UFC 5 Recensione | Atteso con fermento da tutti i videogiocatori amanti delle arti marziali miste, il nuovo titolo di combattimento sportivo di EA Sports è finalmente arrivato tra le mani di tutti noi. Il titolo precedente, UFC 4, aveva riscosso più di qualche critica: come se la sarà cavata la nuova iterazione? Scopriamolo insieme.
Entra nell’ottagono
Partiamo dal presupposto che UFC 5 non si pone l’obiettivo di essere un classico fighting game alla Street Fighter o alla Tekken: il titolo degli sviluppatori di Vancouver è, infatti, a tutti gli effetti, un gioco di simulazione sportiva. È, quindi, lapalissiano attribuire un peso più che notevole al sistema di combattimento, il vero e proprio fulcro del gioco, che ne determina il successo o il fallimento. Data, però, la mutevole natura delle arti marziali miste, la cui esecuzione si divide in tre fasi principali (combattimento in piedi, in clinch e a terra), è impossibile formulare un giudizio univoco per tutte e tre le variazioni.
Il combattimento in piedi, al netto di qualche leggera sbavatura, funziona. Quello a terra e quello in clinch, (ossia attraverso prese con i combattenti in piedi) decisamente meno. Ma partiamo dall’inizio.
Il gioco della lotta…
Perché il combattimento in piedi funziona? Perché è semplice e immediato ma allo stesso tempo profondo. Non sarà difficile inanellare le prime combinazioni efficaci ma sarà ben più complesso capire quando esse sono necessarie. La risposta del videogame agli input del giocatore è rapida, pur facendo percepire la pesantezza di un colpo caricato come un pugno discendente rispetto a un semplice diretto. La curva di apprendimento è giusta: alle difficoltà medio-basse i nostri errori non saranno puniti eccessivamente, cosa che avviene, giustamente, con l’aumentare della sfida.
È migliorata anche la gestione della stamina, più bilanciata rispetto ai titoli precedenti, nei quali capitava frequentemente di ritrovarsi dopo un solo round con metà della resistenza rimanente, c0n il nostro avversario ancora fresco come una rosa.
…che non sempre soddisfa
Veniamo ora al punto dolente, come accennato in precedenza: noi di VMAG non abbiamo apprezzato per nulla la semplificazione del modello di combattimento in clinch. Afferrare l’avversario non rende più palese la posizione in cui ci troviamo e questo porta a una sensazione di casualità che non farà piacere ai player più esperti.
Inoltre, il sistema di sottomissioni “seamless” è, secondo noi, un netto passo indietro rispetto alle soluzioni trovate nei precedenti titoli (che non erano a loro volta né realizzate in modo perfetto né estremamente apprezzate). Alle difficoltà più basse, ripetere sottomissioni è praticamente un cheat code per la vittoria: gli avversari, la maggior parte delle volte, non riescono a contrastare le transizioni anche se sono molto più esperti nel grappling, e questo porta a una veloce vittoria alla terza o quarta volta che si sottomette. Da rivedere.
Il puro combattimento a terra è stato, invece, lasciato pressoché invariato, e ciò non è necessariamente un male. La nostra sensazione è che il ground and pound, ossia i colpi inflitti all’avversario a terra, sia stato leggermente depotenziato, ma ciò non rappresenta un difetto.
Quando il medico non si toglie di torno
Una delle principali introduzioni annunciate per questo capitolo sono sicuramente le interruzioni mediche per i tagli troppo profondi sul volto di uno dei due combattenti. Diciamocelo chiaramente: è un’aggiunta carina che può far immergere maggiormente il giocatore ma ha due principali difetti. Il primo è che è troppo facile ferire l’avversario rispetto all’essere feriti; il secondo è che la presenza dell’interruzione medica è talmente frequente da rendere impossibile arrivare al termine dei tre o dei cinque round dell’incontro.
Se un match non finirà per KO, KO tecnico o sottomissione, allora bisognerà stare pur certi che non si andrà al verdetto dei giudici perché uno dei due combattenti (quasi sempre quello dell’avversario) sarà troppo tagliato o gonfio per continuare la lotta. Introduzione carina, sì, ma da ritoccare.
Diventare il goat non è così entusiasmante
Veniamo a quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’esperienza di UFC 5, ovvero la modalità Carriera. Il sistema risulta praticamente la stessa del primo UFC di EA Sports (uscito quasi dieci anni fa): sono state aggiunte alcune cut-scene ma siamo ben lontani da una vera e propria modalità storia. Le rivalità sono pressoché assenti, la parte dei social media è a dir poco risicata e il “finale” di carriera è inesistente.
Inoltre, abbiamo trovato un po’ ripetitivo dover svolgere tantissime sessioni di allenamento prima di ogni incontro, fondamentali per non subire malus durante i combattimenti. È divertente, invece, imparare nuove mosse con sessioni di allenamento con fighter famosi anche se, dopo la terza volta, il tutto inizia a ripetersi. Il vero problema della modalità carriera è lo stesso di tutti i titoli EA Sports UFC: la mancanza di mordente. Quanto sarebbe bello avere una leggera storyline dietro gli incontri? Lasciamo a voi la risposta.
Un piacere per gli occhi
Tra i lati estremamente positivi c’è, sicuramente, quello tecnico. UFC 5 è, almeno visivamente, straordinario: i modelli dei lottatori reali, grazie al motore Frostbite, sono di pregevolissima fattura, così come la resa grafica delle arene e dell’ottagono. Le ferite inferte sono disgustosamente realistiche e il sangue che schizza e cola è realizzato altrettanto fedelmente.
Se poi aggiungiamo che i combattimenti sono giocabili a 60 frame per secondo quasi sempre stabili, si riesce ad apprezzare ancor di più il lavoro di EA sotto questo punto di vista. I bug sono presenti ma non sono quasi mai invalidanti: nella nostra esperienza di gioco ci è capitato solo un paio di volte di dover ricaricare il salvataggio perché ci era impossibile proseguire. Completamente assenti sono, invece, i crash, almeno sulla versione PlayStation 5.
Anche il sonoro è buono: gli effetti audio dei colpi sono coerenti con quanto mostrato a schermo e la colonna sonora, composta da brani trap e hip hop, è accattivante e coinvolgente.
In conclusione, UFC 5 si porta dietro parecchi dei difetti che affliggono la saga come una carriera ripetitiva e senza mordente. Nonostante ciò, il combat system e il combattimento in piedi risultano molto divertenti, soprattutto se si gioca in multiplayer. Le difficoltà dell’IA, inoltre, garantiscono una sfida più che adeguata. Ottima la grafica e il sonoro.