La vita bugiarda degli adulti Recensione| Siamo ormai dentro il 2023 e con esso si attendono, come alla fine di ogni anno, grandi speranze e attese future. Con l’arrivo di gennaio abbiamo visto l’uscita di molti film, serie tv e videogiochi che hanno aperto le porte ad un anno che sembra essere ricco di novità. Tra gli show più attesi, di certo non si può non nominare la trasposizione cinematografica di The Last of Us, la seconda stagione di Star Wars: The Bad Batch e tante altre ancora.
Tra esse ve ne è una che è stata tanto attesa da una fetta di pubblico italiano. Si tratta infatti de “La vita bugiarda degli adulti“, una serie tv italiana (pubblicata su Netflix) prodotta da Fandango e che vede il regista Edoardo De Angelis trasporre televisivamente la nota opera letteraria (che porta lo stesso titolo) di Elena Ferrante. L’attesa generatasi per questo show è dipesa dal discreto successo del romanzo che porta il nome dell’autrice de “L’amica geniale” (da cui è stata tratta a sua volta una serie tv), opera decisamente amata da molti fan del genere.
Noi di VMAG abbiamo avuto modo di vederla e siamo qui per darvi la nostra opinione. Avvisiamo sin da subito che baseremo il nostro giudizio solo sulla trasposizione televisiva, evitando di fare eventuali paragoni col romanzo. Inoltre, la recensione sarà completamente priva di spoiler. Perciò, bando alle ciance e diamo inizio alla recensione. Buona lettura!
La vita bugiarda degli adulti: una Napoli fatta di contrasti
La storia comincia negli anni ’90 a Napoli e vede come protagonista Giovanna Trada (interpretata da Giordana Marengo), una ragazza che, all’interno della serie, vivrà il periodo che oscilla tra la sua infanzia e la sua adolescenza condita da elementi come la scuola, le verità scomode ed altre problematiche tipiche dei ragazzi/e di quell’età. Vive coi genitori nella zona perbene di Napoli, il Vomero; Giovanna è una ragazza che ama leggere i romanzi e che ha una forte educazione di sinistra. Nonostante ciò, la scuola non le va a genio.
La trama inizia con un discorso del padre che paragona Giovanna (per carattere) alla zia Vittoria. Si tratta di una figura ignota alla giovane ed il cui volto sembra essere stato volutamente cancellato dalle foto di famiglia. L’adolescente, che nel frattempo aveva origliato tutto, inizia a desiderare di poter conoscere la famigerata zia, descritta dai genitori come nata per far del male alla famiglia.
Giovanna si troverà ben presto ad esplorare la periferia di Napoli dove vive la zia, più precisamente a Pascone, zona ricca di abitazioni precarie e composta da una comunità variopinta. L’incontro con Vittoria spingerà la protagonista verso un cammino alla ricerca di se stessa, non solo interiormente ma anche scoprendo verità e bugie tenute nascoste da anni intorno a se. Vorremo potervi dire di più ma rischieremo di cadere negli spoiler perciò preferiamo che siate voi a godervela.
Oscillare tra incertezze, futuro e bugie…
Se non si fosse ancora capito, La vita bugiarda degli adulti è in tutto e per tutto uno show di formazione. Un coming of age dove Giovanna vivrà il suo periodo di crescita interiore tra le difficoltà scolastiche, relazionali, familiari ed ideologiche. Il succo della questione è quello legato alle bugie, come dice il titolo della serie. Queste, ed i contrasti delle “due Napoli”, sono il motore principale e fanno da paletti delimitanti nel percorso formativo della protagonista. Una frase, in particolare, sarà ripetuta in molteplici episodi e riesce a riassumere lo spirito dello show: “Quann si’ piccerella, ogni cosa te pare grossa. Quann si gross, ogni cosa t’pare niente”.
Episodio dopo episodio, ci viene mostrato come i sogni e le speranze di Giovanna e delle sue amiche mutino col tempo: lentamente apprendono di vivere in un mondo meschino e costruito sulle menzogne e scoprono che i sogni degli adulti (specialmente i genitori di Giovanna, la zia Vittoria ed i genitori delle amiche) sono ormai svaniti. I tradimenti e le bugie costituiscono la cornice del mondo dei grandi. Giovanna si muove continuamente in questa realtà, costeggiando le due visioni del mondo mentre tenta di trovare la sua strada. Sarà proprio questo continuo moto degli eventi che renderà difficile la scelta del percorso giusto da seguire.
…ma questa altalena non è solo legata alla storia
Dopo avervi raccontato un po’ come si muove la serie, vorremo arrivare a esporvi il nostro pensiero sulla sua realizzazione. Onestamente parlando, riteniamo sia uno show che vuole essere tanto ma che non riesca effettivamente a fare davvero colpo. Innanzitutto ci teniamo a dire che non è una serie che si può vedere distrattamente, gli va dato il giusto tempo per poter seguire tutti gli avvenimenti. Su questa affermazione specifichiamo uno dei problemi che affliggono la serie: i tempi della narrazione. La spiegazione risiede nell’episodio pilota: solitamente, l’inizio di ogni show, qualsiasi sia il genere, getta molte basi che verranno poi evolute successivamente, lasciando interrogativi, dubbi e domande. Qui non accade.
Il primo episodio risulta poco coinvolgente e rischierebbe di non incuriosire affatto se non fosse presente il mistero della zia Vittoria. Il vero interesse comincia avanzando nello show, con l’inizio dei disappori e le scoperte della protagonista. La lentezza ed il poco coinvolgimento dello spettatore sono la conseguenza di una regia molto personale. Capita che le immagini prendano il sopravvento sulla sceneggiatura e che certe scene si prolunghino oltre il necessario. Edoardo De Angelis possiede un tratto molto personale nei suoi film che risalta molto in questa serie, tentando di sorprendere con idee registiche fini a se stesse. Probabilmente, questo approccio sarebbe funzionato di più su di un film.
Questo va ad influire, con nostro rammarico, anche sulla sceneggiatura. Nonostante la presenza di Elena Ferrante vi sono molti momenti dove si perde il senso di tutto e la parte di formazione sembra perdersi, diventando un accompagnamento per la “morale della storia” su di un piano programmatico, piuttosto che fattuale. A girare il coltello nella piaga vi è una recitazione un po’ al di sotto delle aspettative, ma comprendiamo che per le attrici giovani ed esordienti non deve essere stato facile mettersi in gioco per il “grande schermo”. Per quel che concerne gli attori più adulti, si nota una certa teatralità nell’espressione (come in altre serie tv italiane) che fa perdere il realismo e la malinconia che certe volte si vuol rappresentare. A mantenere alta la concentrata interviene Valeria Golino, che interpreta Vittoria. Il personaggio, rappresentato con le sue eccentricità ed il suo carattere particolare, è ben rappresentato dall’attrice, che le riesce a dare enfasi seppur mantenendo i tratti più realisti.
La vita bugiarda degli adulti: una fotografia gemella della narrazione
Edoardo De Angelis, con la sua regia e sceneggiatura, dimostra ardentemente di voler eccellere e distaccarsi dalla moltitudine di serie tv ambientate a Napoli. In questo caso, l’essere ambientata negli anni 90′ funge da elemento distintivo, inconsueto ed intrigante; è un periodo decisamente interessante e perfettamente affine a ciò che la storia vuole raccontare. Dopotutto, parliamo di anni di forti movimenti sociali, politici e di un periodo di subbuglio, a ridosso del nuovo millennio.
Le immagini di Napoli sono ben poste e perfettamente legate ad ogni episodio, fanno entrare lo spettatore nel vivo di quegli anni. Dalle auto d’epoca ai manifesti politici dell’allora ancora presente PCI, dal mare di Posillipo alle zone più periferiche e relegate come Pascone, il tutto si conglomera bene nei suoi contrasti con l’emotività e gli stessi scontri interiori di Giovanna. Troviamo, infatti, azzeccata l’idea dell’alterco tra le due realtà dove la protagonista si muoverà, due facce della stessa medaglia estremamente diverse tra loro. Una più intellettuale, con le librerie piene di libri e le case ordinate ma ricca di ipocrisie e razionalità, l’altra più popolare ed, a tratti, irreale ma con il sorriso in volto e dominata dall’ossimoro dell’essere predisposta al disordine quanto all’ossessione per la pulizia da chi ci vive.
I dubbi o le paure sono rappresentate con una scelta registica che a primo impatto può non avere senso, ma che in realtà nasconde il suo significato parallelo alla narrazione. Capiterà di vedere la scena andare indietro nel tempo (dei birilli caduti che tornano in piedi, delle onde che dallo scontrarsi sugli scogli tornano al mare o un drink che dall’essere bevuto torna nel bicchiere). Questo, di per se, rappresenta la voglia che ha la protagonista di tornare ad un passato più felice o di cambiare una scelta fatta, ma che risulta ovviamente irraggiungibile.
Una Napoli musicale, forse un po’ troppo
Ad aiutare lo spettatore ad entrare ancora più in quegli anni è la colonna sonora. Un lato che per La vita bugiarda degli adulti è stato decisamente azzeccato. L’elemento musicale è un’altra via di narrazione scelta dal regista per raccontare la vitalità della Napoli degli anni ’90. Viaggeremo tra mille suoni sulle note di Almamegretta e 99 Posse, ma anche tra le canzoni che definivano i movimenti di sinistra dell’epoca e in particolare “Fischia il vento“. Tutte queste canzoni definiscono il mondo di Giovanna, lo illuminano con la potenza di note e parole. In particolare per quest’ultimo caso il regista non ha voluto gettare tutta l’enfasi che ad esempio “La casa di carta” ha dato a “Bella Ciao” in quanto “Fischia il vento” apparirà in momenti iconici come un raduno del PCI.
Una nota dolente però va detta anche qui. La gestione tecnica del suono non è stata dei migliori in non pochi casi, in quanto è capitato più volte che la musica in sottofondo fosse più alta del dialogo che avveniva in primo piano. Questo potrebbe avere un senso durante uno dei tanti concerti che avviene durante la serie, ma ciò avviene anche in momenti di quotidianità quando Giovanna ha attivo uno stereo mentre parla con la madre per esempio. Questo ha influito con la sua presenza sui problemi sopracitati diventando cosi artefice di parte della difficoltà per lo spettatore di mantenere attenzione (con e senza eventuali sottotitoli)
In conclusione, La vita bugiarda degli adulti è una serie tv molto particolare e unica nel suo genere, sia per come viene raccontata che per come viene registicamente riprodotta su schermo. Nonostante la sua breve durata, non è esente da problemi che possono andare ad influire sull’attenzione dello spettatore. Ciononostante, ha comunque in serbo delle perle che vale la pena di vedere e vivere insieme alla protagonista Giovanna, ragazza che ci accompagnerà nel suo percorso di crescita in una Napoli musicale e ricca di vita degli anni 90′.