Stranger Things 4 Recensione dei primi sei episodi| Correva l’anno 2016 quando Stranger Things arrivò per la prima volta sulla piattaforma di Netflix, confermandosi come una delle serie evento di quell’anno. In poco tempo ha scalato i vertici degli show più amati e popolari tanto da guadagnarsi due ulteriori stagioni, dove i The Duffer Brothers (registi della serie) hanno saputo accentrare e confermare i livelli raggiunti se non addirittura a superarli.
I due fratelli hanno saputo far empatizzare il pubblico con ognuno dei personaggi presenti, oltre a portare gli spettatori in un viaggio visivo, emotivo e sonoro, nei colorati anni ’80 americani in maniera lodevole. Questo, tra l’altro, è anche il tratto distintivo che ha saputo acchiappare il pubblico maggiormente, oltre a saper rievocare quelle atmosfere tipiche dei libri di Stephen King, dalle quali i produttori hanno saputo prendere forte ispirazione.
Quest’anno i fan saranno saziati con l’attesa quarta stagione, in uscita il 27 maggio (il primo volume che comprende i primi sette episodi) e poi il 1° luglio (secondo volume che conclude la quarta stagione con gli ultimi due episodi). Stranger Things 4, a detta degli autori, è molto più horror e dark rispetto alle stagioni precedenti e, con la durata scelta per gli episodi che gira intorno ai 50-60 minuti l’uno, si prenderà molto più spazio per creare un’atmosfera ben precisa e decisamente più inquietante. Ma è davvero così?
Noi di VMAG abbiamo avuto l’occasione di vedere i primi sei episodi di Stranger Things 4 in anteprima per potervene parlare, ovviamente senza spoiler. Risponderemo quindi al quesito appena posto, oltre a darvi un idea generale di cosa vi attende di nuovo a Hawkins. Inoltre, se siete interessati, potrete anche leggere le nostre recensioni di Stranger Things 2 e Stranger Things 3. Ma bando alle ciance e diamo inizio alla nostra recensione, buona lettura!
Stranger Things 4: un nuovo mistero, dalle radici profonde
Innanzitutto, dove eravamo rimasti? La quarta stagione comincia sei mesi dopo gli eventi dello Starcourt. Lottando con le conseguenze di quella battaglia, il nostro gruppo di amici viene separato per la prima volta. Per buona parte della serie vedremo come i suddetti, in particolare Undici, Will, Jonathan e Joyce, stiano tornando a vivere le loro vite normalmente e soprattutto di come stiano procedendo scolasticamente.
La divisione del gruppo principale non è di certo stato un momento di gioia e navigare tra le complessità del liceo non ha reso le cose più facili. Ed è proprio in questo momento più vulnerabile che una nuova e terrificante minaccia soprannaturale, che prenderà il nome (dato come sempre dai protagonisti ispirati da Dungeons & Dragons) di Vecna, emerge. Indovinate da dove? Ovviamente dal “Sottosopra”. Per quante volte si possa chiudere il varco che conduce alla realtà , l’altra dimensione trova sempre modo di ritornare.
Ma questa volta sarà diverso da tutti i nemici affrontati finora. Vecna, come ben capito anche dal trailer ufficiale, è decisamente un nemico unico rispetto al selvaggio Demogorgone e al manipolativo Mind Flayer. Infatti, rispetto a entrambi, sembra avere un potere superiore oltre ad essere un qualcosa di senziente e di forma umanoide.
Ovviamente, dopo la stagione precedente, il monito per un eventuale partecipazione più diretta dell’Unione Sovietica rimane tale anche se direttamente nel suolo russo. Infatti, come i teaser hanno mostrato, Hopper è sopravvissuto ed è tenuto prigioniero dai sovietici, i quali sembra abbiano avuto modo pure di catturare il (o un) Demogorgone. Come riusciranno i protagonisti ad affrontare questa nuova minaccia? Hopper riuscirà a scappare? Questo sta a voi scoprirlo.
Chi non muore si rivede
Riprendiamo le affermazioni fatte dai The Duffer Brothers e sopracitate. La quarta stagione di Stranger THings ha effettivamente un tono più oscuro? Noi riteniamo di si. Il tutto è intuibile sin dai primi istanti dell’episodio 1, dei quali se siete impazienti di attendere poterete vedere su YouTube dal canale ufficiale di Netflix Italia.Â
Abbiamo apprezzato che il metodo narrativo tipico di Stranger Things non abbia subito forti cambiamenti. Più notabile però è la piega che la serie ha preso. Nelle precedenti stagioni ci veniva data l’incognita soprannaturale praticamente sin dal primo episodio, creando suspense e curiosità nello spettatore. In questa stagione lo stesso sentimento viene preso, ma viene trasformato in qualcosa di decisamente più tipico dei canoni horror.
Ci è sembrato infatti più volte che lo show fosse completamente diverso dalle stagioni precedenti per come si pone al pubblico. Ovviamente non manca quell’incredibile alternanza di momenti che saltano dalla spensieratezza alla paura più pura, una cosa che in particolare la quarta stagione ha usato in maniera ottimale.
Questo non solo grazie al nuovo nemico che decisamente è il fautore principale di tali sensazioni, ma anche per via del fatto che il passato di molti protagonisti e new entry sia uno dei pilastri che manda avanti la trama. Un passato decisamente poco felice, ma d’altronde quando mai lo è stato in Stranger Things?
Però se pensate che questo risponda a eventuali domande aperte in passato vi sbagliate, anzi ne verranno aperte tante altre e ciò può creare confusione o addirittura far storcere il naso a qualcuno. Almeno, cosi sembra dai primi sei episodi perciò prendete con le pinze quest’ultima affermazione che potrebbe trovare un’antitesi negli ultimi tre.
Anzi, a dirla tutta di una cosa siamo certi e della quale siamo molto contenti: che per la prima volta un villain di Stranger Things ha un effettivo background. Questo purtroppo non verrà spiegato nei sei episodi, ma diventa chiaro in essi che non è una bestia arrivata dal Sottosopra in maniera casuale.
Ovviamente non è negabile anche che questa stagione possa non rispondere alle domande poste e rimaste, ma che la già prevista quinta stagione possa farlo e che sia la definitiva conclusione della storia.
Un nuovo approccio, ma funziona?
Detto questo ragioniamo su un altro punto: è positivo che la serie abbia preso questa inclinazione più horror? Dipende. Riteniamo che sia una scelta molto soggettiva. Una cosa è certa, i fan saranno sorpresi di vedere un tale cambiamento nei confronti dello show.
A noi personalmente è comunque piaciuto, anche se dobbiamo fare dovute osservazioni per chi non potrà apprezzarlo in pieno. Prima fra tutte è quella che sicuramente non trasmette più quelle sensazioni generali che erano state create con le prime due stagioni. Una cosa che Stranger Things 3 aveva già fatto, ma che qui trova un tratto ancora più marcato.
Stranger Things 3 aveva preso i connotati di una storia spionistica con complotti governativi, degli scienziati che portano avanti esperimenti con il Sottosopra e un’atmosfera che decisamente ha ricordato agli spettatori che tra i colori e i suoni degli anni ’80 vi era la Guerra Fredda in corso.
Stranger Things 4 ha invece, come già detto prima, preso i canoni degli horror classici. Infatti in molti casi, soprattutto a chi è fan del genere, sembrerà di aver visto certe cose.
Per dirla tutta, sembra che le ispirazioni a Stephen King siano aumentate. Ormai è chiaro che Hawkins sia entrata nella categoria delle città più iconiche a livello multimediale, proprio come il Maine di King, ma ora sembra che pure per quel che riguarda gli avvenimenti sembri di trovarsi all’interno di romanzi come IT o film come Nightmare – Dal profondo della notte (del 1984).
Questo ovviamente anche per via del fatto che il cast ormai cresciuto e decisamente più maturo, misto agli eventi che accadranno che manterranno però quei tratti splatter che in questo caso non guastano. In conclusione, la strada presa è quella giusta? Secondo noi non è una cattiva strada, ma potreste non concordare con ciò.
Dovremmo vedere come il tutto si concluderà effettivamente per poter dare un giudizio completo.
Stranger Things 4: un altro viaggio negli anni ’80
Che dire sulla regia e la sceneggiatura? Che ancora una volta sapranno far viaggiare il pubblico indietro nel tempo. A partire dall’impatto visivo che è sempre stato un pilastro per questa serie, una colonna portante che si mantiene salda anche in Stranger Things 4. I colori, i vestiti, le auto e cosi via creano tutti quei dettami visivi tipici di quegli anni in America.
Le new entry di questa stagione in particolare aiutano a fomentare ciò, portando con sé un ulteriore spinta dal punto di vista sociale di quei tempi. In particolare le figure di Eddie (Joseph Quinn) e di Argyle (Eduardo Franco) si fanno capostipiti di questo: il primo è un grande giocatore di Dungeons & Dragons (con il quale i protagonisti entrano subito in sintonia ovviamente) che nei primi episodi “combatte” quella controversia nata proprio negli anni ’80 sul noto gioco di ruolo (la quale avrà anche un ruolo abbastanza cruciale nello show); il secondo invece è lo specchio della generazione hippie, o i cosiddetti “Figli dei Fiori” e che diventerà grande amico di Jonathan.
Presente anche una parte dedicata al popolo sovietico, ma del quale non preferiamo dirvi troppo in quanto rischieremo di finire nello spoiler. Tristemente ci sono delle mancanze nella trama, ma che ovviamente possono trovare risposta negli ultimi tre episodi quindi riteniamo non sia giusto discuterne molto. Una nota di disappunto va sulle morti soprannaturali di questa stagione. Vero che nelle precedenti raramente si vedevano, eccezion fatta per la terza dove lo splatter era all’ordine del giorno; qui si vedono chiaramente ma sembra che gli effetti speciali si siano concentrati maggiormente sul cattivo che sulle vittime.
Infatti le suddette faranno una fine decisamente atroce di fatto, ma anche visivamente in quanto si vede chiaramente la CGI non fare un lavoro completamente ottimale per quanto riguarda il realismo. Per finire, ottimo ancora una volta il lavoro svolto nel sonoro. Sia per quel che riguarda la selezione musicale dei brani, ovviamente parte legata ai grandi musicisti degli anni ’80, ma anche per quella legata al sound design vero e proprio che renderanno quei momenti di terrore ancora più spaventosi.
Tirando le somme di questi sei episodi di Stranger Thing 4 possiamo di certo dire che il tratto distintivo dell’opera è ancora quello di aver riportato in auge gli anni ’80. Questo, insieme al cambio generale che la serie ha preso puntando maggiormente su dei toni dark con i canoni degli horror. Ancora una volta la storia saprà conquistare i fan di vecchia data e a tenerli legati allo schermo fino all’ultimo secondo, accompagnati dai colori, dalle ambientazioni, dalle sensazioni e dalle musiche tipiche di quegli anni in America.