Tra le variegate e numerose sensazioni che può comunicare il videogioco c’è anche e soprattutto il terrore; cosa ci può essere di più spaventoso di una forma di intrattenimento interattiva capace di adattarsi alle azioni del suo fruitore? Fin dalle sue origini il mondo delle opere multimediali interattive ha sempre avuto un occhio di riguardo per il mondo dell’horror, donandoci titoli piuttosto atmosferici in cui l’anticipazione e l’ansia la facevano da padroni. Ma cosa rende divertenti o comunque degne del nostro tempo queste esperienze? Si tratta forse della sospensione della realtà, che ci spinge ad immedesimarci nelle tragiche situazioni che vanno in scena in queste opere? Questa domanda potrebbe essere posta anche ai cultori della letteratura o del cinema del terrore, ma la verità è che non esiste una risposta universale. Uno dei trend videoludici che prende maggiormente successo negli ultimi anni è quello del retro-horror, ovvero da proposte caratterizzate da una grafica volutamente arretrata che più che un omaggio alle vecchie glorie si costituisce come un ulteriore elemento ansiogeno, ricorrendo al tropo della vecchia tecnologia inquietante rappresentato in alcuni film o romanzi.
Uno dei titoli che trae ispirazione a queste tematiche, tra i più recenti, è senza dubbio No one lives under the lighthouse, opera sviluppata da uno studio con un nome piuttosto altisonante: Sowoke Entertainment Bureau; e rilasciato in versione Director’s Cut direttamente su Steam. Unitevi a noi in questa piccola esplorazione di quest’opera e del retro-horror nella nostra strada verso la notte più spooky dell’anno!
Il fascino dei tempi passati
In No one lives under the lighthouse andremo a prendere le sembianze di uno dei mestieri più desiderati di sempre, ma anche di uno di quelli oggigiorno più rari e meno diffusi, grazie all’automazione. Stiamo parlando del lavoro del guardiano del faro, e proprio questa sarà la mansione a cui verrà cooptato il nostro personaggio, dopo la misteriosa sparizione del predecessore. Arriveremo sull’anonima isola brulla una mattinata di bonaccia, testimoni del nostro sbarco solo gli sparuti gabbiani, da quel che sembra… ma si sa, le impressioni possono sempre ingannare.
Fin dalle sue fasi iniziali, No one lives under the lighthouse si rivelerà proprio come l’esempio lampante del retro-horror, con la sua grafica che fa del pixel e della bassa risoluzione due veri e propri canoni estetici. L’atmosfera solitaria e nebbiosa dell’isola sarà proprio il palco da cui prenderanno forma i prolegomeni di questa misteriosa vicenda; che ne è stato del precedente guardiano? Che le voci circa questa misteriosa isola siano vere? Saranno questi i dubbi ad attanagliarci mentre saremo chiamati ad esplorarla e familiarizzare con il luogo dove trascorreremo la maggior parte del nostro tempo. L’isola del gioco non è particolarmente grande o degna di nota, sono pochi i landmarks tranne un capanno, il nostro alloggio e per l’appunto, il faro. Tutto trasuda arretratezza, in un luogo in cui chiaramente il tempo va meno velocemente dell’entroterra.
La solitudine è la culla della follia
Il loop di gioco di No one lives under the lighthouse sarà basato su una serie successiva di giornate durante la nostra permanenza sull’isola: come i guardiani del faro, la nostra responsabilità è quella che la struttura di segnalazione sia sempre attiva durante la notte e le giornate di bassa visibilità. Avremo dunque la necessità di cambiare la cima, inserire l’olio combustibile e di tenere le lenti del faro sempre pulite così da evitare pericolosi incidenti nautici. Eppure, fin dal primo giorno, intuiremo che qualcosa non va per il verso giusto sull’isola… nella stanza del nostro predecessore troveremo un misterioso forziere che si può aprire solo inserendo nella sua cornice una serie di placche decorate. Quelli che ci aspetteranno poi saranno una vera e propria serie di eventi paranormali e inspiegabili che colpiranno l’isola progressivamente, coinvolgendoci in modi interessanti. Cosa trarre da queste situazioni? Potrebbe forse trattarsi di follia causata dalla prolungata solitudine alla quale saremo sottoposti? Oppure, le voci che coinvolgono questo misterioso luogo sono vere?
Le sensazioni che No one lives under the lighthouse tenta di comunicare sono molteplici, e sicuramente riesce a farlo in un modo interessante, servendosi sia delle sue visual retrò e vagamente irregolari, grazie anche alla rasterizzazione dei pixel, sia facendo un gioco del “vedo e non vedo” con i suoi shader. Il resto degli ingredienti necessari ad immergerci in questa inquietante situazione saranno un sound design interessante, che unisce il realismo ad echi tipicamente anni ’80, e il modo interessante dell’opera di fare narrativa ambientale. In gioco, non ci sarà mai testo a schermo o interfaccia, qualsiasi cosa accadrà verrà resa attraverso elementi visivi a schermo, cosa che se da un lato ci sfida a comprendere cosa stia realmente accadendo, dall’altro contribuisce ad aumentare l’immersione e il coinvolgimento.
L’arte di spaventare senza mostrare
C’è qualcosa di virtuoso e esemplificativo, nel modo di fare di No one lives under the lighthouse; un sottile carattere sperimentale che si scontra con una narrativa ed un’estetica ambientale canoniche per le tematiche dell’orrore, che finisce per dar luogo a risultati interessanti. Stiamo parlando implicitamente della capacità di andare controcorrente, rispetto ad un horror commerciale che fa dei sussulti e del jumpscare il suo feticcio principale e che finisce per disilludere i genuini appassionati di questo filone. Non è mostrando direttamente e a sorpresa il mostro, il male, il terrore, che si riesce a spaventare in modo significativo ed apprezzabile, ma tutt’altro. La paura più difficile da estinguere in realtà è proprio quella dell’ignoto, di ciò che non vediamo e non conosciamo.
In questo, No one lives under the lighthouse riesce benissimo, strizzando l’occhio ad un’estetica vagamente Lovecraftiana che non viene esplorata più del necessario, presa come funzione strumentale alla buona riuscita dell’esperienza. Si tratta certamente di un modo di fare sui generis, questo è chiaro, che può essere apprezzato o meno anche in base ai propri gusti personali o alle aspettative. Quando riflettiamo circa cosa renda un videogioco “innovativo” o “diverso” dalla massa, bisogna andare a prendere in considerazione proprio titoli come questi, non particolarmente grossi o chiacchierati. Proprio come fanno gli esploratori, dopotutto, per trovare qualcosa di nuovo è necessario uscire dal seminato e andare ad esplorare nuovi lidi, sperando che non nascondano incubi terrificanti o finali inattesi.
Questo conclude la nostra breve esplorazione di questo titolo e di quanto ha da offrire il mondo dei retro-horror; No one lives under the lighthouse è disponibile su Steam nella sua versione Director’s Cut, e sembra che una sua espansione sia attualmente in lavorazione. Vi ringraziamo per essere rimasti con noi, vi auguriamo buon Halloween 2021 e vi rimandiamo ai prossimi appuntamenti!
Halloween 2021 di VMAG:
- Halloween 2021: 9 videogiochi horror da giocare assolutamente
- Halloween 2021: 9 film horror da vedere assolutamente
- Halloween 2021: 9 anime horror da vedere assolutamente
Clicca sulla copertina per leggere