Ender Magnolia: Bloom in the Mist

Ender Magnolia: Bloom in the Mist Recensione V mensile

Lilac, l’albina protagonista, si risveglia in una capsula criogenica distrutta, priva di ricordi e in mezzo a un mare di rottami, che in realtà rottami non sono, completamente sola. Le vicende si svolgono a Vaporterra, regno dall’ambientazione steampunk, dove delle creature artificiali chiamate homunculi, sono impazzite a causa di una strana nebbia, e si sono ribellate ai propri creatori. Girovagando senza meta la protagonista incontrerà uno di questi esseri, Nola, che una volta liberata si unirà a lei diventandone la lama; Lilac è infatti un’accordatrice, in grado di riportare alla ragione gli homunculi. Ender Magnolia: Bloom in the Mist è un metroidvania bidimensionale classico: senza grossi spunti o caratteristiche distintive, alterna fasi di combattimento, platforming ed esplorazione. Sono presenti tutte le caratteristiche fondanti del genere: backtracking alla ricerca di passaggi ed oggetti nascosti, necessità di acquisire abilità per accedere a nuove aree, una mappa interconnessa che lentamente si apre al giocatore. Completa il quadro la presenza di elementi GDR grazie alla crescita a livelli che gradualmente semplifica l’esperienza migliorando le caratteristiche del nostro avatar virtuale.

Ender Magnolia: Bloom in the Mist
Sperando di arrivare nella Città Alta, early access permettendo…

Ender Magnolia: c’è del marcio in Vaporterra!

L’enfasi posta sul combattimento è tanta, al pari della libertà nel combattere; Gli homunculi a disposizione potranno essere scelti liberamente, secondo le dichiarazioni dei Binary Haze dovrebbero essere una trentina, ed ognuno avrà a disposizione fino a tre tipi di attacco differenti. Non è possibile parare, ma si ha la possibilità di schivare, azione che, con il giusto tempismo, viene premiata con la piena invulnerabilità ai colpi. Il sistema di collisioni ha subito una profonda revisione rispetto al precedente capitolo: innanzitutto è ora possibile “attraversare” i nemici senza subire danno ed è stata implementata, rispetto ad Ender Lilies, la possibilità di far colpire i nemici tra loro. Sono presenti anche alcuni effetti aggiuntivi ai danni, ad esempio la possibilità di prendere fuoco o subire gli effetti del veleno. Resta intatto il sistema di stordimento, che viene definito e spiegato in un piccolo tutorial, come pure quello di “guarigione”, con un numero esiguo di fiale a disposizione di Lilac, con una piccola e gradita aggiunta, ovvero la possibilità di interrompere il processo di cura schivando i colpi in arrivo. Chi ha giocato ad Ender Lilies sa quanto spesso si moriva “incastrati” nell’animazione di cura senza poter far nulla.

Ender Magnolia: Bloom in the Mist
Le cutscene servono a dar vita ai ricordi degli homunculi.

Il mercante della città vecchia inferiore

Tutto è improntato alla piacevolezza dell’esperienza, azzerando ogni perdita di tempo: la morte non prevede alcuna penalità, tornare ad un salvataggio ha un’apposita opzione nel menù di pausa e gli spostamenti rapidi sono fruibili in qualunque momento. Chiarissima la mappa: le aree cambiano colorazione in presenza o assenza di oggetti nascosti, comodo ed intuitivo. In più è presente un’opzione che permette di modificare la difficoltà, anche se allo stato attuale non ci è permesso conoscerne il funzionamento ed i dettagli. Non mancano ovviamente potenziamenti per migliorare le caratteristiche di Liliac, acquistabili con la valuta di gioco, i materiali: dagli immancabili cimeli, che è possibile raccogliere esplorando a dovere le aree di gioco, feature obbligatoria per ogni metroidvania di nuova generazione che si rispetti, ad equipaggiamento in grado di migliorare caratteristiche specifiche. A soddisfare le esigenze di shopping compulsivo saranno i venditori presenti nell’unico, piccolo accampamento in cui arriverà dopo aver superato la prima zona. Il pilastro che sorregge l’architettura dell’intera produzione è però la magistrale direzione artistica: il colpo d’occhio è splendido, le animazioni fluide e bellissime ed alcuni scorci sono semplicemente mozzafiato. Il livello di dettaglio è altissimo ed il design richiama il mondo degli anime. Anche le musiche ripercorrono lo stile malinconico e delicato del primo episodio, ma meno opprimenti e cariche d’ansia. Confermata la collaborazione con il gruppo giapponese Mili che, attraverso l’uso di tracce in cui i protagonisti indiscussi sono violini e pianoforte, si concede efficaci contaminazioni elettroniche, in grado di creare atmosfere davvero uniche. Non tutte le domande hanno avuto risposta, anzi, ma quello che c’è possiede un livello qualitativo altissimo, forse superiore ad Ender Lilies. Tutto è dosato con cura e rifinito in maniera meticolosa, mantenendo piena continuità con il passato. Il sequel di un gioco di successo è sempre un’operazione delicata, sospesa tra il cercare nuove vie o il rifinire quanto di buono già fatto. Al momento la strada scelta sembra quella del perfezionamento di una formula consolidata e già molto buona, con tante, piccole migliorie atte a limare le imperfezioni del precedente episodio, certificando un lavoro certosino che merita di essere sottolineato. Va anche detto però che l’impressione di giocare ad una versione graficamente potenziata dello stesso gioco è fortissima ed il déjà-vu continuo.

Ender Magnolia: Bloom in the Mist
La purificazione avviene allo stesso modo di Ender Lilies.

Conclusioni

Da grande estimatore del primo mi auguro che, oltre a quanto mostrato, il resto dei contenuti aggiunga meccaniche e dinamiche tali da dare a Magnolia motivo di brillare di luce propria e non riflessa, perché al momento la controversa simbiosi con Ender Liles potrebbe essere considerato, per alcuni, il suo più grande difetto.

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