Cavolo. Sono ben cinque i minuti che ho passato davanti all’impietoso, arrogante portasegno lampeggiante di qualsiasi editor di testo… prima di scriverlo. Cavolo. Soltanto, Cavolo. Il portasegno, che sa tanto di terminologia Rowlandiana senza suonare però perfettamente come passaporta, continua a urlare nel suo linguaggio glitch di darmi una mossa. Ma la verità è che sono emozionato. E tanto. Erano mesi che aspettavo di tornare a scrivere e mi sentivo un personaggio di Stephen King con il blocco della scrittura, in bilico sull’orlo della sua metà oscura. Perché dannazione, se avevo bisogno di farlo. Dannazione, se avevo bisogno di tornare. Di litigare con il mio portasegno, nell’attesa dell’ispirazione. Ed eccoci qua: VMAG è davanti ai vostri occhi, fresco fresco di anagrafe. E io volevo tornare a mettere un timbro con incise le lettere R-e-v-o-l-v-e-r in inchiostro bordeaux e con un articolo decisamente particolare, in onore della tanto attesa occasione. L’avete letto nel titolo, ma ve lo spiegherò in due brevi righe: questa recensione della versione GTA V per la next gen è totalmente dedicata all’implementazione della visuale in prima persona. Il che vuol dire che dopo aver divorato la versione PS3 del gioco al 100%, ho deciso di rigiocarlo completamente su PS4, senza mai tornare alla terza persona. Qui non andremo a discutere né dell’incredibile componente online né delle ovvie migliorie grafiche di un remastered del caso, insomma.
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Ma mentre mi accingevo in questa breve introduzione, Michael nel frattempo passava una notte al ghiaccio su Mulholland Drive, distraendomi dal portasegno con le sue ammalianti visioni di tramonti, notti stellati e albe nebbiose.
[su_quote][su_animate type=”fadeInUp” duration=”3″]Ho addirittura ricevuto telefonate, inoltrate direttamente al pad della mia console, sentendomi in dovere di rispondere tra un trancio di pizza alla ‘Nduja e un sorso di Becks. Io continuerò pure a parlarvi attraverso il portasegno, ma il mio alter-ego criminale si gratta via della polvere dall’avambraccio, soffrendo il sole perpendicolare di un’afosa Los Angeles, infastidito da mosche e insetti vari che ronzano, dispettosi, fuoriuscendo vividi e reali attraverso delle semplici cuffie. Lui vive indipendentemente da me… come una metà oscura. Ed è così che questo vero e proprio esperimento sociale firmato Rockstar andrebbe vissuto: cuffie e prima persona. Credetemi: non esiste nulla là fuori che potrebbe farvi illudere meglio di ritrovarvi in un mondo VIVO. Virtuale, si. Ma fottutamente vivo.[/su_animate][/su_quote]
Salgo in macchina e mi ritrovo investito dall’oscillazione della visuale nell’aprire la portiera, il suono sordo della sua chiusura alla mia sinistra, le noti avvolgenti sparate dello stereo della mia Mercedes che sovrastano con “This O.J.” di Warren J persino il brontolare possente dei cavalli sotto il cofano, la luce del tramonto che filtra tra le foglie di un cipresso accarezzandole tra mille riverberi e un insieme di dettagli mai fini a se stessi che acquistano un nuovo, sconvolgendo senso… se percepiti attraverso (letteralmente) gli occhi di Michael, Trevor o Franklin. Ma intanto io spingo sull’acceleratore sollevando terra, mentre seguo il tempo del beat con la testa. Come se fossi lì. Quasi sentissi l’odore dei sedili in pelle. Come se fossi un vecchio rapinatore di banca alla riscossa.
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Dopo uno sguardo innamorato alla Skyline di Dowtown, mi accosto sulla carreggiata della Freeway per continuare a scrivere. Con una semplice pressione sull’analogico destro posso osservare alla mia sinistra le macchine che sfrecciano, sinuose nella notte. E sono quelli i momenti in cui sento il bisogno viscerale di un visore sulla mia testa. Ma su questo, ci torneremo poi.
[su_quote][su_animate type=”fadeInDown” duration=”3″]Ora le dite corrono veloci sulla tastiera, incantate dal groove della “West Coast Classic” (una delle mie stazioni preferite). Fanculo al blocco dello scrittore e fanculo al portasegno. Decido di fare un salto a Santa Monica, nonostante l’ora, impostando il GPS. Certo, per me che ci sono stato a Los Santos l’esperienza guadagna un +1 nella scheda personaggio, ma sono allo stesso modo convinto che non sia così importante aver visitato quei luoghi per godere di una capatina virtuale che ora, con la prima persona, acquista una forza emotiva che definirei quasi spirituale.[/su_animate][/su_quote]
E intanto, piove. Si, la pioggia di GTA V è quanto di più bello tecnicamente si sia visto sulle nuove console, ma vi avviso ancora: in quest’articolo non perderò mai tempo a parlarvi di textures, shaders o informarvi se ci sono cali di frame a Berverly Hills piuttosto che nel deserto del Nevada. “Cavolo”, no. Questo è VMAG. Io accelero e continuo invece a portarvi con me, nel mio personale tour virtuale, attraverso il portasegno. A raccontarvi l’esperienza. Quella vera. Quella fatta di emozioni e sensazioni. E si, il bagnato che riflette le luci dei nostri fari, la ruggente metropoli lì fuori e l’illuminazione dinamica potenziata lasciano basiti… già. Ma c’è qualcosa che colpisce ben di più, come un gancio del buon vecchio Tyson dei miei anni al liceo. I controlli. Il gameplay. Quello che succede quando io premo “X” nel 2013 e ripremo lo stesso tasto nel 2014. Allacciate le cinture mentre scendo a tavoletta verso il molo, perché qui tutto è cambiato. Mentre osservo i dettagli di uno dei centinaia di cruscotti ricreati appositamente per l’esperienza GTA in prima persona, tra mille movimenti e animazioni aggiuntive e pensate per impreziosirla nello stile Rockstar, appare chiaro come la luce della nuova alba che picchia ora sul parabrezza quanto il gioco stesso sia NUOVO. Tutto cambia, tutto evolve. Siate saggi, attivate “modalità FPS” dal menù fin dal primo minuto. Siate illuminati, non ritornate indietro… fuoriuscendo orrendamente attraverso le vostre spalle per guardarvi dall’esterno. MAI.
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Mentre accendo una sigaretta e mi sorprende non vederne il fumo materializzarsi sullo schermo, ritorno al lontano autunno del 2001. Una vita fa. Al momento in cui inserii per la prima GTA III nel tray della PS2 per ritrovarmi catapultato dalla visuale a vista d’uccello tutta pixel ultraviolenti a un mondo virtuale in poligoni colorati. Spiazzante? Certo. Ma da quel momento in poi, avete mai desiderato tornare indietro? Bene, allora: non fatelo neanche ora, perché questo “remastered” puzza di esperimento… e sono pronto a scommettere che saranno i vostri feedback a fare il risultato. A decidere cosa ne sarà, del “numero sei”.
[su_quote][su_animate type=”fadeInLeft” duration=”3″]Ma intanto sotto i miei piedi schioccano le tavole di legno del molo e i gabbiani si lamentano planando oltre il cielo. Adoro Santa Monica: qui come nella vita reale. Oggi l’acqua è quasi verdognola rispetto alla settimana scorsa, a dirla tutta. Evito il ristorante di Bubba-Gump per personali e brutte esperienze intestinali, correndo giù, verso la sabbia. Quasi ti aspetti di scottarti i piedi. Improvvisamente, non sembra più vero che fuori dalla finestra, qui nella mia stanza, qui nella “realtà”, sbraiti un rigido e severo inverno. [/su_animate][/su_quote]
Passo sotto al molo ispirando l’odore pregnante del legno marcio, proprio dove si son consumati fin troppi melodrammi di Baywatch (guadagnando addirittura un trofeo), impossessandomi con avidità di un acqua-scooter. Le onde riecheggiano ipnotiche in cuffia, mentre il sole abbaglia. Il sole scotta. Diamine se vorrei che abbronzasse, soprattutto in questo periodo dell’anno. Mi volto per guardare la costa ed è proprio come quando a mare ti giri alle tue spalle, dove aver nuotato per un pezzo. Questo mondo a volte spaventa perché tangibile. Nei fatti. Si, non ci sono draghi. Si, non ci sono castelli. Ma ripensando a Existenz di papà Cronenberg… siamo davvero sicuri di averne bisogno, per emozionarci, per sentirci immersi in un’esperienza virtuale? Non credo di voler vivere “sul serio” la vita di un ladro internazionale che scende patti con FBI e un sistema corrotto, tra pallottole ed esplosioni. Ma poterlo fare in sicurezza? Vivere quelle emozioni con un realismo tale da strabuzzare gli occhi per un secondo davanti alla folata di fumo di una granata, sentendo quasi il calore delle fiamme? E senza correre il rischio di lasciarci le penne… A me, sembra un gran bel patto. E tra le clausole scoprirete di non essere neanche costretti a farvi un foro sulla spina dorsale, come nelle fantasie di papà Cronenberg.
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Oops: Sullo schermo è di nuovo notte.
[su_quote][su_animate type=”fadeInRight” duration=”3″]Le giostre brillano al buio come segnali d’una pista d’atterraggio e mi richiamano come una falena. Non resisto… è più forte di me: scatto l’ennesima screen come farei con un cellulare. Poi passo a Franklin, godendomi la vista satellitare della città. E sono subito nel mezzo di una rissa: qui la gente non te le manda a dire. Dopo averli pestati nello splendore della prima persona, salto in sella alla prima moto. E come m’infilo il casco, il mondo diventa opaco e scuro. Perché si: caschi e occhiali da sole modificheranno i colori della vostra giornata proprio come lì fuori. Aaaah… Franklin mette sempre le stazioni radio giuste, c’è poco da dire. [/su_animate][/su_quote]
E le moto sono una delle cose più adrenaliche su cui mettere le mani in prima persona. Oltre ai Jet della USAF. Ma ecco che arriva una voglia insostenibile e sbagliata come la dipendenza da stupefacenti: calarmi nei suoi panni (e nei suoi occhi). Si, parlo proprio di lui: Trevor. E se avete trovato estreme alcune sequenze l’anno scorso, aspettate di rivivervele dal suo punto di vista. Destabilizzante… a dir poco. Su di lui, si potrebbero spendere tante parole da scriverne un articolo a parte. E forse lo farò, un giorno. Perché qui, ragazzi, siete su VMAG. E mentre io vi parlo la sua presenza si dimena, tirando fastidiosamente su con il naso e mangiucchiando unghia sporche davanti ai miei(suoi)occhi. Per chiudere in grande bellezza questo debutto sulle pagine virtuali della vostra nuova casa, inforco un Kalashnikov luccicante di fabbrica e scendo per strada.
[su_quote][su_animate type=”fadeInLeft” duration=”2″]Miro e schiaccio sull’analogico destro per trasformare in un istante GTA in un vero FPS con gli attributi, centrando la canna dello storico mitragliatore sovietico e utilizzando il suo, di mirino. Attacco subito brighe con la sicurezza privata per scatenare l’inferno su Los Angeles. Attendo, mentre le sirene lampeggiano attraverso la luce del mio pad. Attivo quindi la mai troppo lodata furia di Trevor e tra filtri Pulp e Bullet Time è subito un fiume di pallottole e imprecazioni, macchine delle polizia che si rovesciano facendo il verso a Starsky & Hutch, sangue e detriti che corrono inferociti verso lo schermo. Ma non appena i superpoteri del personaggio più folle della saga di GTA arrivano al loro termine, gli uomini in blu mi fanno allegramente il sedere. Giusto per ritornare al patto con Existenz, insomma.[/su_animate][/su_quote]
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Altro tramonto, altra giornata in Los Santos come mai prima d’ora. Cercando di non farmi distrarre troppo dalle belle ragazze che passano fuori dall’ospedale in cui mi risveglio, mi appresto a terminare questo primo debutto sul neonato VMAG con la speranza di avervi portato a spasso con me, in questo immenso mondo virtuale in prima persona, l’unica e reale evoluzione del blockbuster Rockstar da oltre 13 anni. Certo, manca ancora qualcosa. Come in un film di spionaggio dove il download dei files “ultra-segreti / ultra-importanti” si ferma al 99%. Perché è questo stesso mondo “fittizio” che chiede ora, a gran voce, un salto (coraggioso) in avanti. Chiamatelo Oculus o Morpheus o Tagliaerbe. Comunque sia ha la forma di un casco e due magiche letterine: VR. E ne ha bisogno come uno scrittore della sua penna e un redattore del suo sito. Come quel “9 virgola 7” che trovate in calce, per raggiungere il perfect score. Perché con quelle due magiche paroline questo sarebbe senza alcun dubbio il “Grand Theft Auto perfetto”. Quello dei nostri sogni.
[su_quote][su_animate type=”fadeInLeft” duration=”3″]Ovviamente si: sono innumerevoli le cose che amerete fare dagli occhi dei protagonisti delle sudicie storie di Los Santos ed è impossibile elencarle in un singolo articolo. Lanciarvi con il paracadute dalla stratosfera, ad esempio. Oppure rotolare fuori da una macchina, pilotare un caccia supersonico, ospitare nelle vostre macchine disponibili e allegre signorine…. Perché fidatevi: qui il viaggio vale il prezzo del biglietto. Prima classe, come direbbe il buon Will degli anni novanta. Se poi non ci si rivede prima del cenone di Natale, lasciatevi fare gli auguri. Ben arrivati ragazzi. Spero che per voi, come per noi, VMAG sia il vero regalo sotto l’albero di quest’anno. “Cavolo”![/su_animate][/su_quote]
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