Blind Fate: Edo no Yami Anteprima

Blind Fate: Edo no Yami|Si sa, il mondo dell’estetica e del folklore giapponese trovano ampio spazio non solo in media come film o videogiochi, ma anche e soprattutto nell’immaginario della cultura pop. C’è qualcosa, in quelle pagode e nelle katane che davvero ci attira, solo così si potrebbe spiegare l’ampio filone dedicato a questa estetica e narrativa.

Tra ronin, demoni e samurai non c’è mai modo di annoiarsi con storie di questo tipo, e quest’oggi noi di VMAG vogliamo parlarvi di una storia italiana.

Proprio così, perché il titolo che vi mostreremo oggi, già disponibile, è Blind Fate: Edo no Yami, realizzato dall’italiana Troglobytes Games con sede in spagna ed edito da 101XP. Senza indugi dunque imbracciamo la katana e prepariamoci a questa avventura!

Blind Fate: Edo no Yami

Blind Fate: Edo no Yami – tra natura e neon

In questo interessante titolo a metà tra un hack n slash e un gioco a scorrimento laterale andremo ad interpretare il ruolo di Yami, un giovane ragazzo come tanti, che ha sofferto a causa dell’invasione degli Yokai. I temibili demoni, tipici del folklore nipponico, sono sbarcati nella dimensione dei mortali, portando morte e distruzione e molta sofferenza a tantissimi innocenti. In una classica redemption arc che sperimenteremodurante tutto il corso di Blind Fate: Edo no Yami, l’eroe è destinato a divenire il difensore che questo mondo non si merita, ma di cui ha bisogno.

Tuttavia, Yami ha perduto l’uso dei suoi occhi, e quindi i dubbi sulle sue potenzialità come futuro eroe potrebbero certamente portare chiunque a bollarlo come un fallimento, se non fosse per la sua inseparabile alleata, l’IA Tengu, che sarà in grado collegandosi alla sua mente di donargli la vista attraverso i ricordi. Una storia potente, che unisce elementi e citazioni tradizionali con i maggiori tropi cyberpunk, finendo per assumere in certi punti quasi livelli potetici e piuttosto emozionanti.

Queste saranno le premesse per una caccia costante agli Yokai in cui non mancano i sopracitati richiami alle più antiche leggende in questo senso. In Blind Fate: Edo no Yami la tradizione si unisce alla tecnologia, e la cecità di Yami presterà in maniera creativa il fianco alla meccanica dei sensori. Il nostro guerriero infatti sarà dotato di questi reticoli; uditivo, neutrale, termico e olfattivo, e se ne servirà per individuare e lottare contro questi mostri.

Blind Fate: Edo no Yami

Blind Fate: Edo no Yami – la corsa del samurai

L’opera finisce per potersi facilmente accostare ai Souls-like per la sua enfasi sulla difficoltà e su meccaniche e metodi di gameplay che spingono il giocatore a mettersi costantemente alla prova: non è solo il combat system a partire dall’idea che gli attacchi di Yami di base sono insufficienti a scalfire il nemico, ma anche le combo di colpi stesse del titolo che premiano uno stile sostenuto e risoluto. In Blind Fate: Edo no Yami finisce per prevalere il giocatore che riesce a trovare un equilibrio tra riflessi situazionali e la gestione delle stat e degli indicatori dell’opera.

Combo da completare in poco tempo e con precisione, quindi, per dare opportunità al nostro cacciatore di yokai di portare la pelle a casa. Ma se il combat system ricopre una certa importanza come ci aspetteremmo, si può dire lo stesso anche della componente delle skill e delle progressioni. Andando avanti e sfruttando a buon rendere l’esperienza conquistata sconfiggendo i nemici e i loro minion infatti avremo modo di sbloccare delle abilità – alcune più utili di altre – che renderanno molto più semplice e flessibile il progresso in gioco.

Interessante la gestione dei livelli, che in Blind Fate: Edo no Yami saranno sempre ben curati dal punto di vista estetico, ma forse meno ragionati del previsto dal lato del level design; prestando particolare attenzione all’articolarsi dei tracciati di gioco infatti avremo modo di percepire una certa monotonia nelle strutture delle sequenze, che pur essendo ovviamente correlata alla meccanica di scorrimento laterale, avrebbe potuto ricevere una maggiore cura.Blind Fate: Edo no Yami

Blind Fate: Edo no Yami – l’estetica shinto

Dal punto di vista estetico Blind Fate: Edo no Yami riesce davvero bene a legare visuali e ambient cyberpunk con la grazia e la poesia dell’epica giapponese; il comparto tecnico fa buon uso delle possibilità offerte dal Raytracing e da DX12, finendo per contribuire in maniera positiva alla resa esteriore dell’opera. Le ambientazioni sono varie e strumentali rispetto alle tappe della storia e della progressione del protagonista, sebbene non siano spesso più audaci di quanto ci aspetteremmo da un mix fra progresso e tradizione.

Come tutti i titoli, anche questo non è esente da alcune problematiche o difficoltà particolari: pur possedendo delle buone hitbox, specialmente per i meno avvezzi al genere centrare le combo e ottenere un combattimento soddisfacente potrebbe risultare difficile. Non mancheranno infatti necessarie fasi di trial and error per capire con precisione dove vogliono andare a parare le fasi più concitate del gioco, cosa che danneggia in una qualche forma l’esperienza.

Pur soffrendo di una mancanza formale di supporto e spiegazioni al giocatore, che finisce per saltare da una minaccia all’altra, in Blind Fate: Edo no Yami non mancano momenti memorabili e con un certo grado di epicità, cosa che ci fa molto piacere riscontrare da un gruppo di sviluppatori nostrani, così lontani dalla realtà giapponese.

In conclusione, Blind Fate: Edo no Yami è un hack n slash grintoso, con un’estetica forte e delle premesse davvero golose, che però traballano un po’ nelle fasi avanzate dell’esperienza, quelle in cui ci si aspetterebbe maggiori sicurezze. Nonostante questo, si tratta di un prodotto ricco e interessante, che se siete interessati, avrete modo di provare personalmente.