Gear.Club Unlimited 2 Recensione | Ci sono diverse ragioni per giocare ad un simulatore di guida: il loro realismo e la loro dinamicità, soprattutto nei titoli più recenti, attraggono l’attenzione anche a chi non ne fruisce abitualmente. Da Mario Kart all’ultimo di maggiore successo, Forza Horizon 5, offrono spettacoli visivi e sfide emozionanti. Detto questo, ci si aspetterebbe che Eden Games riesca a creare un titolo simile, avendone sviluppati altri storicamente di successo. Purtroppo però, Gear.Club Unlimited 2 Ultimate Version, originariamente per Switch poi trasposto sulle altre piattaforme, è stato una delusione.
Prima di passare ai dettagli, vorremmo chiarire il motivo della nostra durezza. Non è un singolo errore grave ad aver influenzato la recensione. Bensì, è un’accozzaglia di elementi, dall’estetica alle meccaniche di gioco, che ci ha fatto giudicare il titolo in questa maniera. Ad aggravare la situazione c’è anche un prezzo fin troppo alto su Steam. Non è completamente ingiocabile, ma semplicemente non è l’esperienza che ci si aspetta da un simulatore di corsa.
Note positive
Spezziamo una lancia in favore al titolo. Nonostante tutti i difetti del titolo, non è stata un’esperienza terribile. Non è assolutamente al pari di altri simulatori di corsa generici, ma se lo si gioca senza troppe aspettative, ci si può divertire. Ha licenze per 50 macchine e, nella modalità carriera, si può competere in campionati sbloccando vetture man mano più potenti. La trama è generica ma all’inizio svolge il suo lavoro, tenendo il fruitore un minimo interessato al punto di giocarci ogni tanto nonostante le icone senza vita che gli parlano.
Nel garage è possibile personalizzare le proprie auto tramite un set di sagome e colori. Seppur molto semplicistico, permette all’utente di dare un tocco personale in un mondo di macchine quasi identiche. Se si decide di usare colori sgargianti, come abbiamo fatto noi, la propria macchina spiccherà tra le altre monocrome e prive di “carattere”.
Il sistema di guida assistita alla Forza Horizon 5, seppur non perfetto, dà una mano a rimanere in pista e, in caso di errore, è comunque possibile “riavvolgere” il tempo e ritentare. Inoltre, l’utente potrà scegliere una tra 3 modalità di guida: Dilettante, Semi-Pro e Professionista. Queste tre influenzano la qualità della frenata, dello sterzo e la possibilità di slittamento in curva e può cambiarle anche mentre sta gareggiando. Tra le prime due non c’è molta differenza, ma la modalità Professionista è un altro paio di maniche.
Meccaniche di guida
La prima cosa che si penserebbe sia importante in un simulatore di guida è, ovviamente, la guida stessa. Qui, Gear.Club compie il passo falso che è probabilmente il più grave. Inizieremo con lo slittamento, avendolo anticipato nel paragrafo precedente. In modalità Dilettante e Semi-Pro, non è un problema ingestibile, mentre in quella Professionista è quasi una certezza. Seppur rispettando i suggerimenti della guida assistita, ci siamo trovati innumerevoli volte a ritentare una curva in seguito a un testacoda che, secondo il gioco, non sarebbe dovuto avvenire. Inoltre, anche mentre si percorre un rettilineo, la macchina rischia di rigirarsi il momento stesso che una ruota sfiora qualcosa che non sia asfalto.
Questo non sarebbe di per sé un problema se accadesse anche alle altre macchine. Invece, il computer riesce a compiere curve a velocità superiori senza nemmeno derapare e percorrono i circuiti come se si trovassero su dei binari. L’unico modo per far fare un testacoda ad una macchina controllata dalla CPU è speronarla. Altrimenti, essa procederà per tutta la gara ad una velocità che ribalterebbe la vettura del fruitore.
Di certo non aiuta il fatto che, giocando con un joypad, non è possibile regolare la sterzata. Il momento che si inclina la levetta, la macchina comincerà a svoltare con intensità crescente. Questo costringe il giocatore a dover armeggiare con l’analogico onde evitare di stringere troppo la curva e, inevitabilmente, fare un testacoda. L’altra opzione sarebbe quella di schiantarsi contro le altre macchine, siccome non ci sono conseguenze né danni ai veicoli.
L’aspetto visivo
All’occhio inesperto, Gear.Club potrebbe non avere nulla che non va dal punto di vista estetico/visivo. Con un’attenta ispezione, però, diversi dettagli saltano all’occhio. Il primo (e più ovvio) è tutto ciò che non è una macchina, renderizzato con una carenza estetica derivante da un pigro porting da Switch. L’ambiente circostante stona con le macchine, le quali invece sono rese in maniera decente. Questo vale anche per l’officina, dove gli strumenti meccanici sembrano quasi in cel-shading, stonando con i riflessi delle auto.
Un altro difetto è l’incongruenza tra ciò che si percepisce guidando e ciò che registra il tachimetro. Seppur questo ci dica che stiamo viaggiando a velocità elevata, l’ambiente circostante sembra quasi quello che vedremmo guardando fuori dall’autobus. Questo difetto visivo si sarebbe potuto risolvere inserendo il motion blur, aumentando di conseguenza il senso di immersione.
Infine, vorremmo parlare della luce, in particolare di quello che succede quando si entra in alcune gallerie. In questa circostanza, nonostante l’ambiente circostante sia decentemente illuminato, viene attivato lo shader buio delle macchine. Questo rende le macchine degli ammassi neri che ci privano degli unici oggetti renderezzati come si deve.
Gare monotone
Oltre a tutto ciò che è stato citato, un altro aspetto che potrebbe essere migliorato sono i circuiti stessi. Aldilà delle ambientazioni generiche, la maggior parte dei tracciati sono un susseguirsi di curve più o meno strette. Seppur questi siano adeguati alle zone montuose, non c’è ragione di mettere 3 curve a gomito di fila in una zona pianeggiante. Gli sviluppatori, a parer nostro, avrebbero potuto sforzarsi a realizzare piste più adeguate alle varie regioni della mappa, specialmente se si considera che contiene più di 250 eventi.
Spenderemo poche parole sulle tracce musicali perché sono esattamente quelle che ci si aspetterebbe da un simulatore di macchine. I brani sono generici e ripetitivi e, durante una gara, ci sono 4 modalità di ascolto: Rock, Electro, riproduzione casuale o nulla. Come si può vedere, non vi è una vasta gamma di brani da cui scegliere e, alla terza gara di fila, generalmente si preferisce il silenzio.
In conclusione, Gear.Club Unlimited 2 per PC è un simulatore di guida molto al di sotto della mediocrità. Il giocatore è costretto ad armeggiare col joypad per cercare di evitare un testacoda quasi certo a ogni curva. Al contrario, le macchine della CPU riescono ad affrontare le stesse curve senza alcun problema, indipendentemente dalla difficoltà impostata. Inoltre, il gioco presenta dei problemi a livello di porting per le texture, oltre a incongruenze tra la macchina e l’ambiente circostante. Infine, le mappe sono generiche, se non dimenticabili, così come la scarsa selezione di tracce musicali. Tutto ciò risulta in un’esperienza dapprima accettabile ma, in seguito, quasi monotona.
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