Pepper Grinder Recensione V mensile

Pepper Grinder è l’opera prima di Ahr Ech, pseudonimo di Riv Hester, uno sviluppatore indipendente di cui non si hanno chissà quante informazioni. Prima ancora che venisse adocchiato da Devolver Digital e realizzasse il titolo di cui vi parlerò oggi, dovete sapere che nel 2016 Hester era al lavoro su un certo Reliquary (da non confondere con l’omonimo gioco di Jade Ember Studios), un simpatico Action RPG futuristico ambientato nello spazio di cui purtroppo non si trova nient’altro che una vecchia demo giocabile in cui è possibile affrontare la prima area e il relativo boss. Progetto che non ha mai più visto luce, in favore appunto del nuovissimo Pepper Grinder; prodotto che cambia totalmente rotta per lanciarsi a tutta birra sul panorama dei platform, un campo che potremmo definire assai minato considerando la mole incredibile di produzioni già esistenti. Sarà riuscito il buon Riv a trovare il suo spazio tra le miriadi di titoli del genere? Non ci resta che scoprirlo assieme. Allacciatevi le cinture, però, che la terra tremerà parecchio.

Un Grinder per domarli tutti

Come spesso capita nelle avventure dei videogiochi, la nostra protagonista appassionata di tesori, il cui nome è Pepper, proprio come il titolo in copertina, viene derubata dei suoi averi dagli spietati Narling e ovviamente non ha alcuna intenzione di fargliela passare liscia. Inutile dirvi che partiremo alla caccia dei ladri per riprenderci tutto ciò che è nostro. Il pretesto è dei più semplici, ma tanto basta per garantire l’entrata in scena del Grinder, un enorme dispositivo di trivellazione (che d’ora in avanti chiameremo amichevolmente ‘trivellone’) con cui è possibile scavare nel terreno e prendere il controllo di bizzarri macchinari per muoverci nei fantastici livelli dell’opera targata Ahr Ech. La struttura di gioco ruota tutta attorno al nostro fidato trivellone che ci consentirà di superare le più ardue difficoltà, con scavi che diventeranno via via sempre più intricati e complessi e dove la precisione non sarà un optional, ma uno strumento fondamentale per giungere sani e salvi al traguardo. Non manca il comando del salto, ma come giusto che sia il platforming in Pepper Grinder si basa principalmente sugli slanci eseguiti durante gli scavi. Il gameplay è davvero molto adrenalinico e frenetico, tant’è che in alcune circostanze bisogna calcolare in maniera repentina gli spostamenti, per evitare di finire di sotto o cadere in qualche trappola/ostacolo. Ciò che colpisce di più è la varietà di situazioni che il titolo propone: da un prodotto basato sugli scavi ci si aspetterebbe una certa ripetitività di fondo, con sfide sempre più articolate e difficili, ma pur sempre con la solita filosofia alla base. A mia sorpresa è invece riuscito sino alle battute finali a regalare sempre nuovi pretesti, situazioni particolari e meccaniche avvincenti che vanno ad arricchire una formula oltremodo spassosissima. Vi basti pensare che in qualche circostanza specifica il gioco si trasforma in una sorta di run ‘n’ gun.

Pepper Grinder: splendidi detriti pixellosi

Così come risulta solido dal punto di vista del gameplay, Pepper Grinder sfoggia notevoli qualità anche per quanto concerne direzione artistica, comparto tecnico e colonna sonora. Non si tratta di un prodotto che farà piangere il vostro hardware (Nintendo Switch o PC che sia), intendiamoci, tuttavia la produzione si comporta egregiamente, risultando sempre fluidissima e ricca di animazioni, con uno stile davvero piacevole ed azzeccato che va a contraddistinguersi con somma peculiarità in ogni livello, condita da effetti sonori dannatamente efficaci (dando gusto a scavare col trivellone) ed accompagnata da musiche capaci di caratterizzare con eleganza tutti i momenti dell’avventura, nonché con la buona varietà delle ambientazioni. Un’avventura graziata da un level design minuzioso e brillante, che risalta l’incredibile estro creativo del suo autore, ma soprattutto boss fight parecchio avvincenti che vanno ad approfondire quanto di buono offerto negli scontri con i nemici standard. Mi è capitato soltanto un bug che mi ha costretto a riavviare un livello durante la mia esperienza; per il resto è filato tutto liscio come l’olio. Pepper Grinder non dura moltissimo e può essere terminato in una manciata di ore, ma se, come mi auguro, siete dei videogiocatori completisti allora raddoppierete di sicuro il tempo necessario per concluderlo. Ne vale la pena, senza dubbio alcuno. Consigliato soprattutto in modalità portatile.

Conclusioni

Pepper Grinder è un inno al platforming, sebbene a modo suo. In un genere dove non era senz’altro semplice differenziarsi dalla ricca offerta proposta, l’opera di Ahr Ech si rivela un’ottima alternativa, intrisa di freschezza, e che pur non elevandosi tra i grandi capolavori del genere, saprà regalare i suoi momenti degni di nota. Il trivellone è lì che vi aspetta!