Siamo stanchi.
Siamo stanchi di vedere trattato il medium interattivo soltanto come un gioco, un divertente passatempo che forse potrebbe avere un guizzo artistico, una qualche velleitร culturale. Il videogioco che รจ arte se รจ narrativo. Il videogioco che รจ arte se non รจ violento o splatter. Il videogioco che รจ cultura se valorizza il territorio o la storia di un Paese, o che comunque deve essere educativo. Il videogioco che deve stare al suo posto. Il videogioco che deve stare zitto, o che comunque non deve dare fastidio.
Siamo stanchi della gente che guarda le opere interattive dallโalto in basso, con la puzza sotto il naso e magari il soldo in nero in tasca. Svegliatevi: non ci serve la vostra approvazione e ce ne sbattiamo del vostro parere disinformato. Aggiornatevi o estinguetevi. Siamo stanchi dei professoroni che pontificano su cose che non conoscono e che devono per forza introdurre ogni discorso sul videogioco, quasi come se ci fosse bisogno di loro perchรฉ in Accademia si possa trattare a modo di questo medium. Ehi, baroni, sono professore anche io, e non mi sogno di discettare di medicina, fisica o architettura. Riguardatevi Nanni Moretti: โIo non parlo di cose che non conoscoโ. Ciao.
Siamo stanchi di riviste fotocopie, di format tutti uguali, di contenuti blandi e asserviti, di giornalismo di prodotto a schiena curva, di muri di testo buoni solo a conciliare il sonno, fatti per essere tirati via fino ad arrivare al numeretto magico, quel voto che รจ lโunica cosa che conta, lโunica che sarร vista. Le opere interattive sono un medium dal valore artistico culturale, nate allโinterno di unโindustria immensa e complessa, che vive tra mille contraddizioni. Tutta roba che no, non puรฒ essere letta e raccontata da un Peter Pan analfabeta (forse) di ritorno. Tu gioca, amico. Gioca.
Siamo stanchi di sottostare a direttive di altri, di produrre per conto terzi e di seguire regole non scritte che conosciamo cosรฌ bene da non voler piรน seguire. Tanto non funzionano piรน, vogliamo capirlo o no? Sarร colpa dellโeterogenesi dei fini, ma qui ormai il fine non giustifica piรน i mezzi, quindi se รจ inutile essere santi, altrettanto vano รจ proclamarsi peccatori impenitenti. Semmai siete ignavi nellโAntinferno e noi, come il Sommo Poeta, vi disprezziamo.
Siamo stanchi, infine, di fare le cose โtanto perโ. Di continuare a realizzarle in automatico soltanto perchรฉ le abbiamo portate avanti e ripetute per un quarto di secolo. Spezzate le catene dellโalienazione, ci riprendiamo il nostro plusvalore e gridiamo come Spartaco la nostra sfida al sistema e al conformismo, al politicamente corretto e al pensiero unico. E no, non ce ne fotte nulla delle paroline magiche che oggi vanno di moda per fare gli snob del quartierino bene. Siamo abbastanza boomer da mandarvi al diavolo: usatele voi, e che bene vi facciano.ย ย ย
V sta per videogioco. La nostra fede e la nostra bandiera, il nostro sangue e il nostro credo, la lettera che guiderร le nostre azioni e la nostra riVoluzione, da vergare come in Jet Set Radio a simbolo della nostra protesta, sempre con orgoglio, mai rassegnati a chinare il capo davanti a nessuno. V รจ il mensile di critica videoludica che non ti aspetti, o forse che aspettavi da sempre, ma certamente รจ lo spirito del popolo che vuole essere artefice del proprio destino, propulsore della sua Storia. V sta per videogioco, certo, ma – come ci insegna Alan Moore – V sta anche per vendetta.ย
Che la battaglia abbia inizio.
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