Little Bug Recensione | Little Bug è un platform a scorrimento orizzontale di breve durata, che si maschera come un indie dai tratti colorati e amichevoli, ma che riserva una difficoltà non così scontata e delle tematiche molto più mature di quanto dia a vedere.
Il titolo nasce su PC per mano degli sviluppatori di Buddy System, e grazie al publisher RedDeerGames sta per approdare su Nintendo Switch e console Microsoft, proprio come accaduto recentemente con il celebre Circa Infinity. L’opera narra della giovane Nyah e del suo mondo di sogni, tanto colorato quanto interessante. Little Bug infatti si apre senza troppi giri di parole, sulla nostra protagonista che tornando a casa, si imbatte nella carcassa ormai in decomposizione di un gatto, molto probabilmente vittima di un incidente stradale. A impreziosire questa scena macabra ci pensa l’immaginazione di Nyah che ci catapulta in un mondo di sogni caratterizzato da un comparto artistico piacevole, in cui l’obiettivo iniziale è seguire quella che sembra l’anima del gatto defunto.
Saltare è sopravvalutato
Da subito sono chiare le meccaniche platform di Little Bug, che propone un sistema a scorrimento orizzontale che lavora per sottrazione; pochi comandi, poche funzionalità, ma ben congegnate. In questo mondo fantasioso infatti, ci troveremo a controllare allo stesso tempo sia Nyah e una strana compagna lucente. La suddetta si presenta come una sfera, che controlliamo con un analogico del controller apposito, e di cui comprenderemo e capiremo il ruolo solo alla fine della campagna principale. A rendere il tutto interessante è la semplicità dei comandi e le complesse manovre per proseguire, che richiedono una cooperazione tra la protagonista e la sua amica luminosa.
Il giocatore può solo muovere Nyah a destra e sinistra con un analogico, mentre con l’altro controlla la sfera lucente e attraverso la pressione di un grilletto può creare un raggio che li collega, così permettendo alla protagonista di oscillare nel vuoto, saltare e affrontare i pericoli che incontra nel suo viaggio.
Il comparto tecnico di Little Bug è forse la parte più carente, e purtroppo mostra le più grandi lacune solo nei primi minuti di gioco. Il titolo infatti ha una struttura lineare, che per far ambientare l’utente inizialmente gli concede di controllare Nyah ma non la sfera luccicante, il che si concretizza in un gameplay che per i primi minuti è quasi totalmente guidato e che mostra zone in ombra che creano problemi con l’esperienza di gioco. In queste zone possiamo camminare, ma non vederne la superficie, a meno che la compagna luminosa non ci si soffermi sopra. Problema che si affievolisce successivamente in quanto possiamo letteralmente decidere dove fare luce con l’utilizzo della sfera. Tuttavia alcune animazioni rimangono molto rigide, a volte i comandi che collegano alla sfera sono poco reattivi, e occasionalmente si finisce compenetrati in piattaforme o si riesce ad atterrare in zone dove non si dovrebbe.
Superati i primi minuti di Little Bug, l’opera dà il meglio di se, grazie all’uso della sfera che ci permette di apprezzare la mancanza del salto, e che a sua volta è ben integrata con sfide platform basate su piattaforme rompibili e non. E’ sorprendente anche la dinamica di oscillazione nel vuoto, che contro ogni pronostico iniziale, regala sfide avvincenti.
Estetica e simbolismo
Il comparto artistico di Little Bug è tanto particolare quanto simpatico. Il colore dominante è quasi sempre il nero, ma grazie ad esso risaltano tutti i colori chiari che caratterizzano l’operato di Nyah; ma soprattutto è coerente con la trama proposta. Come accennato nell’ intro, la storia della giovane sognatrice infatti è molto più cupa di quanto possa sembrare. Senza incorrere in spoiler possiamo dirvi che la mamma della protagonista è preoccupata per il suo comportamento, e si trova a dover accudire anche la sua sorellina neonata Isa apparentemente senza il supporto di un papà presente. Il nome stesso Little Bug scaturisce da un litigio fra i due.
Nei viaggi di Nyah troviamo un simbolismo che non sembrerebbe poi così casuale. Spesso la sconfitta è decreta dal contatto tra la giovane avventuriera e delle mani molto grandi. In alcune situazione avvicinarsi ad esse le fa muovere fino a diventare dei pugni, o addirittura il giocatore si troverà ad affrontare degli occhi fluttuanti che piangono gocce violacee che lo uccideranno al tatto. Senza arrivare a conclusioni affrettate, possiamo dire che l’ambientazione di Little Bug è molto interessante, e i più attenti noteranno da subito un particolare nemico aggirarsi nell’ombra.
Il comparto audio di Little Bug non è particolarmente brillante, il tema finisce col risultare monotono, e ad aggravare il tutto sono alcuni momenti in cui la traccia audio si ripete, ma con un passaggio non ben mixato che finisce per far notare la ripetizione all’utente. Questo finisce per creare situazioni imbarazzanti, specialmente quando l’utente si rende conto di un altro problema che ci auguriamo venga fixato per il lancio: il gioco sembra mettersi in pausa ma non lo fa. Questo problema diventa rilevante nelle scene con un dialogo a schermo, che finiscono per svolgersi anche se momentaneamente in pausa.
Scelte di game design creative
A stimolare la ricerca e l’uso di strade alternative nell’opera di Buddy System, è il sistema di collezionabili. Spesso il giocatore si troverà a dover scegliere tra due strade da percorrere, e scegliere la più difficile porta quasi sempre a un oggetto collezionabile che Nyah conserva nella sua scatola porta pranzo. Questi collezionabili non solo offrono dettagli sulla lore del gioco, ma fuori dalla campagna principale permettono di accedere a delle sfide molto più complesse, e di conseguenza interessanti per l’utente più accanito. A incentivare la rigiocabilità di Little Bug è il sistema di archiviazione dei collezionabili, in quanto essi vanno prima raccolti nell’apposita valigetta e poi offerti al gatto incontrato all’inizio dell’avventura, che proprio grazie a questa meccanica scopriamo essere chiamato Roadkill.
Prima di arrivare alle conclusioni è opportuno parlare di due scelte di game design interessanti. La prima è parte integrante delle meccaniche di gioco e al contempo della storia stessa, sto parlando del fatto che tutto ciò che può causare la “morte” di nyah, la causa anche alla sfera lucente che la accompagna nella sua avventura. Naturalmente nel caso una venga a mancare, automaticamente è game over anche per l’altra, proprio a riflettere il legame che le lega.
L’altra scelta lungimirante di Little Bug è la durate complessiva della campagna, essa infatti è completabile in appena 90 minuti. La povertà di comandi e variabili nelle meccaniche, rende il titolo lineare e per forza di cose poco variegato, di conseguenza la scelta di farlo durare così poco, fa si che il giocatore lo finisca prima che ne venga annoiato. Il tutto poi è impreziosito dalle sfide end game alle quali si può accedere grazie al sistema di collezionabili. Ovviamente tutto ciò è un ulteriore dimostrazione del lavoro per sottrazione attuato dagli sviluppatori, che non è del tutto positivo, in quanto si potevano articolare più livelli e scoprire più nel dettaglio la storia di Nyah, ma tutto ciò riesce a non influire poi sull’esperienza finale.
In conclusione Little Bug è un curioso passatempo di breve durata, caratterizzato da meccaniche di gioco tanto semplici quanto divertenti e da una trama e un design che riescono ad essere cupi e al contempo colorati. Al netto di qualche problema tecnico e una colonna sonora non troppo incisiva, l’esperienza di gioco rimane valida e interessante, specialmente per gli amanti del genere.