Outcast A New Beginning Recensione: ritorno al futuro

Eccoci con la recensione di Outcast A New Beginning, il terzo capitolo della saga iniziata nel lontano 1999, sviluppato da Appeal Studios e pubblicato da THQ Nordic. Il titolo precedente aveva fatto molto parlare di sé, strattonando l’opinione pubblica tra l’interesse per il mondo e la storia presentati e le evidenti imperfezioni tecniche che lo caratterizzavano. Ci ritroviamo ancora una volta nei panni di Cutter Slade, un ex Navy Seal trasformatosi in un combattente spaziale e chiamato, ora, a salvare lo storico pianeta alieno di Adelpha dalla minaccia robotica degli umani e dalla fine della riproduzione della specie locale. Il team di Appeal sarà riuscito a fare di meglio del passato? Ecco cosa pensiamo del titolo dopo averlo giocato!

Outcast A New Beginning: un mondo immenso

Intrappolato sul pianeta di Adelpha da una strana anomalia spazio-temporale, il nostro soldato spaziale si ritrova fin da subito a muoversi in un mondo straordinariamente bello e variegato, ricco di colori, piante, diverse specie animali e qualsiasi altra cosa che possa suscitare curiosità e interesse. Portati a viaggiare molto per inseguire le missioni principali, l’open world risulta fin dalle prime fasi di gioco ricco di attività da fare: si va dalla conquista degli “avamposti” alla raccolta di larve di vespe giganti, dalla liberazione delle zone infette alle decine di missioni collegate ai villaggi sparsi sul pianeta. La qualità visiva e sonora hanno fatto passi da gigante rispetto al passato, donandoci ambientazioni uniche e mozzafiato, con un Unreal Engine sfruttato al massimo delle sue possibilità.

Accumulando ore di gioco, tuttavia, ci troveremo più volte a dover fare aggiustamenti nei settaggi grafici per compensare una pessima ottimizzazione, anche su PC di fascia alta come quello utilizzato per eseguire la recensione. Il frame rate è vacillante e rischia di crollare durante le sessioni di combattimento o in prossimità di zone acquose. Nonostante questo, con qualche accorgimento in più, l’esperienza resta perfettamente godibile per la gran parte del gioco, regalandoci emozioni visive e un sistema di movimento e di combattimento fluidi. La grande mole di attività laterali si affianca perfettamente ad un albero di potenziamenti, abilità ed equipaggiamento ricco e in continua evoluzione, personalizzabile al minimo dettaglio e adattabile ad ogni stile di gioco. Outcast A New Beginning riesce nel difficile intento di soddisfare il giocatore durante l’esperienza libera, non annoiando mai e gestendo bene la distribuzione delle ricompense.

Brilla, ma non abbastanza!

Ma eccoci giunti al punto debole di questo titolo: la componente narrativa. Nonostante il mondo ispirato e una trama pregressa e densa di significato, questa volta gli sviluppatori di Appeal Studios non sono riusciti a coinvolgerci fino in fondo, dandoci una narrazione blanda e banale che non ha la forza di sostenere l’intero story-telling . Chiamato a salvare il pianeta dalle voci delle divinità locali, Cutter Slade dovrà inseguire due missioni principali: salvare il mondo dalla distruzione adoperata dai robot e salvare il popolo locale dall’estinzione, riunendo i villaggi del mondo in un’unica grande alleanza. Ottimi presupposti, direste voi… ma purtroppo non è così!

I presupposti erano buoni, ma la realizzazione non è stata delle migliori, con cut-scene di pessima qualità, dialoghi macchinosi e montati, interaggibilità narrativa completamente assente e una progressione lenta che stona molto con i ritmi veloci e frenetici del gioco. Troppo spesso abbiamo percepito troppe cose contrastanti: soddisfazione e confusione, determinazione e indifferenza. Noi di Vgmag siamo convinti che il gameplay sia stato realizzato con più cura rispetto alla trama, ma vogliamo farvi notare che questo potenziale, se fosse stato sfruttato a dovere, avrebbe potuto rendere questo titolo una vera mina da giocare. Ma ci accontentiamo del resto!

Volare… quant’è bello volare

Parlando di nuove abilità sbloccabili, una delle più importanti è sicuramente quella che consente al personaggio di planare sul terreno, aiutato dai repulsori della sua tuta: non vorrete più tornare indietro! Da quel momento in poi, esplorazione e combattimento assumono un gusto diverso, più fluido e veloce, divertente e soddisfacente: saremo, infatti, in grado di attraversare grandi distanze in pochissimo tempo e sarà possibile sfuggire a situazioni di combattimento critiche che, altrimenti, ci avrebbero ucciso. Altro elemento di punta è il combattimento, sempre reattivo e dinamico, con una vasta possibilità di scelta d’azione: potremo, per esempio, scegliere di avere un stile di combattimento aggressivo e ravvicinato, usando lo scudo per colpire corpo a corpo, o potremo optare per un stile più conservativo, usando lo scudo per pararci dai colpi e sparando con le armi a distanza in nostro possesso.

La fase esplorativa in Outcast A New Beginning è agevolata dalla presenza dei portali, una serie di strutture circolari che fungono da punti di teletrasporto e ci permettono di viaggiare da una parte all’altra del mondo, ovviamente se attivati e dunque funzionanti. Per questo motivo, molto spesso, ci troveremo a fare irruzione nelle basi robotiche per recuperare i frammenti di portali mancanti e necessari alla loro riattivazione. Ultimo elemento degno di nota sono le soundtrack e i suoni ambientali, non particolarmente artistici o raffinati ma al tempo stesso molto orecchiabili, capaci di accompagnare in maniera appropriata le sequenze di azione o di esplorazione.

In conclusione, Outcast A New Beginning è un degno successore dei suoi predecessori, capace di raccontare, anche se non benissimo, un mondo totalmente nuovo e molto particolare. Le meccaniche di combattimento e di movimento sono responsive e divertenti, mentre l’albero di crescita delle abilità e dell’attrezzatura è ampio e adattabile a diversi stili di gioco. Inoltre, le ambientazioni sono accattivanti come le creature e le strutture. Tra le note negative però spiccano una pessima ottimizzazione su PC, una narrazione che spesso arranca e spinta da dialoghi banali, e una progressione spesso, forzata. Il vastissimo mondo, tuttavia, offre mille possibilità di svago e dunque vi consiglio comunque di provarlo.