Chasing Static Recensione: un horror vecchio stile

Versione Playstation 5

Chasing Static recensione| Il mondo dei videogiochi ha assistito all’apogeo degli indie-horror nel periodo 2010-2013, quando un giovane youtuber svedese di nome Felix Arvid Ulf Kjellberg, in arte PewDiePie, caricò sulla piattaforma rossa i primi episodi di Amnesia, rendendo il titolo (e il genere) mainstream a tutti gli effetti.

Nonostante quel periodo d’oro sia terminato da quasi dieci anni, il mercato delle iterazioni d’orrore a piccolo budget ha proposto via via capitoli sempre nuovi, riuscendo talvolta a riscuotere estremo successo come nel caso di Playdead con Inside o di Tarsier Studios con Little Nightmares.

Chasing Static di Ratalaika Games prova a inserirsi con forza in questa categoria, grazie ad alcune peculiarità che lo rendono interessante per gli amanti del genere. Ci sarà riuscito? Scopriamolo insieme.

Chasing Static

Padri e figli

Il titolo mette il giocatore nei panni di Chris Selwood, un giovane uomo che si ritrova a dover dire addio al padre. Da subito è possibile intuire come il loro non sia sempre stato un rapporto idilliaco, anche per via del carattere difficile del genitore: al suo funerale infatti non si presentano in molti, e Chris stesso ammette, in una conversazione telefonica, che spesso i due non andassero d’accordo.

Dopo un estenuante tratto di strada nelle foreste gallesi, il protagonista si ferma in un diner, dove fa la conoscenza di Aneira, una cameriera giovane e irriverente che comunica al ragazzo una brutta notizia: l’uscita che doveva prendere per andare nella direzione desiderata era stata superata da circa mezz’ora.

Improvvisamente salta la corrente ed iniziano le prime stranezze: l’uomo assiste a fenomeni paranormali ed inizia a ricercare la verità sugli eventi che caratterizzano il sinistro luogo in cui si trova. Il gioco ha davvero inizio.

Presto troverà un dispositivo, chiamato Frequency Displacement Monitoring Device, che gli permetterà di sentire frequenze radio altrimenti inaudibili. Questa scoperta consente a Chris e al giocatore di scoprire alcuni segreti del luogo, tramite una meccanica di flashback che è, probabilmente, troppo inflazionata.

Se le prime volte sarà interessante assistere agli avvenimenti che hanno preceduto l’arrivo del protagonista, man mano che si prosegue con la storia il mordente verrà meno ed il player inizierà ad avvertire un senso di passività eccessivo.

Inoltre, le reazioni che il protagonista ha di fronte agli eventi scioccanti a cui assisterà sono spesso non adeguate. In generale, Chris è un personaggio abbastanza piatto al quale il giocatore farà fatica ad affezionarsi. Un vero peccato.

chasing static

Vagabondare, vagabondare

Il gameplay di Chasing Static è molto, forse troppo, semplice. L’esplorazione la fa da padrone e l’esperienza è arricchita da spazi angusti dove possiamo trovare prove, lettere e oggetti da raccogliere per accedere a nuove aree.

La quasi totale assenza di una direzione da seguire è frustrante: il giocatore si troverà, infatti, a vagare a zonzo per gli enormi spazi aperti dei vari segmenti di mappa sperando di trovare gli oggetti necessari per portare a termine la missione. Inoltre, le interazioni disponibili con l’ambiente circostante sono ridotte all’osso. Questi due fattori rendono l’avventura snervante e poco appagante.

La difficoltà dei puzzle del titolo è fin troppo legata alla reperibilità degli oggetti necessari per completarli, piuttosto che alla sfida degli enigmi in sé. Fortunatamente, quando si abbandona una zona che non abbiamo esplorato del tutto e in cui abbiamo lasciato un oggetto chiave, il gioco ce lo notificherà con una scritta che apparirà nel mezzo del nostro schermo.

Questa scelta, seppur pensata per la comodità del giocatore, rompe leggermente l’immersione dello stesso che si troverà costretto a tornare indietro e esplorare nuovamente ogni angolo della mappa.

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L’orrore ai tempi dei 32 bit

La veste grafica di Chasing Static è sicuramente uno dei suoi aspetti più peculiari. Lo stile low fidelity a 32 bit del titolo farà certamente provare ai giocatori di vecchia data un piacevole senso di nostalgia. Questo espediente non è solo esteticamente appagante, ma è anche funzionale: unito ad un comparto audio di livello, una colonna sonora inquietante e ad un doppiaggio in lingua originale più che sufficiente, rende l’atmosfera che si respira nel titolo tutt’altro che tranquillizzante.

Il gioco non abusa di jumpscare (che seppur presenti sono contabili sulle dita di una mano), preferendo rendere il setting il più terrorizzante possibile a livello psicologico. Abbiamo trovato questa scelta azzeccata, dato che il giocatore sarà costantemente tenuto sulle spine dalle musiche incalzanti e da uno scenario sempre più paranormale.

Il titolo, che ha una durata di circa 3 ore, non offre una grande rigiocabilità. Dopo il completamento della storia sarà sbloccata la modalità Restless Dream, che di fatto aggiunge solo un filtro nebbioso che richiama molto lo storico Silent Hill. Per il resto, la seconda run sarà di fatto uguale alla precedente.

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Qualche incertezza di troppo

Per quanto il titolo sia leggero ed il comparto grafico poco esigente, abbiamo riscontrato numerosi cali di frame e talvolta episodi di freezing soprattutto durante le apparizioni dei flashback. Tutto ciò è reso peggiore dalla presenza di qualche glitch grafico qua e là che rende l’esperienza di gioco meno immersiva.

A parte ciò, non si sono verificati bug che hanno impedito di proseguire con la missione principale o che ci hanno costretto a ricaricare il salvataggio.

Per concludere, Chasing Static è una lettera d’amore ai fan dei giochi vecchio stile, ma può piacere anche a coloro che apprezzano gli indie horror dalla durata modesta. La storia è intrigante e non troppo difficile da seguire, il ritmo della narrazione è adeguato anche se talvolta rallentato dalla meccanica dei flashback, che rende il giocatore troppo passivo. Il comparto audio è di buon livello, così come la veste grafica a 32 bit che rappresenta la caratteristica più riuscita di tutto il titolo. Purtroppo, qualche problema di performance ed alcuni glitch frammentano l’immersività dell’opera, che rischia di infastidire anche per via della mancanza di una mappa, di un indicatore di progressi e di una direzione da seguire. L’esplorazione è basilare e l’interazione col mondo circostante è limitata, ma l’atmosfera riesce ad essere inquietante al punto giusto.

Ricordiamo che Chasing Static è disponibile per PC tramite Steam, Playstation 4, Xbox One, Playstation 5, Xbox Series X ed Xbox Series S.

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