Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza Recensione: l’origine del sidereo pirata

Lo storico film tratto dall’anime del genio Leiji Matsumoto torna al cinema per festeggiare il quarantacinquesimo anniversario della serie: ecco Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza.

Capitan Harlock

Il suo teschio è una bandiera, che vuol dire libertà, vola all’arrembaggio, però un cuore grande ha! Se siete tra coloro che l’hanno letta canticchiando non potete perdervi questo speciale raduno dedicato al mitico Capitan Harlock. Il visionario pirata dello spazio, ideato dall’incommensurabile e compianto Leiji Matsumoto, ritorna nelle sale cinematografiche italiane  il 20-21-22 maggio con il film Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza(わが青春のアルカディア)  per festeggiare il quarantacinquesimo anniversario della serie. L’iniziativa fa parte della stagione 2024 del progetto Anime al Cinema di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Yamato Video ed i media partner Radio Deejay, MYmovies.it, Lucca Comics&Games e ANiME GENERATION. La pellicola, soggetto originale dello stesso Matsumoto, fu prodotta nel 1982 dalla Toei Animation con la regia di Tomoharu Katsumata. Il lungometraggio è un prequel del famoso anime Capitan Harlock del 1979, disponibile sul canale Anime Generation della piattaforma Amazon Prime Video, e fa da pilota per Capitan Harlock SSX – Rotta verso l’infinito, la seconda serie tv dedicata al pirata spaziale, ambientata cronologicamente subito dopo il film.


In un futuro lontano gli alieni Illumidiani sconfiggono la Federazione Terrestre, riducendo gli esseri umani sopravvissuti in schiavitù. Quando Harlock torna sulla Terra  si confronta con le atrocità degli invasori e la codardia di molti terrestri, soprattutto governanti corrotti che si vendono per entrare nelle grazie degli oppressori. Nascosti nell’ombra, però, resistono pochi, ma valorosi ribelli. Con loro Harlock inizierà la lotta per la libertà che poterà alla nascita del leggendario pirata dello spazio e della sua (astro)nave Arcadia.

Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza
Capitan Harlock

Leijiverse, un viaggio tra galassie e celluloide

Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza s’inserisce nell’esteso mondo delle opere di Leiji Matsumoto, il “Leijiverse”, un universo espanso nei quali i vari personaggi compaiono variabilmente in veste di protagonisti o comprimari, con le loro storie che sovente sono legate o s’intersecano tra loro. Per questo nel film, ritroviamo, in ruolo di primo piano, Emeraldas, la commerciante galattica eroina del manga e OAV Queen Emeraldas, la quale condivide con Harlock un legame di rispetto ed amicizia. Emeraldas appare anche nelle serie TV, dove ha una parte più marginale, come del resto lo stesso Harlock nelle opere a lei dedicate, in cui è poco più di una comparsa. A loro si uniscono personaggi già noti, come Tochiro, ed altri inediti, ma non meno importanti, come Maya e Zoll. Il lungometraggio, come anche Capitan Harlock SSX – Rotta verso l’infinito, presenta alcune differenze rispetto al primo anime del 1979, legate al cambio del nome, dell’aspetto e/o la storia di alcuni personaggi comprimari. Un aspetto che, tuttavia, non mina la credibilità e l’essenza dell’opera di Matsumoto, che peraltro risulta accessibile anche a coloro che non conoscono l’opera.

Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza
Harlock e Maya

Il film utilizza registri di linguaggio e una narrazione tipicamente nipponici, caratteristica che potrebbe far interpretare alcune parti della pellicola come lente da parte di un pubblico occidentale non avvezzo a questo tipo di comunicazione. In realtà, se ci si sa rapportare correttamente all’immagine,  il lungometraggio è scorrevole, strutturato su una sceneggiatura articolata e solida, dalla trama intrigante ed avvincente. La regia di Tomoharu Katsumata esprime efficacemente l’atmosfera travagliata e drammatica dell’opera, anche per merito di un’attenzione minuziosa ai dettagli visivi. Oltre alla cura ponderata del taglio delle inquadrature, fa un marcato uso della simulazione dei movimenti della macchina da presa all’interno delle stesse, espediente estetico che conferisce un maggior valore espressivo alle sequenze, in special modo quelle d’azione.

Trattandosi di un film del 1982, la qualità audiovisiva va contestualizzata rispetto agli anni in cui stato prodotto. Nonostante ciò, seppur datata, risulta ancora oggi piacevole e godibile. Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza è realizzato interamente in tecnica tradizionale, con mirabili disegni a mano. Lo stile ricalca l’iconico tratto di Leiji Matsumoto, dovizioso nei particolari, che risultano semplici, ma accurati. La fotografia, con la sua tonalità oscura e il richiamo allo spazio profondo, è esaltata da elementi di colori vivaci che emergono con forza, conferendo espressività ed un quid comunicativo all’immagine. Piacevolmente fluide le animazioni, che valorizzano le inquadrature ed i movimenti interni. Ottimo il doppiaggio, nella sua seconda versione del 2014, con Loris Loddi che presta la sua voce per Capitan Harlock.

Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza
Tochiro

Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza: un approfondimento siderale

Le profondità dello spazio solcate dal capitano Harlock si riflettono nelle tematiche trattate, anch’esse complesse ed immersive. Nel film ritroviamo quei temi molto cari a Matsumoto, già esplorati nell’anime e nelle altre opere dell’autore. Campeggia roboante come il vessillo dell’Arcadia il binomio ribellione e libertà, mai intesi come rifiuto aprioristico delle regole, bensì, diversamente, come sovversione e resistenza legittimate dai propri principi etici e morali. L’opposizione e la sfida delle autorità di Harlock derivano da un radicato idealismo, da una sincera dedizione alla giustizia, che incorruttibili caratterizzano intrinsecamente il personaggio, diventandone una dichiarazione d’identità. Prototipo di un antieroe complesso ed enigmatico, non privo di spigolature e difetti, incarna l’essenza dell’eroismo e della nobiltà d’animo, perdurando nella sua fallibile umanità. Diversi personaggi richiamano i valori di Harlock, ma lo fanno attraverso un approccio differente, come se fossero diverse sfaccettature dello stesso prisma. Matsumoto ci offre una visione proteiforme dell’idealismo e dell’eroicità, che trascende i ruoli e gli schieramenti. Un leitmotiv onnipresente ed importante della sua produzione artistica, che implicitamente, ci insegna a superare le macro categorizzazioni buoni/cattivi, vincitori/vinti, invitandoci a  riflettere ed a saper contestualizzare sulla base dei fatti e delle azioni, senza pregiudizi. All’opposto è feroce la critica ai corrotti, agli ignavi, per i quali Matsumoto non riserva alcuna clemenza. Tuttavia, differenzia espressamente coloro che lo sono per inettitudine, viltà o per ottemperare, a scapito altrui, i propri interessi da coloro che sono costretti piegarsi per sopravvivere o per inconsapevole ignoranza. Proprio per costoro, impossibilitati a ribellarsi, che Harlock e la resistenza combattono in nome della libertà.

L’analisi di Matsumoto sull’umanità è equilibrata ed oggettiva, con uno sguardo sulla società dotato di un’aura profetica che risulta ancor più perspicace ed attuale ai nostri giorni. La premonizione e la proiezione nel futuro sono indissolubilmente legate alla lente del passato. Capitan Harlock e Tochiro sono uomini condizionati dal passato, il loro personale e quello dei propri avi che, come viene mostrato nel film, trascende i vincoli del tempo e dello spazio, ma al contempo la loro battaglia è rivolta nel e per il futuro. L’Arcadia diviene il ponte tra ciò che è stato e quel che sarà, un microcosmo fatto di persone, permeata da una nostalgia cosmica che accompagna le speranze dei protagonisti. Il titolo stesso, L’Arcadia della mia giovinezza, suggerisce questa riflessione malinconica che si riverbera nelle visioni di Harlock e Tochiro. Il capitano con la sua rettitudine conservatrice, cerca la redenzione personale. Il suo migliore amico con il suo utopismo libertario, rappresenta l’eredità di un mondo migliore. Il confronto tra queste prospettive, incrementato dal loro nesso ancestrale, alimenta la narrazione e la crescita dei personaggi, intersecandosi fino a sovrapporsi. Congiunzione che si concretizza nella figura dell’Arcadia, che acquista un ulteriore significato profondo, anche in rapporto allo Shintoismo. Nel culto nipponico, difatti, gli oggetti possiedono un’anima e tale concetto nell’opera viene esplicitato attraverso il legame “fisico” tra Tochiro e la nave spaziale. L’Arcadia è intrinsecamente vincolata al suo creatore, diventandone un’emanazione spirituale. Una connessione intima che amplifica il valore affettivo e simbolico dell’Arcadia per Harlock.


Struggente, epico e visionario Capitan Harlock – L’Arcadia della mia giovinezza è un film che non può e non deve lasciar indifferenti. Un’epopea fantascientifica, dove i confini dell’universo sono i limiti da superare e la libertà è la rotta da seguire. Opera del leggendario Leiji Matsumoto, l’anticonformista pirata spaziale incarna l’essenza del pensiero del suo autore, conclamandosi come un’icona senza tempo. Imperdibile per gli appassionati di cinema d’animazione e soprattutto per i fan dell’inimitabile Capitan Harlock.


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