Recensione Starfield| Non mi definirei un fan sfegatato dei titoli Bethesda, non li ho giocati tutti fino in fondo né li ho completati al 100%, però penso di potermi definire un appassionato, avendo incassato un modesto numero di ore sia sui vari capitoli di Fallout, il quarto della saga in particolare, che sui The Elder Scrolls. Avendo apprezzato le varie opere di Bethesda, ho atteso con ansia la nuova opera della casa statunitense, e devo dire che Starfield ha rispettato le mie aspettative, sia nel senso positivo che in quello negativo.
Nelle prime fasi di gioco ci si trova in un ambiente confuso, non si capisce bene perché ci si trovi lì e cosa si debba fare. Tutto questo è probabilmente pensato e pianificato: dopo diversi scontri e minerali estratti, riusciamo ad ottenere un artefatto, il quale porterà il protagonista verso nuove avventure, inganni e decisioni che si riveleranno cruciali per il fato dell’universo e dell’intera razza umana.
Battaglie all’ultimo colpo
In Starfield, come nei precedenti titoli Bethesda, una delle meccaniche principali del gameplay è il combattimento, il quale si può suddividere in due categorie: a Piedi e in Astronave.
In generale, il combattimento è divertente e richiede un certo livello di concentrazione senza rivelarsi particolarmente ostico: non è necessario essere abili nel genere sparatutto, precisione e rapidità di reazione sono abbastanza superflui. Tuttavia, un problema dei combattimenti a piedi è, per assurdo, la presenza dei livelli.
Questo elemento crea, infatti, un “corridoio” invisibile all’interno di un mondo che viene presentato come aperto e libero. Certo, puoi atterrare in un’area di livello 30 quando sei al livello 5, ma nel momento in cui vieni individuato da un singolo nemico hai solo due scelte: scappare o morire.
Per quanto riguarda i combattimenti in astronave, la storia è diversa. Essendo un battle system totalmente differente da quello dei precedenti giochi Bethesda e dei classici sparatutto, si viene gettati immediatamente in un sistema di comandi nuovo e innovativo, con relativi pregi e difetti. Da evidenziare è, senz’altro, la possibilità di reindirizzare l’energia ai vari sistemi della nave, alle armi, al motore e persino agli scudi, il che permette una vasta personalizzazione dello stile di combattimento.
È dalla libertà di personalizzazione che deriva, però, anche il difetto. Venendo lanciati in un combattimento spaziale sin dalle prime battute di Starfield, può risultare ostica da comprende la complessità dei comandi. Tenere la nave nemica nell’inquadratura e tentare di colpirla mentre si devono regolare i livelli di energia può risultare difficile da attuare, anche dopo varie ore di gioco.
Altra pecca del sistema di combattimento è l’intelligenza artificiale dei nemici: le navi avversarie, per esempio, mirano sempre al centro della nave ed è possibile annullare la loro capacità offensiva costruendo un’astronave con un buco centrale, così da poter schivare tutti i proiettili nemici.
Il protagonista e la sua ciurma
Come detto in precedenza, dopo una breve introduzione al gioco si ha la possibilità di creare il proprio personaggio. Starfield offre una vasta selezione di volti base da utilizzare o da cui iniziare per la creazione del proprio personaggio. L‘editor dei personaggi di Starfield è ad un livello raramente visto negli ultimi anni: è possibile modificare, oltre a capelli, occhi, trucco e cicatrici, anche la forma del viso come zigomi, mandibola e guance. È anche possibile modificare il corpo, andando a lavorare su muscolatura, curve e tanto altro.
Starfield offre al giocatore un sistema di roleplay profondamente immersivo, ricco di background diversi da poter scegliere e che forniscono bonus iniziali alla classica “tabella dei talenti” di stile Bethesda, come già visto in Fallout 4 e Skyrim. Dopo diverse ore di gioco, però, si capisce che la scelta del Background e delle risposte risulta, ad eccezione di qualche occasione, irrilevante ai fini della discussione.
In Starfield è possibile reclutare vari individui da incorporare, permanentemente o temporaneamente, nella ciurma dell’astronave, dando loro dei ruoli specifici in base a capacità e competenze. Da quanto ho riscontrato, non è necessario affrontare le discussioni in un determinato modo per far sì che questi accettino di seguirti a bordo della nave: basterà interagire con loro con un po’ di coscienza per riuscire a convincerli.
Un universo che prende vita
L’universo in cui è ambientato Starfield mostra le cicatrici di una guerra interrazziale tra diverse fazioni umane, e questo è certamente riscontrabile osservandosi intorno durante la propria avventura. Basterà , infatti, interagire con i vari personaggi, origliare le loro conversazioni e leggere i vari data-log sparsi in giro per i mondi per riuscire a creare un quadro completo del complesso passato dei posti che vengono visitati.
L’unica cosa che stona è la presenza, tra le suddette fonti, di una quantità estenuante di frasi e back-log inutili, i quali rendono l’esperienza di lettura più ostica per il giocatore medio. Altro tasto dolente è la mancanza di varietà nella scelta delle inquadrature durante i dialoghi dell’intera avventura: durante ogni dialogo sarà presente solo e soltanto un’inquadratura frontale del personaggio che parla, senza alcun collegamento o transizione tra le inquadrature, rendendo difficile la comprensione della scena.
In conclusione, Starfield è un gioco ottimo e un passatempo avvincente. Se si desidera trascorrere le proprie serate tra combattimenti mozzafiato, scenari spaziali e profonde discussioni etiche, Starfield è il gioco adatto. Tuttavia, presenta alcune criticità che spero possano essere migliorate nei futuri titoli. Starfield rappresenta un ottimo punto di partenza per creare qualcosa di straordinario, in grado di appassionare e trattenere i giocatori davanti al proprio schermo.
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