Il mostro dei mari Recensione: un viaggio tra mari, mostri e cacciatori

Il mostro dei mari Recensione| Da sempre l’epopea piratesca, tipica del XVI secolo in poi, ha affascinato e intrigato milioni di persone in tutto il mondo. Sia essa parte del folklore tipico di alcune zone di mondo, sia essa un racconto da una terra lontana adornato di qualche “libertà narrativa” da parte dell’oratore. Il mare da allora è sempre stato un terreno fertile per storie di ogni tipo, dalle più classiche e rimandanti alle glorie piratesce come L’isola del tesoro (Robert Louis Stevenson), a racconti più maturi come Moby Dick (Herman Melville).


Ma non solo nella letteratura; come dimenticare la saga cinematografica più recente de “I pirati dei caraibi” o cartoni animati come Sinbad – La leggenda dei sette mari. Tra di loro, spesso, c’è un filo comune che li accomuna, il quale fa parte del background mitologico: i mostri marini. Difficile non accomunare pirati a creature come il Kraken, le sirene, isole pesce e cosi via, ed essi sono parte integrante delle leggende dai quali si ispirano. Ebbene, questo mese nel catalogo delle nuove uscite Netflix vediamo l’arrivo di un film d’animazione che si ispira proprio a canoni sopracitati: Il mostro dei mari.

Con regista Chris Williams, noto creatore di opere di spicco nel settore come Big Hero 6, Bolt – Un’eroe a quattro zampe o Oceania, questo è ufficialmente il suo primo progetto da solista con la nota piattaforma di streaming. Sin dal suo annuncio, il film ha suscitato molta curiosità da parte del pubblico; questo grazie sia alla presenza di Williams alla regia come alle voci scelte per i protagonisti, tra cui vi sono Karl Urban, Zaris-Angel Hator e Jared Harris. In uscita l’8 luglio, noi di VMAG abbiamo avuto l’occasione di vederlo in anticipo per potervene parlare. Ma ora bando alle ciance e gettiamoci in questa “marittima” recensione, buona lettura!

Il mostro dei mari

Il mostro dei mari: C’era una volta…la Inevitabile

La trama de “Il mostro dei mari” ci vede catapultati in un mondo fantasy dai rimandi narrativo-estetici tipici del XVI-XVII secolo. I mari di questo regno sono infestati da temibili mostri che si dimostrano tutt’altro che pacifici nei confronti degli umani. Pirati, grandi galeoni e cacciatori solcano gli oceani per dare la caccia ai mostri ed eliminarli. Tra le leggende più note ed encomiabili vi è quella della “Inevitabile”, la nave più famosa nel mondo dei cacciatori, e del suo comandante: il Capitano Crow.

Ma ogni capitano che si rispetti ha una ciurma altrettanto capace, di cui in particolare spicca Jacob; sia lui che il capitano sono conosciuti in tutto il mondo per la loro ostentata ricerca del mostro più pericoloso di tutti: la Furia Rossa. Tutto ciò ci viene presentato con orazione da parte della protagonista, Maisie, una bambina ossessionata dai racconti della Inevitabile e volenterosa di continuare l’eredità lasciatale dai genitori, morti durante una battuta di caccia.

Tra varie peripezie ed eventi, fortuiti o meno, Maisie coglierà l’occasione per intrufolarsi sulla “Inevitabile” dove Jacob diventerà (involontariamente) una specie di suo tutore. Ma le cose prenderanno una nuova piega da questa avventatezza della piccolina e sfoceranno in scontri generazionali e ideologici, porteranno nuove scoperte e anche un evento che cambierà per sempre le credenze che gestiscono il mondo del film. Per quanto ci piacerebbe dirvi altro, rischieremo di farvi degli spoiler perciò con la trama ci fermiamo qui.

Il mostro dei mari

Una storia che sa di “classico”

Che dire di tutta la narrativa che circonda Il mostro dei mari? Che a noi sono suonate molte campanelle già sentite. Si tratta di un piccolo contenitore di molti degli stereotipi classici di questo genere, che partono dal più ovvio Moby Dick per fare un esempio. Nel cinema tematiche come quelle portate in questo film sono motivo di riflessione davvero gettonata, e che dopo un po’ il pubblico vorrebbe veder sviluppare con qualche novità in più.

Ma attenzione, non per questo semplice vuol dire brutto. Seppur la trama in se sia molto semplice, è comunque gestita con competenza da Williams. Il mostro dei mari ha delle valide fondamenta, che fanno parte di quella classica narrazione disneyana della quale il regista è reduce e non solo. Quindi potete aspettarvi una storia capace di intrattenere soprattutto per i bambini, la quale si sviluppa all’insegna dei valori di amicizia, rispetto, desiderio di scoperta e per alcuni anche un messaggio più profondo ma abbastanza implicito.

Il punto sta qui, per un pubblico più adulto la trama può risultare abbastanza prevedibile, in parte perché ripropone diktat già visti e sentiti in altre opere dello stesso genere; ma Il mostro dei mari punta a un target più giovane e perciò non ci sentiamo di segnare ciò come un punto negativo. La narrazione scorre veloce grazie a ricche scene d’azione e comiche che spaccano quei momenti più calmi e di riflessione, che sono comunque un caposaldo del film, perciò vi sarà difficile staccare l’occhio dallo schermo ma allo stesso tempo (per via della velocità) verranno tralasciati molti snodi narrativi che potevano riempire con ancora più valore l’opera.

Il mostro dei mari

Le schermaglie generazionali, i rapporti genitori-figli assieme alla progressiva messa in discussione dello status quo rappresentano il nucleo di un’avventura piena di ritmo, azione e, insomma, di tutto quello che ci si aspetterebbe da uno scenario del genere. Alla base della storia ci sono comunque degli elementi che potevano dare vita a un grande world building. Sfortunatamente, e ciò è un punto a sfavore, questo viene lasciato abbastanza da parte, facendo in modo che sia quasi più l’estetica a raccontare le storie.

All’aggiunta di ciò, dopo che avrete finito il film, molte domande verranno lasciate senza risposta lasciando forse intendere una specie di “corsa” fatta dai produttori (verso 3/4 del film) dove si nota chiaramente una sempre più rapida escalation di eventi che porta a una conclusione un po’ scontata lasciando aperti molti quesiti. Questo ovviamente ha la ripercussione sulla narrazione, che diventa ancora più semplice e diretta nei suoi ultimi momenti non facendo intendere il futuro del mondo; la cosa però potrebbe essere voluta per un possibile sequel.

Il mostro dei mari

Uno scontro generazionale

Che dire dei personaggi fulcro della storia? Hanno sia lati negativi che positivi. Ma partiamo dai secondi. I personaggi sono davvero tanti, variegati e unici a modo loro e che sanno catturare bene l’estetica che si voleva proporre in questo film. Il cast principale vede Crow, Jacob e Maisie come protagonisti; tutti è tre rappresentano una generazione di quel mondo. Crow è portavoce della vecchia era, più radicata e conservatrice ma non per questo incapace di vedere chiaramente le cose, mentre Maisie si fa carica di quella nuova/futura con una visione più progressista e a tratti reazionaria.

Jacob dal canto suo è la generazione di mezzo, quella a cavallo da l’una e l’altra e di certo quella più in difficoltà ad adattarsi ai frettolosi cambiamenti, ma con un occhio sempre attento al futuro. Infatti riteniamo che lui sia il personaggio ad avere il miglior sviluppo, forse proprio per questa posizione, anche se a tratti prevedibile. Non a caso lui e Maisie sono, alla fine, i veri protagonisti e il focus è incentrato quasi interamente su di loro. Questo però ci porta ai punti negativi di questo paragrafo.

Il background dei personaggi principali è ridotto all’osso e concentrato nel passato su un singolo evento, senza alcuna vera ripercussione sul presente. I medesimi sono lasciati abbastanza ai margini, lasciandoci intendere solo che sono stati la causa della loro attuale posizione ma non come e perché ci siano arrivati. Altri personaggi, che avrebbero suscitato molto interesse, hanno una presenza quasi minima sulla scena ed è un vero peccato. Certo, alcuni secondari hanno una bozza di caratterizzazione e differenziazione psicologica, ma forse non basta.

 

Il mostro dei mari

Il mostro dei mari: sapore di sale, sapore di mare…

Passando al comparto tecnico e visivo de Il mostro dei mari, non possiamo che fare un appaluso. A livello estetico il film è davvero sbalorditivo ed è sicuramente qui che il film trova la sua più grande forza. L’atmosfera è esattamente quella che un film sui pirati dovrebbe dare. Si vede il grande impegno messo nella ricostruzione delle navi, delle città, delle mappe e delle illustrazioni che è frutto anche di un altrettanto grande lavoro di ricerca che ha dato i suoi frutti.

Grande sforzo anche alle animazioni del mari e dei mostri; con la sua estetica è capace di “immergere” letteralmente lo spettatore nel mondo proprio come se fosse a bordo della Inevitabile. Il fatto che la maggior parte delle sequenze sia ambienta in acqua ha già un certo fascino. Questo grazie a inquadrature che regalano punti di vista dinamici e che spesso mirano ad essere spettacolari ed esteticamente appaganti, quasi capaci di fermare il tempo.

Alcuni frame sono incredibili: creature sotto il pelo dell’acqua, scene subacquee che sembrano quasi reali, con l’effetto ottico di una vera fotocamera che riprende tutto, dando un senso che si avvicina al fotorealismo. Talvolta la macchina asseconda persino i movimenti delle onde del mare, o dell’imbarcazione su cui si trovano i protagonisti.

Il mostro dei mari

Come già detto prima, un plauso anche alla grande varietà da parte dei personaggi e dei mostri. Si è scelto di diversificare molto i personaggi in base alla diversa etnia, e alcuni dettagli come la resa dei capelli sono sicuramente accurati e apprezzati. Per quanto riguarda il creature design, chapeau anche su questo punto. La varietà garantisce l’esistenza di un ecosistema molto più variopinto di quanto venga mostrato effettivamente nel film.

Viene però ovvio associare l’opera, in particolare nel caso di Furia Rossa, a film come Dragon Trainer per l’aspetto estetico e la sua evoluzione (anche sul nome è probabile che la localizzazione ci abbia giocato). Questo sia con il mostro che con alcuni personaggi. Ottimale anche il comparto sonoro, perfettamente azzeccato durante le scene d’azione e non e che rimandano molto bene ai classici suoni e musiche piratesche.

Un punto un po’ in dubbio è sul doppiaggio italiano. Vi è la presenza di molti talent, a partire da Diego Abatantuono nei panni di Crow, il cameo di Giulia Stabile (ballerina di Amici) come vedetta della Inevitabile e Claudio Santamaria come Jacob. La presenza di molte figure come loro, in personaggi di rilievo, sicuramente strappa un sorriso al pubblico italiano ma risulta fin da subito un po’ difficile da digerire per le orecchie degli spettatori nonostante le buone interpretazioni.

In conclusione, l’esordio come regista solista di Chris Williams con Il mostro dei mari risulta essere riuscito, portando sugli schermi di casa un buon film d’animazione moderno. Una pellicola davvero apprezzabile dove da ogni fotogramma trasudano l’impegno e il duro lavoro portato avanti dal regista, e che nonostante la semplicità narrativa riesce comunque a tenere legato lo spettatore fino alla fine. Sicuramente quello per cui esalta è l’impatto estetico, e la scelta di mescolare al realismo degli ambienti un character design di stampo classico di certo ha funzionato alla grande per questo film. Lo consigliamo particolarmente a un pubblico di bambini che sapranno amarlo completamente.

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