Visioni – V mensile: Polemica al quadrato (Altrimenti detta la polemica della polemica)

Erano anni che lo aspettavamo, pure troppi, se contate che nel frattempo la saga ha fatto il giro ed รจ diventata, per seguire le mode, un immenso parco giochi open world con meccaniche fotocopia che poco o nulla ha a che fare con lo spirito dell’originaleโ€ฆ ma finalmente Assassin’s Creed approda sulle coste del Giappone. Tra lโ€™annuncio del rinnovo di Shogun per una seconda e terza stagione e il reveal di Shadows, questo รจ un mese ricco per un amante della cultura del Sol Levante come me. Non posso che dirmi soddisfatta di vedere cosรฌ tante produzioni ad alto profilo e destinate al mass market che approfondiscono quella che, nonostante globalizzazione e sovraccarico informativo, continua ad essere una tradizione relativamente misconosciuta qui in occidente.ย 

Nemmeno faccio in tempo a godere di tutto questo, perรฒ, che i frequentatori del bar dello sport sotto casa (leggasi, le piattaforme di social networking) cominciano il loro certosino lavoro. Le colpe di Shadows identificate dal tribunale della rete sono sostanzialmente due: innanzitutto, lโ€™irrispettosa presenza di un samurai nero, affiancato, ancora piรน irrispettosamente, da una shinobi donna. Esiste un mix piรน woke dellโ€™avere un protagonista nero e una protagonista donna? A meno che i due fenomeni non si presentino contemporaneamente, direi di no. La congrega di sciure indignate, estremamente attiva sia su YouTube, sia sui social network, si รจ sentita poi giustificata dalle dichiarazioni di Mark Kern, ex Blizzard particolarmente attivo nella battaglia contro la cultura Woke. Riprendendo le affermazioni di uno sceneggiatore Ubisoft sulle differenze narrative tra la versione finale di Shadow e quella originale, Grummz afferma che i cambiamenti apportati sono sicuramente dovuti allโ€™aderenza di Ubisoft alla filosofia che eleva i principi di diversitร , equitร  e inclusione a discapito di tutto il resto.

Tralasciando il fatto che penso lโ€™80%, se non anche il 90%, dei titoli subisce cambiamenti drastici in corso dโ€™opera, soprattutto nellโ€™ambito dello story-telling, qui si tratta di inserire arbitrariamente un prodotto allโ€™interno di una cornice culturale predefinita solo perchรฉ presenta alcuni elementi in comune con uno specifico trend. E si decide di farlo consapevolmente, senza avere alcuna informazione dettagliata nรฉ su come la storia evolva nรฉ quali siano i temi affrontati. Tanto per dirne una, quella del Gaijin รจ una trovata narrativa molto utilizzata per avvicinare in modo semplice la cultura del Sol Levante al pubblico occidentale. Purtroppo, dobbiamo ammettere che un prodotto giapponese pensato per un pubblico giapponese avrebbe un livello di codifica culturale cosรฌ elevato che sarebbe di difficile comprensione. Quale modo piรน semplice per spiegare cose altrimenti inspiegabili per noi, che farlo attraverso uno straniero? In questo senso, Shลgun รจ un esempio classico di come si possa raccontare una storia rispettosa della tradizione locale e il cui protagonista โ€œalienoโ€ รจ un mero strumento narrativo che svolge la doppia funzione di educare (noi) alla differenze e, quando necessario, esaltarle.ย 

Nessuno qui cerca di negare il potere devastante della cancel culture o, peggio ancora, avallare lโ€™obbligo di piegare qualsiasi contenuto a quei mal interpretati principi di cui sopra, ma questa ossessione della contemporaneitร  per la polemica a tutti i costi comincia a diventare un problema. Lโ€™opportunismo nei confronti della cultura woke, esattamente come il pinkwashing, sono problemi reali che vengono svuotati di qualsiasi valore se si comincia a lanciare accuse a caso. E questo vale in un senso, come nellโ€™altro. Lโ€™utilizzo eccessivo di questi termini finisce per impoverirne il valore non solo semiologico, ma soprattutto culturale. Il tribunale dei social, per il puro gusto di polemizzare, ha giร  condannato Shadows per una serie di reati che, allo stato attuale, non sono nemmeno stati ancora commessi e, per lo piรน, senza nemmeno dare il tempo a Ubisoft di dimostrare la bontร  (e la qualitร ) del suo operato. Voi lo trovate ragionevole? Io no.

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