Non mi sarei mai aspettato, un giorno, di dover parlare di camaleonti che videogiocano sotto gli occhi di studiosi entusiasti. Non importa quello che mi possono dire le fonti giornalistiche di Reuters, nulla potrà mai togliermi di mente che certi scienziati decidano di seguire determinati percorsi solo ed esclusivamente per un proprio perverso feticismo, ma tanto è che la cosa è stata fatta: hanno sottoposto dei camaleonti all’esperienza videoludica. In quello che posso ipotizzare semplicemente come un pomeriggio imbarazzante, degli accademici israeliani hanno trasmesso su schermo le immagini di diverse mosche per poter sondare le capacità visive dei rettili; trascendendo le loro più rosee aspettative (continuo a credere lo abbiano fatto tanto per divertirsi) è venuto fuori che gli occhi telescopici dei camaleonti sono in grado di coordinarsi molto meglio di quanto creduto fino a oggi.
“Fino a oggi si è pensato che i camaleonti e altri vertebrati dotati di sistema visivo laterale non fossero in grado di tracciare due bersagli al medesimo tempo, incapaci di scindere la propria attenzione su due obiettivi allo stesso istante”, dichiara il ricercatore Hadas Ketter-Katz. “Abbiamo scoperto, invece, che sono in grado di puntare due bersagli, uno per occhio, il che è una nuova scoperta nel campo neurologico. È la prima volta che un comportamento simile è stato documentato e descritto, significa che il modo in cui il cervello controlla il movimento oculare è coordinato attraverso i due emisferi cerebrali.”
Tra le altre, questa approfondita analisi ha svelato al mondo che ogni bulbo oculare del camaleonte riveste un ruolo diverso e che, una volta capite le dinamiche, sia facile prevederne le mosse, rendendo queste creature dei tremendi giocatori di poker. Questo funzionamento imprevisto dei collegamenti neurali, dicono gli scienziati, potrebbe essere decodificato e ricreato artificialmente attraverso la programmazione digitale, aprendo nuove rotte per la robotica e per la ricerca militare. Sarà, ma io sono ancora convinto che tutto questo sia partito dal desiderio di perdere tempo sul posto di lavoro e che i risultati siano stata una felice quanto inaspettata conseguenza.
Clicca sulla copertina per leggere