Se i souls-like stanno cavalcando la cresta dell’onda del mondo videoludico, soprattutto negli ultimi anni, vero è anche che i titoli usciti nell’ultimo decennio hanno in parte tratto ispirazione dai prodotti di Hidetaka Miyazaki, in parte hanno aggiunto alle regole di base del proprio gameplay anche un quid ulteriore per rendere la propria storia originale e distinguibile dalle altre. Perché allora non lasciare che anche l’Italia si possa buttare in questo mondo? Un team nostrano ha ripescato e proposto atmosfere e tradizioni del nostro paese, attingendo anche dal folklore nazionale per regalarci Enotria The Last Song, lavoro di Jyamma Games in via d’uscita il prossimo 19 settembre, e di cui è stato appena pubblicato il primo dev diary (come vi raccontiamo qui). Il gioco nasconde il suo lato più dark al di sotto di un aspetto un po’ più… light, come scopriremo. Di sicuro, nel corso degli ultimi mesi, Enotria The Last Song ha fatto parlare di sé per via della sua sovrapposizione dell’iniziale data di lancio identica a quella del DLC di Elden Ring. Ma se quest’ultimo avversario sarebbe stato decisamente difficile da affrontare con esiti positivi, cosa dobbiamo temere davvero in questo nuovo souls-like? Abbiamo provato la versione demo su PlayStation 5 per raccontarvi i primi passi mossi in questo mondo oscuro, ma non troppo, oltre che decisamente legato al nostro Paese.
Enotria The Last Song: cosa nasconde la luce del giorno
Cominciamo come sempre dandovi qualche indicazione circa l’universo narrativo di Enotria The Last Song, il cui fulcro ruota attorno al cosiddetto Canovaccio, misteriosa maledizione che ha congelato nel tempo tutta la popolazione di Enotria, privando gli abitanti della loro coscienza e costringendoli a interpretare per sempre dei ruoli tratti dalla Commedia dell’Arte. Il destino di questo mondo, che è ormai sospeso nell’Era della Stagnazione, risiede nelle sole mani del cosiddetto Maskless One, ossia un’entità priva di maschera che sta alle indicazioni del suo creatore, Pulcinella, e che potrà contare sul potere dell’Ardore per alterare la realtà, affrontare gli autori del Canovaccio e spezzare la maledizione.
Come possa svolgersi la storia per intero, questo ancora non lo sappiamo, anche perché abbiamo per le mani una versione di gioco davvero molto risicata. Questa demo copre infatti soltanto una piccola manciata di ore, e per quello che ci è apparso qui si ottiene, almeno dal punto di vista narrativo, una trama parecchio aderente a quella delle produzioni targate FromSoftware, ormai modello inevitabilmente presente nelle menti degli sviluppatori quando si desidera adattare il proprio souls-like alle principali meccaniche di gioco previste in questo genere. Ma quanto riuscirà a fare la differenza l’elemento di radicazione nel folklore italiano? Che effetto potrà avere sulla produzione finale? Più macchiettistico e quasi ironico, o ci sarà margine per una lettura invece più intensa e matura?
Senza maschera, senza perdono
Scopriremo questi principali aspetti della scrittura di Enotria The Last Song solo quando avremo per le mani il prodotto definitivo, o quantomeno una versione giocabile più lunga e corposa di quella attualmente disponibile per il download su PS Store. Non ci resta dunque che concentrarci su altri aspetti più tecnici e contenutistici a livello di gameplay, dove abbiamo testato un sistema di combattimento parecchio offensivo. Se la struttura principale si fonda sulle classiche meccaniche del genere, tra cui la barra della stamina, le fiale curative, gli attacchi leggeri e pesanti, oltre alle schivate, dovremo apprendere parecchie combinazioni di fendenti per avere sempre il controllo. Non disponendo di protezioni, come scudi o altro, scartare ed evitare attacchi non è per forza sempre la soluzione migliore. Dovremo alternare parate e fendenti per riuscire a riempire l’indicatore di unraveling del nemico; questa barra, una volta completa, consente di infliggergli un violento colpo critico e ci porta a una sorta di risveglio con ulteriori benefici.
Come vedremo anche poco sotto, gli input sono responsivi, con un motore di gioco che fa il suo dovere, e un parry molto preciso (da usare però con estrema precisione). Anche il protagonista ha tutte le carte in regola per portare a termine la propria missione, al netto di eventuali situazioni complicate che si possono parare di fronte a noi. La novità principale di questo genere è dettata dalle Lines, un massimo di quattro attacchi magici alimentati dall’Ardore e che possiamo equipaggiare e utilizzare dopo aver inflitto un certo numero di danni, integrando la magia direttamente nel combattimento corpo a corpo. Un’opzione che ci tornerà parecchio utile nei combattimenti (speriamo numerosi e coinvolgenti) che dovremo affrontare nella versione integrale.
Enotria The Last Song e i suggestivi paesaggi nostrani
Da un punto meramente estetico invece, fin dai primi passi in questa avventura si parano di fronte a noi degli scorci luminosi e ben distanti dalla classica tradizione oscura dei souls-like, tra atmosfere delle tipiche delle costiere occidentali d’Italia tradotte e rivisitate nell’ottica più dark del genere, ricordando i vari Dark Souls senza alcun dubbio. Le varietà di ambientazioni sono parecchie, a volte forse un po’ confusionarie: dopo campi di girasoli si palesano mare e spiagge, promontori e costiere, fino a piccoli borghi caratteristici a strapiombo sul mare. Si arriva infine, in questa demo, al paese di Quinta, che richiama non solo la classica ambientazione italiana, ma è stato anche realizzato con cura nella sua architettura parecchio complessa. Una cura, quella artistica ed estetica, riposta in questo gioco che va di pari passo con le sue performance su video, senza particolari bug o glitch importanti. Interessanti anche le maschere coinvolte, utili anche in fase di combattimento oltre che ben realizzate esteticamente: il Maskless One può sottrarre i costumi a determinati nemici e indossarli per modificare il suo aspetto estetico, ma soprattutto per incidere sullo stile di gioco.
In tutto questo, qualche piccolo neo da eliminare lo abbiamo comunque trovato: possiamo infatti ritrovarci a dover combattere contro creature dalle dimensioni eccessive rispetto alle arene in cui ci troviamo, oppure in certi frangenti gli elementi all’interno dei livelli non sembrano essere stati rappresentati rispettando la stessa scala, così come alcune animazioni non ci hanno troppo convinto. Rimane sicuramente del tempo per sistemare alcune dinamiche legate a nemici e parte della struttura. Ovviamente dovremo attendere la pubblicazione ufficiale per vedere come il team avrà sistemato questi arranchi tecnici, sulle quali non siamo riusciti del tutto a chiudere un occhio. Per il resto, l’atmosfera è sicuramente coinvolgente e ben studiata, ma rimane da capire se si dovesse in qualche modo incappare in stereotipi rappresentativi del folklore e territorio italiani o meno. Quante saranno maschere fittizie, e quante saranno presenze originali e veraci?
Enotria The Last Song è un titolo souls-like che unisce tradizione, nelle meccaniche e nella tecnica, a una trama parzialmente originale, soprattutto nella scrittura narrativa. I personaggi che abbiamo potuto osservare sul campo sono sicuramente difficili da trovare in altri prodotti videoludici, accompagnati da un motore grafico che fa sicuramente il suo dovere nell’accompagnarci in una storia ambientata in terra nostrana. Ciò non toglie che ci sono ancora alcuni punti interrogativi, chiaramente, a cui trovare una risposta, in primis sull’originalità fino in fondo delle maschere e delle linee narrative comprese in questa storia. Quanto saranno davvero efficaci e non macchiettistiche, lo scopriremo solo giocando poi alla versione finale. Nel frattempo il nostro Maskless One deve ancora aspettare che il team di sviluppo sistemi diverse problematiche, soprattutto a livello grafico, che abbiamo riscontrato in questa prima ora e poco più di demo. Il meglio deve ancora arrivare, per questo souls-like piuttosto “light”. O almeno così ci auguriamo.