Tales of Arise Recensione | Quando pensiamo al genere degli JRPG, abbiamo diversi nomi che ci vengono in mente a primo acchitto, come la celebre saga di Final Fantasy o l’altrettanto apprezzata serie di Tales of. In questa analisi tratteremo proprio dell’ultimo capitolo del franchise: Tales of Arise, nuova pubblicazione di Bandai Namco. Inutile dirlo, ma le aspettative della community per il titolo si sono rivelate molto alte, specialmente visto il successo e i risultati del capitolo precedente.
Prima di iniziare con la vera e propria recensione, però, ci teniamo a specificare che ogni episodio è a sé stante, per cui anche se non avete mai fruito un Tales of potrete tranquillamente immergervi in Arise e non perdervi nulla dal punto di vista narrativo.
Inoltre vi ricordiamo che all’interno della nostra sezione guide potete già consultare contenuti che potranno tornarvi molto utili durante la vostra avventura su Tales of Arise. Finalmente è arrivato il momento di catapultarci all’interno del pianeta Dahna. Saranno riusciti i nostri eroi a convincerci nel loro viaggio per liberare il regno tirannico, oppure siamo difronte a un passo indietro?
Tales of Arise e il suo punto debole: la trama principale
Sfortunatamente, iniziamo questa recensione con uno dei punti più deboli a nostro avviso di Tales, ossia la trama principale. Senza fare spoiler, ci troviamo sul pianeta Dahna, dove la popolazione natìa ha perso tre secoli or sono una guerra contro gli invasori di Rena e adesso ne sono diventati degli schiavi. L’obiettivo centrale del nostro gruppo di eroi, capitanato dall’ex schiavo Alphien e la misteriosa Shionne, è quello di sconfiggere i cinque Lord del regno, i quali si stanno sfidando per decretare il nuovo Re.
Già con questa premessa è facilmente intuibile come la storia sia piuttosto banalotta e cliché, tuttavia risulta essere un ottimo intermezzo per la vera parte interessante: le relazioni che intercorreranno tra gli esponenti del cast dei protagonisti (di cui analizzeremo i dettagli in seguito).
A conferma delle supposizioni precedenti ci sono proprio gli antagonisti, i quali risultano essere personaggi piatti e senza una vera e propria profondità. Ma, stranamente, non è questo l’elemento che ci ha fatto storcere di più il naso. Sembrerà uno scherzo, ma le linee di dialogo all’interno dei combattimenti e durante le esplorazioni sono state molto discutibili.
Sebbene l’idea di aggiungere delle interazioni in queste fasi risulti essere più coinvolgente, ci ha dato molto fastidio quando all’inizio di Tales of Arise ci è stato presentato un Alphien che non ricorda nemmeno il suo nome e, al termine di un combattimento casuale, la renana dai capelli rosa lo chiama senza utilizzare il suo soprannome provvisorio; quando narrativamente lei non avrebbe dovuto sapere nulla della sua identità.
All’inizio dell’avventura, la relazione tra Shionne ed Alphien è piuttosto fredda, però nelle piccole fasi di dialogo i due sono a loro completo agio, spoilerando in questa maniera una possibile evoluzione nel loro rapporto e, in maniera ancora più grave, la nostra immersione viene così interrotta bruscamente. Non mettiamo in dubbio che per molti di voi lettori questo elemento possa essere considerato come un “trovare il pelo nell’uovo”, ma in un titolo del calibro di Tales of Arise non pensavamo di incontrare delle sviste piuttosto grossolane da parte degli sviluppatori.
Un’ottima dinamica nel party principale
Se prima abbiamo criticato la trama principale e gli antagonisti, ora abbiamo solo positività da spendere per le relazioni tra i vari membri del party principale. Ogni personaggio è spinto da una motivazione differente, ma l’obiettivo comune di abbattere i Lord schiavisti accomuna questo gruppo variegato culturalmente e ideologicamente: se da un lato abbiamo l’eroico Alphien pronto a sacrificarsi per il bene del popolo, dall’altro abbiamo la strategica Shionne che mantiene una testa più fredda. Ironicamente i due sono opposti, per cui non mancheranno momenti di confronto morale e siparietti comici che scioglieranno la pesantezza di una lunga esplorazione.
Dal nostro paragrafo precedente potevate pensare che sarebbe stato difficile immergersi in Tales of Arise, invece vi assicuriamo che le sole interazioni del cast primario sono uno dei motivi principali che ci hanno spinto ogni giorno ad avviare con gioia il titolo. Facendo una parentesi personale, l’autore di questa recensione è molto difficile da accontenare e risulta molto raro che un’opera interattiva possa incollarlo allo schermo con l’intenzione di voler proseguire nella storia a tutti costi. Eppure la pubblicazione di Bandai Namco è riuscita tranquillamente a risultare “addicting” proprio perché volevamo scoprire di più sugli eroi e cosa spinge la loro ribellione contro i conquistatori.
Una direzione artistica stellare
Fin dai primi trailer era già possibile intuirne la qualità, tuttavia in gioco ne abbiamo avuto la certezza: la direzione artistica di Tales of Arise risulta eccellente. Non solo le varie aree esplorabili sono ben caratterizzate e riescono a farci immergere all’interno del mood circostante, ma ogni zona è costituita da un bioma differente. Ciò ha reso possibile osservare in più sfaccettature l’Atmospheric Shader, ossia una tecnologia grafica utilizzata che fornisce un effetto a mo di dipinto dell’ambiente che in combinazione con la scelta di colori pastellata crea un quadro interattivo.
I personaggi, esteticamente parlando, sono presentati in maniera eccelsa. Basta un solo sguardo per capire il carattere dei membri principali del cast, senza nemmeno averci ancora parlato. Quando ciò accade, non possiamo far altro che applaudire una scelta stilistica talmente accurata da poter presentare un individuo nella sua interezza con pochissimi indizi, grazie a Minoru Iwamoto. Questo stesso discorso può essere fatto anche per le diverse zone all’interno del regno di Dahna. Infatti, durante la nostra avventura di Tales of Arise, ci imbatteremo in cinque feudi dove la popolazione locale riflette l’ambiente in cui vive ogni giorno, al servizio dei renani.
Le scene animate in 2D sono state curate dal celebre studio Ufotable, autori dei nuovi anime del franchise di Fate e del celebre Demon Slayer. Inutile quindi specificare che questo tipo di cutscene sia di alto livello e godibile da vedere. Se poi ci aggiungiamo ad un cast di voci giapponesi di tutto rispetto, tra cui Yoshitsugu Matsuoka (Kirito, Sword Art Online) e Jōji Nakata (Kotomine Kirei, Fate/stay night: Unlimited Blade Works e Heaven’s Feel) non possiamo che ottenere un risultato memorabile.
La colonna sonora rispecchia il setting medievale del titolo e alcune tracce sicuramente verranno apprezzate dai fan del franchise di Tales of per molto tempo. Le musiche riescono a carpire l’adrenalina o la calma del momento, riuscendo a fornire un’ulteriore elemento che accompagna magistralmente i nostri sei eroi nel corso della loro quest per salvare i dahnani. Un punto molto importante del comparto audiovisivo, che siamo lieti sia stato reso nel modo corretto.
Un sistema di combattimento divertente e complesso
Il fiore all’occhiello di Tales of Arise, secondo noi, risulta essere il gameplay. Quest’ultimo si presenta come un misto tra azione adrenalinica e gioco strategico, quasi da GdR a turni. Potremo infatti decidere tra tre diverse modalità di controllo del party: manuale, semiautomatica e automatica. Ovviamente, in base a come vogliamo gestire le mosse dei nostri compagni potremo vagliare l’opzione migliore, in aggiunta a quella di poter prendere il controllo di un membro specifico che più si addice alle nostre necessità o stile di gioco.
Ogni personaggio giocante ha uno stile di combattimento differente che può brillare in determinate situazioni rispetto ad altri, anche se esistono alcune pedine quasi insostituibili visto che forniscono cure e supporto che possono fare la differenza in una battaglia impegnativa.
Abbiamo apprezzato la scelta di accantonare il mana a favore della nuova meccanica dei BA, i quali ci permettono di utilizzare le Arti. Le suddette risultano un’ottima sostituzione perchè mantengono costante il flow del combattimento grazie alla loro meccanica di ricarica costante, evitando così di doverci fermare per utilizzare una pozione di recupero o altre minuzie meccaniche del gioco di ruolo. L’intelligenza artificiale può essere personalizzata, anche se ci sono meccaniche non modificabili. Ad esempio, Shionne ha un sistema di focus sui nemici volatili dato che usa armi da fuoco.
Va da sè, quindi, che molte di queste azioni fisse risultano utili e per niente invasive. Certo, avremmo altamente gradito una gestione individuale delle personalizzazioni, dove ad esempio il tank potesse giocare vicino al mago e così via, ma sarebbe stata una finezza eccessiva da parte nostra e, in realtà, piuttosto complessa da organizzare per i non avvezzi del genere.
Infatti, a differenza degli altri Tales of, Arise ci spinge a scegliere il nostro party principale con una tattica specifica in mente e con un certo criterio: avere quattro DPS ci spingerà a dover ricorrere a cure manuali che molto spesso non riusciremo nemmeno ad attivare in tempo poichè il danno dei nemici risulta essere abbastanza punitivo (tranne che nella difficoltà minore) e incentiva la meccanica della schivata. Evitare i colpi al momento giusto ci permette di effettuare un contrattacco con effetti maggiorati, premiando l’abilità dell’utente stesso.
Tra le critiche maggiori a Tales of Berseria andavano le animazioni post-combattimento e i tempi di caricamento che anticipavano e precedevano questi ultimi. In Tales of Arise sono state rimosse le animazioni, anticipando i tempi, e i caricamenti nella versione PC da noi testata sono molto rapidi (ciò dipende anche dalla vostra soluzione di storage; come per tutti i videogiochi). Siamo quindi rimasti soddisfatti che il team di sviluppo abbia ascoltato i fan e reso l’esperienza complessiva più rapida e meno frustrante.
Nel complesso, il sistema di combattimento di Tales of Arise è molto semplice da imparare, tuttavia risulta anche complesso da padroneggiare ai massimi livelli, aumentando così il livello di sfida per i fruitori più hardcore. I membri del party si specializzano in diversi ambiti classici del genere JRPG e nel loro insieme formano un ottimo conglomerato di abilità e stili di gioco differente che sapranno soddisfare moltissimi giocatori. L’intelligenza artificiale è buona, si sarebbe potuto fare di più ma anche allo stato attuale si può combattere senza dover pregare che i nostri compagni non facciano errori che ci costeranno la vita. Rispetto ai suoi predecessori, crediamo che questo sia il miglior combat system della serie.
Un sistema di missioni secondarie e esplorazioni non per tutti
Le missioni secondarie di Tales of Arise e il suo sistema di esplorazione non brillano di originalità. O meglio, il titolo di Bandai Namco non attinge ad altre opere per ispirazione, bensì sono le stesse attività a ripetersi più e più volte senza molta variazione. Durante la nostra avventura nel pianeta Dahna ci imbatteremo in molti NPC che vorranno il nostro aiuto, ma sfortunatamente le loro richieste si possono riassumere in poche e semplici frasi.
In breve, ci verrà sempre detto di recarci in un determinato punto per sterminare un numero definito di nemici, raccogliere oggetti specifici o entrambe le attività. Indubbiamente, la semplicità del JRPG non aiuta a creare un ecosistema di attività opzionali variegato, però molti utenti non gradiranno la ripetitività presentata dall’esperienza.
I fan vecchio stile e gli amanti del grinding troveranno pane per i loro denti, visto che si tratta di azioni semplici e rapide che gioveranno al nostro livello e risorse, mentre gli amanti dell’azione potranno annoiarsi dopo una decina di quest secondarie. Dobbiamo però specificare che un’avventura completa di Tales of Arise dura in media all’incirca quaranta ore, per cui è giustificato che a più di metà della storia ci vengano presentate a rotazione missioni che si somigliano.
Il sistema di esplorazione, invece, risulta essere piuttosto lineare, dove abbiamo un punto di ingresso, diverse strate secondarie che ci portano a tesori più o meno nascosti e la via d’uscita che ci farà proseguire nella trama o semplicemente dal dungeon.
Questo aspetto non è un vero e proprio punto negativo, ma dovevamo specificare che l’opera interattiva in analisi presenta un sistema di avventura adatto a tutti grazie alla sua semplicità, per cui se non siete amanti delle aree complesse e articolate in stile The Witcher 3 allora siete nel posto giusto; altrimenti questo genere potrebbe non fare al caso vostro, anche se tentar non nuoce. In ogni caso, siamo probabilmente davanti al picco del franchise di Tales of. Se siete amanti degli JRPG, non fatevi perdere questa perla.
Tales of Arise si presenta come il punto più alto del franchise, grazie ad uno stile artistico spettacolare e scene animate di tutto rispetto. Il sistema di combattimento è ludicamente valido e molto soddisfacente da imparare e gestire, grazie alle diverse opzioni di personalizzazione del party ed il loro modo di approcciarsi allo scontro. Il cast principale sembra essere uno dei punti di traino principali del titolo, dove le sole relazioni tra i personaggi principali, con i loro banter, ci terranno incollati allo schermo per poterne sapere di più sulla loro vita. Le uniche note di demerito vanno alla trama principale, la quale risulta essere un po’ troppo banale e il comparto di missioni secondarie che a lungo andare diventa ripetitivo. Abbiamo inoltre apprezzato le meccaniche di esplorazione lineare, in modo che anche i giocatori novizi possano goderne appieno di tutte le stupende aree di gioco presenti nel pianeta Dahna. Se siete degli amanti del genere, non potete farvi perdere Tales of Arise poiché con le sue animazioni pregievoli, combattimenti adrenalinici e musiche mozzafiato saprà emozionarvi. Sicuramente siamo davanti ad un videogioco che lascerà il segno nella storia del suo franchise e degli JRPG.
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