Pasqua 2022: l’origine degli easter egg e la loro evoluzione


Sapete qual è il tema perfetto da trattare in occasione di questa Pasqua 2022? Noi crediamo che sia il momento ideale per trattare uno dei fenomeni più influenti del nostro medium: gli easter egg. Se avete aperto quest’articolo probabilmente sapete già di cosa stiamo parlando, ma permetteteci di fare una breve introduzione per tutti quelli a cui l’argomento risulta nuovo. Gli easter egg altro non sono che contenuti nascosti all’interno di un software, nel nostro caso di un videogioco.


Essi possono essere di varia natura e solitamente sfondano la quarta parete. Un esempio molto semplice è l’autocitazione, capita spesso che all’interno di un titolo si possano trovare richiami ad altre serie appartenenti alla casa produttrice (questo è molto spesso il caso di Naughty Dog, che è solita mettere piccoli richiami alle sue IP nelle varie opere).

Il loro inserimento spesso è voluto, ma può anche essere accidentale, tuttavia la cosa importante è che riesca a sorprendere piacevolmente il giocatore. Questo fenomeno ha ottenuto la sua definizione effettiva proprio grazie all’industria videoludica, tuttavia ad oggi non è raro trovare espedienti simili anche in altre forme di intrattenimento. Oggi andremo a ripercorrere insieme a voi la nascita degli easter egg, andando a trattare segreti e persino titoli che hanno fatto la storia di questo fenomeno culturale.

Pasqua 2022

Le origini del fenomeno

Sebbene il termine “easter egg” sia stato utilizzato per la prima volta nel 1980 per descrivere un messaggio nascosto in Adventure di Atari, possiamo ritrovarne diversi in titoli anche di svariati anni antecedenti a esso. Il primo vero e proprio easter egg della storia videoludica risale a Moonlander, titolo di annata 1973. L’obiettivo del gioco sarebbe quello di far atterrare una nave spaziale sulla luna, se tuttavia il giocatore decide di proseguire orizzontalmente senza fermarsi, finirà col ritrovarsi di fronte a un McDonald’s. Si, sulla luna.  Se si eseguirà l’atterraggio nei pressi del locale, l’astronauta vi entrerà invece di stare fermo accanto alla nave.

Stando inoltre alle ricerche di Ed Fries, figura chiave all’interno di Microsoft che ha collaborato anche alla creazione del primo modello di Xbox, il primo gioco con un’effettiva grafica ad aver introdotto un Easter Egg all’interno del codice è stato il cabinato di Starship 1. Premendo i pulsanti nell’ordine corretto, il giocatore può far apparire a schermo il messaggio “Hi Ron!” e ottenere dieci giocate gratuite. Ron altri non è che lo sviluppatore stesso, Ron Milner, che si è voluto omaggiare inserendo il suo nome all’interno della sua opera.

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Quel che ha fatto Milner è stata una cosa fuori dal comune, e non stiamo parlando solo del concetto di inserire un segreto all’interno della propria opera. Dovete sapere che un tempo gli sviluppatori di videogiochi, in particolare quelli che lavoravano per Atari, non ricevevano alcun credito per il loro lavoro. In effetti l’unica cosa ad apparire a schermo era il logo dell’azienda.

La ragione dietro questa scelta era duplice: da un lato era un modo per evitare che la concorrenza trovasse gli individui più capaci e proponesse loro dei contratti migliori per accaparrarseli, dall’altro serviva anche a negare agli sviluppatori qualunque possibilità di contrattare con Warner Communications, azienda che acquistò Atari nel 1976. Insomma, onestà intellettuale e diritti d’autore all’epoca erano cose facoltative e ampliamente ignorate.

Ovviamente questa situazione non andava particolarmente a genio ai lavoratori dell’azienda, tant’è che uno di loro iniziò a pensare a un modo alternativo per ottenere il riconoscimento che gli spettava. Fu così che Warren Robinett, sviluppatore del precedentemente citato Adventure, nascose all’interno del gioco il messaggio “Created by Warren Robinet”. Per poter scovare questo segreto il giocatore deve seguire una serie di passaggi specifici, condizione che vedremo ritornare più avanti anche per gli esempi più recenti. L’avatar di gioco, se posizionato sopra uno specifico pixel in un determinato momento del gioco, sblocca un percorso precedentemente inaccessibile che conduce al messaggio.

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Passò un po’ di tempo prima che Atari si accorgesse di quanto fatto da Robinett (un anno, per la precisione), anche perché una volta abbandonata la casa di sviluppo egli non rivelò nulla. Ad un certo punto i giocatori iniziarono a trovare la stanza nascosta, e Atari si trovò di fronte a un dilemma. Il piano originale fu quello di rimuovere dal commercio tutte le copie di Adventure e ripubblicarlo in seguito senza il messaggio. Quest’idea venne velocemente accantonata poiché ritenuta troppo costosa.

Cruciale a questo punto fu l’intervento di Steve Wright, il direttore del reparto Software Development in Atari Consumer Division, che suggerì non solo di lasciare il messaggio all’interno del gioco ma addirittura di incoraggiare l’inclusione di elementi simili nei futuri titoli. Fu proprio Wright a coniare il termine easter egg per descrivere il fenomeno.

Da quel momento si può immaginare come sono andate le cose. L’introduzione di easter egg all’interno dei videogiochi divenne quasi una pratica obbligatoria. La testa di John Romero in Doom II, il famosissimo livello delle mucche di Diablo II, la stanza segreta di Chris Houlihan all’interno di The Legend of Zelda A Link to the Past, era davvero possibile trovarli ovunque. Invece di continuare a farvi un elenco infinito di tutti i segreti che ci vengono in mente, parliamo invece di quello che è probabilmente l’easter egg più influente della storia videoludica e non solo: il Konami Code.

Konami Code, il cheat più famoso del mondo videoludico

↑↑↓↓← →← → B A, questo è il codice che Kazuhisa Hashimoto integrò all’interno di Gradius (1985). Intento a sviluppare il porting casalingo per NES del gioco arcade, egli lo trovò troppo difficile da giocare durante le fasi di testing, dunque decise di inserire un modo di ottenere un completo set di power up ogni qualvolta lo ritenesse necessario. Una volta entrati nel menu di pausa, basta premere i precedentemente citati input in ordine per attivare il cheat.

Originariamente questo codice sarebbe dovuto essere rimosso prima che il porting di Gradius venisse pubblicato, tuttavia a causa di una dimenticanza venne lasciato nel codice. Quando gli sviluppatori si resero conto dell’errore era ormai troppo tardi, perché il titolo era quasi entrato nella fase di produzione di massa e la rimozione del codice avrebbe potuto scatenare la comparsa di una serie di bug e glitch. La sequenza era abbastanza facile per i tester da ricordare, e i giocatori ignari della sua esistenza non sarebbero mai riusciti a metterla per sbaglio, dunque non rappresentava davvero un problema.

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Il Konami Code venne dunque introdotto inizialmente per errore, ma ben presto divenne un must per ogni gioco della software house nipponica. Molte volte non mantenne neanche la funzione di cheat, ad esempio nel terzo capitolo della serie Gradius l’introduzione della sequenza non potenzia la nave del giocatore, bensì la fa esplodere. Contra, Castlevania, Metal Gear, potete provare voi stessi a inserire la sequenza in un qualsiasi gioco di Konami per vedere i risultati. Proprio in Metal Gear 2 Sons of Liberty, per fare un esempio, completare l’imput attirerà l’attenzione di Snake, che commenterà dicendo “Cosa credi di star facendo?”.

il codice ad oggi è così famoso che persino opere esterne al team di sviluppo di Konami l’hanno introdotto all’interno del loro lavoro. Spyro e Crash condividono tra loro un profondo legame, dopotutto sono stati per lungo tempo la mascotte di Sony. Bene, sapevate che l’inserimento del Konami Code, in numerosi capitoli di Crash Bandicoot, vi permette di giocare alle demo dei vari giochi di Spyro? E la cosa vale anche al contrario! Ma questo non è l’unico caso, ce ne sono a bizzeffe. In BioShock Infinite l’inserimento della sequenza permette di sbloccare una vera e propria difficoltà extra.

Anche Ubisoft ha deciso di inserire una piccola citazione in uno dei capitoli di Assassin’s Creed. All’interno di Assassin’s Creed III, se si inserisce il codice tramite controller, apparirà dal nulla un tacchino col cappuccio da assassino che inizierà a seguire il giocatore nei suoi spostamenti. Il Konami Code è diventato col tempo un vero e proprio fenomeno culturale, tant’è che è stato ripreso anche in ambito cinematografico e addirittura musicale. Insomma, è diventato un vero e proprio lascito dell’influenza del mondo videoludico nella cultura di massa.

I misteri di GTA

Se la maggior parte dei giochi nasconde al suo interno al massimo un paio di easter egg, alcune serie sono note proprio per la grande abbondanza in cui li presentano. Una delle saghe che più ha contribuito alla popolarità del fenomeno è stata sicuramente quella di GTA, che nei suoi capitoli ha sempre calcato la mano nell’ideare sempre nuovi elementi da scovare nel mondo di gioco. Particolare è stato il caso di GTA San Andreas, la cui popolarità è vorticosamente aumentata anche grazie agli easter egg che hanno assunto una vera e propria aura leggendaria.

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Chi ha bazzicato YouTube durante le sue prime fasi si ricorderà sicuramente delle centinaia di video sui misteri e segreti di GTA San Andreas. Questi misteri (quando erano veri si intende, perché buona parte di essi altro non erano che mod del titolo) hanno risvegliato la curiosità di migliaia di giocatori in giro per il mondo. Le partite di GTA San Andreas non potevano svolgersi senza andare alla ricerca del Bigfoot (mai realmente esistito in gioco, una delle mod di cui parlavamo prima) e senza avere un foglio di quaderno A4 riempito di codici da inserire per attivare i cheat (altro elemento immancabile e fondamentale per tutti gli utenti).

Sostanzialmente tutti i capitoli della serie contengono easter egg: in GTA IV noto è il caso del cuore incatenato della statua, in GTA V ce ne sono così tanti che è anche difficile contarli. Insomma, Rockstar ha sempre avuto a cuore questo piccolo fenomeno culturale originatosi dall’industria videoludica, che ha contribuito a sviluppare in tutta la sua carriera di casa di sviluppo.

Call of Duty: quando un extra diventa parte integrante dell’esperienza

Finora gli easter egg da noi analizzati altro non sono che piccoli segreti nascosti nei titoli, intenzionalmente o meno, che spesso hanno solo la funzione di intrattenere il giocatore o al massimo fargli sbloccare qualche contenuto aggiuntivo. Ma questo non è sempre il caso, in alcune occasioni è anche capitato che interi giochi venissero nascosti all’interno dell’opera principale. Pensate a DOOM Eternal, che permette di giocare a una versione completa di DOOM II tramite il computer dell’hub di gioco.

In altre occasioni gli easter egg rappresentano anche una parte alquanto macroscopica dell’esperienza di gioco, e tra tutte le saghe ce n’è una che a questo riguardo ci viene subito in mente. Stiamo parlando di Call of Duty, in particolare delle modalità Zombies presenti nei vari capitoli.

Oramai i fan di COD sanno benissimo cosa aspettarsi ad ogni nuova uscita. La domanda che si pongono tutti non è se saranno presenti easter egg, ma quanti ce ne saranno e soprattutto come attivarli. Come abbiamo detto pocanzi, essi sono spesso associati alla modalità Zombies, ma in verità è più corretto dire che sono legati alla mappa in cui lo scontro prende piede. Pensate a Nuk3town, una delle arene più famose della serie Black Ops.

Pasqua 2022

All’interno del piccolo quartiere sono presenti vari manichini che, se decapitati tutti entro 15 secondi (servono più giocatori per attivare il segreto), fanno partire Sympathy for the Devil dei Rolling Stones. In Black Ops II il medesimo processo consente di giocare ai grandi classici Atari nello schermo presente al centro della mappa; nel terzo capitolo i manichini decidono che è anche arrivato il momento di smetterla di essere attaccati ingiustamente, inizieranno a sciamare sui giocatori come se fossero zombie.

Questo è solo un esempio di quello che la saga offre a livello di meccaniche nascoste, andando più in profondità è possibile scovare segreti estremamente difficili da sbloccare e il cui perseguimento può anche stravolgere la partita. Ora, la saga di Call of Duty è praticamente colma di easter egg, trattarli tutti sarebbe impossibile. Vi basti sapere che molti di essi richiedono step estremamente specifici, la loro esecuzione potrebbe richiedere ore. Pensiamo a Pop Goes the Weasel, easter egg della mappa Mob of the Dead di Black Ops II (si, gli easter egg qui hanno un nome vero e proprio, giusto per farvi capire il loro valore all’interno del meccanismo ludico di questi giochi).

Pop Goes the Weasel è scandito in quattro fasi diverse, ognuna composta da step molto specifici e che richiedono molta precisione nell’esecuzione. Trovare teschi sparsi per la mappa, tirare granate a un poster, attraversare un portale per un altro mondo, inserire una serie di codici, seguire ripetutamente un ciclo scandito in ogni minimo passaggio pena il fallimento dell’easter egg, e molto altro ancora. In alcuni casi si arriva a livelli di difficoltà d’esecuzione degni di un raid di Destiny. Ovviamente non vi elencheremo tutti i passaggi, tuttavia se siete curiosi potete leggervi questa guida per la corretta esecuzione.

Ora capite perché gli easter egg sono così importanti per questa serie? Non solo hanno riunito nella stessa lobby decine di migliaia di giocatori desiderosi di arrivare fino in fondo per gusto di sfida o di scoperta, ma anche perché hanno contribuito a creare una certa aura di leggenda attorno alle mappe stesse dei capitoli, un po’ come nel caso di GTA. Che si parli di giocatori di vecchia o nuova data, una cosa è certa: questi segreti hanno accompagnato l’esperienza di tutti, direttamente o meno.

Potremmo stare per ore a parlarvi di centinaia e centinaia di easter egg presenti in questo o quel titolo, tuttavia crediamo che abbiate capito l’andazzo. Partendo da semplici messaggi nascosti, essi sono diventati un vero e proprio marchio di fabbrica di alcune serie, e sono addirittura riusciti a elevare in certi casi il valore stesso delle opere che li hanno ospitati. Una cosa è certa, se non ci fossero il mondo videoludico non sarebbe lo stesso.

Noi vi ringraziamo per averci letto e, rimanendo sempre in tema pasquale, vi suggeriamo di leggere il nostro articolo sulle uova più importanti dei videogiochi.

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