L’entusiasmo per il cinquantesimo anniversario di Atari non sembra essersi esaurito col lancio di Atari 50: The Anniversary Celebration, né con la riedizione del leggendario VCS da salotto. Dal pionieristico passato vettoriale della major statunitense, riemerge stavolta un altro classico senza tempo come Lunar Lander: mirabile simulatore di allunaggio, cui i ragazzi della Dreams Uncorporated hanno dato un’energica spolverata, nella speranza di solleticare l’interesse di una platea che vada oltre la nicchia dei nostalgici.
Fly Me to the Moon
Come ampiamente preventivabile, detta ambizione è scaturita in una sorta di ibrido strutturale volto a trovare un equilibrio tra le essenziali dinamiche di gioco dell’originale e soluzioni concettuali più moderne. Al di là dell’inevitabile restyling grafico, la manifestazione più evidente di questo compromesso è costituita da una storyline dal marcato retrogusto sci-fi che, affidando la narrazione di fondo a gradevoli cartoon e classiche finestre di dialogo, riesce a declinare lo scopo primario della hit targata 1979 in uno scenario ben più articolato, legandolo ad un tema assai attuale come quello dell’esplorazione spaziale. Pur arricchendo l’offerta con obiettivi che vanno dal recupero risorse alla gestione dell’equipaggio, fino alla necessità di scortare di personale scientifico sulla superficie dei mondi scoperti, l’essenza di Beyond resta in ogni caso ancorata saldamente alla core mechanic del vecchio coin-op. Piuttosto che andarsene soltanto a zonzo di uno spazio popolato da bizzarri ostili, il giocatore seguiterà in tal senso a svolgere prevalentemente ruolo di pilota. Detto incarico implicherà la necessità di abbinare l’accuratezza delle manovre ad una corretta gestione dei propulsori del velivolo controllato, di modo che esso possa aggirare ostacoli di varia natura, atterrare ove necessario senza riportare danni e seguire rotte di volo delimitate da checkpoint obbligatori. Evitando accuratamente spoiler di sorta riguardo l’evoluzione di una trama che saprà spingersi davvero “oltre” le premesse di base, ritengo che a livello complessivo si possano attribuire connotati positivi a questo revival: merito di un team senz’altro ispirato e volenteroso, ma anche di un modulo di gameplay assai collaudato che, come molti altri classici a base vettoriale, garantiva già ai suoi tempi performance più affini agli standard dei videogame contemporanei, rispetto ai classici della Pixel Era.
Conclusioni
Revival dall’ampio respiro concettuale e cosmetico, Lunar Lander: Beyond riesce a declinare l’intramontabile essenzialità dell’originale in un contesto più moderno, spettacolare ed articolato, senza per questo snaturarne i principi di base.
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