Kingdom of Amalur Re-Recoking Fatesworn DLC Recensione: Squarciare il fato ha le sue conseguenze

Versione Ps4

Fatesworn Recensione| Per i fan del titolo originale, tornare nei regni di Amalur è sempre un tuffo nei ricordi, e il nuovo dlc Fatesworn non fa eccezione. L’ampliamento dell’opera di Rolston e McFarlane  non rivoluziona il titolo, e tanto meno compie scelte audaci, se non quella di posizionarlo al prezzo di 19,99; tuttavia riesce a dare corpo alla narrativa, attraverso un velato messaggio per il giocatore stesso, che conferisce al gioco il finale che meritava sin dall’uscita della remastered.

Amalur

Il ritorno ad Amalur

Fatesworn è un contenuto di cui si può usufruire soltanto se l’utente ha completato la campagna principale della trama base, e ha inizio forse in una maniera scontata, ma semplice ed efficace. Per chi come noi ha caricato il caro vecchio salvataggio nei regni di Amalur, nel momento in cui il giocatore prende il controllo del proprio personaggio si trova un avviso che mette in pausa l’esperienza, e che indirizza l’utente verso una lettera comparsa nell’inventario dal nulla.

Così dirigendosi nel luogo indicato da essa, ha inizio la nuova avventura. Ciò rende il dlc fruibile in breve tempo e porta subito il giocatore a un combattimento non troppo impegnativo, pensato proprio per quelli che come noi, hanno finito il gioco in passato e devono riabituarsi ai comandi.

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Il vero valore aggiunto da Fatesworn

La trama che si va a sviluppare in questo nuovo capitolo è incredibilmente calzante e coerente con gli avvenimenti pregressi nel mondo di Amalur, elemento da non sottovalutare e che fa riflettere su da quanto fosse in cantiere un contenuto simile. Dopo un video introduttivo a questo nuovo capitolo, che riesce a essere sempre stiloso e dare un un incipit intrigante al tutto; il giocatore è proiettato in una nuova mappa di cui si parla come un nuovo mondo, ricco di opportunità e pericoli, che però è soggetto a una minaccia di proporzioni globali, causata proprio dal nostro operato nella main quest originale.

Il protagonista infatti ha squarciato la tela intessuta dal destino, restituendo il libero arbitrio al mondo, e avviando così Amalur in un’era priva di qual si voglia equilibrio. L’incarnazione di questa minaccia è data da Telogrus, dio del caos incarnato nel corpo di un’innocente, che l’opera ci darà modo di scoprire. Tra i volti noti della precedente esperienza troviamo di nuovo Agarth, tessitore, non ché amico di vecchia data, che ci guiderà verso gli NPC principali del nuovo mondo di Mithros.

La setta dei Predestinati, discepoli di Telogrus, e l’apparizione degli ormai noti mostri demoniaci, Niskaru; rende il nostro intervento necessario. Senza incorrere in spoiler indesiderati, il ritmo dell’avventura riesce ad essere scoppiettante nelle fasi iniziali, ma va via via perdendosi, anche se il finale recupera tutto ciò che c’è stato di buono sin dai primi passi nell’opera destinata alle vecchie generazioni di console.

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Criticità

L’esperienza nel mondo di Amalur inizia ad eclissarsi a metà del contenuto proposto, in quanto le missioni principali diventano letteralmente missioni  che richiedono di chiudere portali per trovare 3 manufatti, e missioni che richiedono di chiudere portali per ottenere i 5 componenti di un armatura magica. Il che nella nostra esperienza si è concretizzato anche in un bug non indifferente riguardante l’ottenimento di uno di questi componenti chiave, con cui la missione non ci ha effettivamente ricompensato.

Il tutto è stato risolto con il caricamento della partita e la ripetizione della medesima missione. Ad aggravare la situazione è il roster di nemici quasi inesistente rapportato alla vastità della mappa. Il riciclo di assets è abusato e paradossalmente, perfino il boss finale presenta un move set parzialmente riciclato.

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Infrastruttura

A livello tecnico, l’espansione concede ai veterani del mondo di Amalur un aumento del level cap di 10, rendendo li livello massimo 50. In oltre viene aggiunta una meccanica che si integra bene con la narrativa, che è quella dei portali sul mondo del caos e le annesse armi. A tal proposito il giocatore si trovare ad affrontare mostri usciti da questi portali, provenienti dal mondo del caos, e quindi muniti di uno scudo infrangibile solo con armi caotiche.

Niente di innovativo, ma funzionale e coerente con il mondo di gioco. Le meccaniche presentano gli stessi pro e contro dell’opera prima, quindi senza entrare troppo nel dettaglio possiamo aggiungere soltanto che il bilanciamento la fa da padrona. La difficoltà è guidata dal livello del giocatore, in quanto i nemici hanno un livello fisso; il che rende il titolo molto punitivo per i giocatori che non hanno esplorato Amalur o hanno giocato solo la main quest.

Esattamente come in precedenza, la variabilità del combat system è data dall’utente stesso che può scegliere di cambiare totalmente i punti abilita e maestria del personaggio, trasformandolo da un mago a un guerriero, il che è un bene per i più avvezzi, ma può causare un appiattimento dell’esperienza per chi non usufruisce di tale opportunità, in quanto il combat system finisce per essere estremamente ripetitivo.

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Mithros e la sua struttura

La nuova mappa di Mithros finisce per essere coerente col mondo di Amalur ma al contempo priva di ogni tipo di innovazione e totalmente derivativa. Esteticamente sembra essere riciclata, e il level design, specialmente nelle città, spesso finisce per mostrare il limite enorme di non potersi spostare sul piano tridimensionale.

La mancanza della funzione del salto o il semplice fatto che la più banale delle recinsioni può finire col causare un giro tondo non indifferente, è un punto a sfavore che finisce per ricordare all’utente la provenienza del titolo da generazioni passate. A rimanere invariate sono anche le problematiche di illuminazione nelle fasi di gioco ambientate al buio o semplicemente di notte, che rendono l’esperienza oscura nel vero senso della parola.

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Conclusioni

Ricordando la provenienza dell’ opera, questo dlc è una piccola dedica ai fan che hanno adorato Amalur nella sua interezza, tutta via il prezzo e la finestra di lancio così distaccati dalla pubblicazione, non aiutano il titolo e fanno anche storcere il naso ai nuovi utenti. L’opera mostra chiaramente problematiche tipiche della generazione di cui è figlia, e il costo di 19,99 lascia pensare male del rapporto di risorse impiegate nella produzione, e ricavi prodotti facendo leva su gli aficionados. Tuttavia il vero valore del contenuto aggiuntivo è nel finale. Il messaggio che viene celato in esso attraverso alcuni personaggi, è la piacevole sorpresa che ricorda tutta la bontà del titolo originale e la sua remastered.

 

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