carne invertebrata degli Slitterhead non ci è sembrata altrettanto convincente. Certo, da qui a novembre lo studio potrà utilizzare i feedback per migliorare questo lato della presentazione, ma bisogna però ammettere che il trailer per un evento così importante come il Summer Game Fest poteva e meritava una cura migliore sotto questo aspetto.
Il primo trailer di gameplay per Slitterhead è (quasi) tutto ciò che chi segue le produzioni di Keiichiro Toyama si aspetta: una premessa fuori di testa, un gameplay poco ricercato e in grado di potenzialmente attirare le attenzioni anche di un pubblico più generalista, ma ovviamente incentrato ad accontentare una fetta di pubblico più ristretta e che adora produzioni di eccentriche e nostalgiche di un’epoca meno dettata dai trend del mercato. Insomma, si vede proprio che questo è il gioco che Toyama voleva creare dopo il capitolo Gravity Rush e noi – nonostante qualche piccolo dubbio sul gameplay action – non vediamo l’ora di scoprire l’itinerario completo di questa avventura spaventosa in quel di Kowlong.
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