Dead Man’s Diary Recensione | TML-Studios è una casa di sviluppo che ha pubblicato molti simulatori su Steam e, prima di Dead Man’s Diary, non si era mai avventurata nel genere del survival horror in prima persona. La poca esperienza sarà evidente nel corso di tutta la produzione, sopratutto sotto l’aspetto del loop di gameplay. Il gioco è disponibile esclusivamente su PC e, nel corso di questa recensione, cercheremo di capire cosa non funziona.
Dead Man’s Diary: un mondo in crisi
L’introduzione narrativa di Dead Man’s Diary ci racconta di come, in seguito ad una catastrofe nucleare, l’umanità sia stata costretta a rifugiarsi in una serie di bunker sparsi per il mondo. Sfortunatamente le risorse per mantenere la popolazione non sono abbastanza e molte comunità di sopravvissuti sono costrette ad espellere sempre più persone, lasciandole ai pericoli del mondo esterno. Tutto questo viene raccontato da un narratore che si rivelerà essere il protagonista, espulso da uno di questi bunker e portato in una foresta tramite elicottero.
Da qui in poi il gioco comincia a dare libertà al giocatore e presenta poco a poco le sue meccaniche base. La prima cosa che salta all’occhio è il dovere del giocatore di soddisfare una lunga serie di bisogni, che vanno dalla fame alla necessità di ingerire pillole di iodio per sopravvivere alle numerose radiazioni a cui saremo sottoposti. La maggior parte delle risorse mirate a risolvere questi problemi si troveranno sparse in giro per la mappa o all’interno di contenitore chiusi. E partendo da questo possiamo già iniziare ad analizzare i primi problemi.
La maledizione del contatore Geiger
Il modo in cui gli oggetti sono stati posizionati nelle mappe di Dead Man’s Diary è piuttosto problematico, in primo luogo perché molti elementi dell’ambiente sono simili se non quasi identici alle risorse che stiamo cercando, ma con l’importante differenza di non essere interagibili. Un esempio di ciò si trova già nelle prime sezioni di gioco, quando sarete costretti a trovare delle sbarre di metallo sparpagliate in mezzo ad una zona industriale abbandonata. Questo ambiente è pieno di pezzi di metallo simili a quelli che cerchiamo, e questo farà si che la ricerca si ridurrà allo scoprire quali di questi ultimi sono interattivi e quali no. Tutto questo senza nessun indizio visivo che non sia il prompt del comando se siamo abbastanza vicini.
Gli oggetti che otterremo tramite questa ricerca serviranno principalmente a mantenerci in vita o a costruire un accampamento. Il primo aspetto si rivelerà estremamente ripetitivo poiché, non solo ogni mappa del gioco ha decine di risorse alimentari, ma di queste ce ne potremo portare dietro solo un numero fisso, categorizzato per tipo di oggetto ed estremamente limitato. Questo rende quasi inesistente il pericolo di morire di fame o di sete e spinge il giocatore a divorare qualsiasi fonte di acqua o cibo gli si ponga davanti, senza avere la possibilità di gestire realmente l’inventario. Come se non bastasse, per buona parte di quello che troviamo sarà necessario verificarne il grado di radiazioni con un contatore Geiger per due o tre secondi. Sembrano pochi, ma il numero di volte che dovrete ripetere questa azione è veramente eccessivo e ve li farà pesare fin dalle prime ore.
Una delle cose che non funzionano è quindi l’eccessiva presenza di certe tipologie di risorse. Questo ci dà una scusa per parlare di quelle poche risorse che invece hanno il problema inverso e ci impediranno spesso la progressione del gioco. Queste corrispondono sempre a quello che ci serve per costruire il nostro accampamento e dormire, cosa spesso essenziale per proseguire la trama, e saranno un vero incubo da trovare, nascoste nei meandri più improbabili e assurdi delle mappe di gioco.
A onor del vero ci sono dei casi in cui il ritrovamento di queste risorse sarà guidato da indizi ambientali o note scritte, ma quando questo non succede la situazione diventa pesante. Questo difetto, paradossalmente, è valido anche per oggetti chiave come il contatore sopra citato, che se non troverete a inizio gioco vi condannerà automaticamente a morte.
Usare il contatore per centinaia di volte non è però l’unica azione che vi tormenterà giocando. Come già ho accennato, alcune risorse si trovano in contenitore chiusi, forzabili solo tramite un grimaldello. Per aprirli sarete portati a risolvere un breve minigioco in cui dovrete fare attenzione a non rompere la vostra attrezzatura. Di contenitori chiusi però ve ne sono molti in ogni zona, e si ritorna al problema della ripetitività , anche perché non è certo una meccanica con grandi risvolti.
A rompere questa monotonia vi sarà però qualche enigma diverso dal resto. A volte si parla di indagare attraverso delle note scritte per capire il codice di una cassaforte, e volte si tratta di riparare dei circuiti attraverso minigiochi unici. Per quanto non siano certo perfetti, almeno questi ostacoli sono diversi dal resto.
L’orso invisibile
Dead Man’s Diary ci darà la possibilità di visitare più mappe aperte. Una volta terminati i compiti e gli eventi scriptati di una di queste passeremo con un caricamento a quella successiva. Questo comporta il dover lasciare il nostro accampamento e tutte le risorse usate per costruirlo a sparire nel nulla, così come succede alla nostra voglia di ricominciare il processo da capo ogni volta. Tralasciando questo aspetto, le ambientazioni in sé sono realizzate in maniera un po’ rozza a livello grafico ma la situazione migliora sotto il punto di vista dell’illuminazione e dell’atmosfera. Gli ambienti di gioco sono strutturati in maniera credibile e, anche grazie al comparto sonoro, trasmettono una certa inquietudine. Le musiche sono infatti abbastanza azzeccate, anche se si ripeteranno molto nel corso dell’avventura.
Purtroppo devo già fermarmi nell’elencare quello che funziona, perché questa immersione è rovinata da due elementi. Iniziamo dai muri invisibili, alcuni posizionati con intelligenza mentre altri senza alcuno sforzo. Vi troverete spesso a vagare per ambienti aperti come foreste e, all’improvviso, impossibilitati nel proseguire perché vi è una misteriosa forza, che non corrisponde ad alcun ostacolo concreto, che vi impedirà di andare avanti.
Il secondo elemento che vi toglie dall’immersione è il modo in cui sono gestite le minacce in questo gioco. Partiamo col dire che spesso il protagonista sentirà dei rumori sinistri provenire da luoghi non ben definiti. Questo può funzionare nell’allarmarci le prime 5 o 6 volte ma, più si prosegue, più capirete che è veramente difficile che questi corrispondano a minacce reali. La situazione diventa ridicola quando il gioco presenta i suoi primi nemici.
Il primo tra questi è un orso che, dopo averci assalito una prima volta, dove sarà effettivamente visibile e concreto, si ripresenterà a più occasioni. Peccato che, salvo sentirlo ringhiare in lontananza, la sua presenza si rivelerà piuttosto eterea. Potete correre, saltare e guardarvi intorno quanto volete ma dell’orso non troverete alcuna traccia.
Un prodotto problematico
Non si sono presentati eccessivi problemi tecnici. All’inizio di ogni mappa vi è dello stuttering dovuto al caricamento degli asset, e, nel prologo del gioco, vi sono dei problemi legati all’impossibilità di uscire da alcuni menù, ma questi non si presentano più dopo pochi minuti di gameplay.
Infine vorrei parlare velocemente della trama e del protagonista di Dead Man’s Diary. La premessa avrà qualche sviluppo, più o meno credibile, ma quello che funziona di più sono le note che troveremo in giro. Queste parleranno della vita dei precedenti abitanti dei luoghi che visiteremo e, spesso, oltre a darci indicazioni utili per alcune risorse, rendono il contesto più interessante. Lo stesso non si può dire di alcuni interventi del protagonista, che per quanto ben doppiato, è veramente fuori luogo in alcune battute. L’italiano non è previsto, né per il doppiaggio, né per lo scritto.
Dead Man’s Diary è un prodotto problematico, afflitto da un’eccessiva ripetitività del suo game loop e da una fastidiosa cripticità nel posizionamento di certi oggetti. Le sue atmosfere sono rovinate dai continui tentativi del prodotto di staccare il giocatore dall’immersione tramite muri invisibili e nemici poco minacciosi. Gli enigmi presenti, e che danno varietà al titolo, sono annacquati sotto un mare di difetti, piccoli e grandi, che impediscono di apprezzare ciò che di buono offre il gioco. L’impossibilità di costruire oggetti senza un accampamento e il fatto che realizzare quest’ultimo ha utilità estremamente limitata è scoraggiante. L’unico vero progresso di gioco è difatti offerto da rare riviste che potenzieranno l’efficienza dei nostri oggetti, ma che potenzialmente non troverete nemmeno.