È passato poco più di un anno dall’uscita di Ghost of Tsushima, esclusiva Sony prodotta dallo studio statunitense Sucker Punch Productions (noti per le serie di Sly Cooper e Infamous) e pubblicata negli ultimi battiti della precedente generazione dopo un processo di sviluppo durato più di 5 anni.
Abbiamo già trattato sul sito del gioco con una recensione dedicata che potrete trovare qui, ma riassumendo brevemente le vicende del gioco: vi ritroverete nei panni di Jin Sakai, samurai e ultimo erede del Clan Sakai, impiegato nel 1274 al fianco dello zio nella battaglia per fermare l’invasione mongola dell’isola di Tsushima, in un’avventura che metterà in risalto il percorso evolutivo di Jin, da samurai che valuta l’onore al di sopra di tutto fino a diventare lo Spettro di Tsushima, eroe del popolo disposto anche a tecniche considerate scorrette pur di garantire la salvaguardia dell suo luogo natìo e delle persone a lui care.
Il titolo, che segue la struttura di un classico open world, è stato accolto positivamente dal pubblico, soprattutto grazie a una direzione artistica particolarmente ispirata e una resa visiva sorprendente nonostante i sistemi PS4 fossero già ‘datati’ (nel 2020 i modelli base della console Sony compivano 7 anni dall’uscita), portandolo a vendere più di 2.4 milioni di copie nella prima settimana di lancio e in generale il miglior titolo di Sucker Punch per dati di vendita; numeri importanti, che hanno portato lo studio statunitense a riproporre la propria creazione in una versione migliorata e definitiva in grado di sfruttare la libertà tecnica che garantiscono i sistemi PS5, introducendo inoltre contenuto aggiuntivo che va ad ampliare ancor di più l’esperienza di gameplay (l’isola di Iki, punto focale nel passato del nostro protagonista).
Pronti a scoprire tutte le migliorie che Ghost of Tsushima Director’s Cut ha da offrire? Scopritelo in questa recensione!
Esperienza next-gen
Come accennato in precedenza, nonostante un’ottima ricezione da parte del pubblico, per permettere l’uscita del titolo sul PS4 si è dovuto scendere a diversi compromessi tecnici che sono andati (seppur non in modo grave) a intaccare quel che era uno dei giochi più attesi degli ultimi anni; ma grazie alla potenza di PS5, Ghost of Tsushima si libera da queste limitazioni e può finalmente mostrarsi al massimo delle sue possibilità: risoluzione aumentata a 4K, 60 FPS solidissimi e caricamenti praticamente istantanei danno vita a un’esperienza di gioco indiscutibilmente migliore, eliminando dunque i problemi della versione originale ed elevando il titolo su di un nuovo livello, mettendo ancor più in risalto gli elementi artistici del gioco (che godono particolarmente dell’aumento di risoluzione).
Non solo migliorie tecniche con il passaggio generazionale; Sucker Punch ha infatti scelto di utilizzare la nuova tecnologia del feedback aptico data dal DualSense per rendere ancor più immersiva l’esperienza di gioco: tendere l’arco per scoccare una freccia contro il nemico, aggrapparsi con il rampino alle pareti o sporgenze, estrarre la propria lama in vista di uno scontro, tutte queste sensazioni vengono trasmesse al giocatore attraverso il pad, rendendo Ghost of Tsushima uno dei giochi in cui la feature è meglio implementata.
Passi in avanti anche dal profilo dell’accessibilità, con l’aggiunta di nuovi layout per i comandi di gioco e la possibilità di potersi concentrare su di un singolo nemico tramite un sistema di lock on, stranamente assente nel gioco base; queste ultime novità sono presenti anche per i possessori della versione PS4, in quanto incluse in una patch gratuita del gioco uscita in concomitanza con la pubblicazione della versione Director’s Cut (quindi anche coloro che non posseggono quest’edizione potranno beneficiare di queste migliorie).
Parlando dei sistemi ancora migliorabili, la telecamera del gioco resta ancora un tasto dolente: troppo ravvicinata al giocatore, quasi soffocante, dà il peggio di sé nei momenti concitati della battaglia, non aiutando a offrire una situazione chiara di cosa stia accadendo attorno al giocatore; per quanto il lock on possa sembrare un’aggiunta utile a bloccare il caos circostante per potersi focalizzare su di un solo nemico per volta, è un’aggiunta che si ritrova ad essere poco congeniale per le situazioni di combattimento proposte dal gioco, improntate spesso più sul confronto con multipli nemici che il duello con un singolo avversario. La mancata presenza di un’opzione di regolazione del campo visivo è forse la pecca più grande nel campo dell’accessibilità.
Iki Island, il passato che ritorna
Punto cardine di questa Director’s Cut è senz’ombra di dubbio l’inclusione dell’isola di Iki, che rappresenta l’unica vera novità a livello di contenuto che questa edizione ha da offrire; se nel caso della storia originale il team di sviluppo non ha voluto andare a mettere mano, l’introduzione di questa nuova location è accompagnata da una nuova serie di missioni che andranno a esplorare il passato del nostro protagonista e della sua continua battaglia contro la minaccia mongola, insediatasi nell’isola sotto il comando di un enigmatico personaggio chiamato l’Aquila, il quale sembra essere in grado di manipolare la mente degli uomini tanto da portarli ad impazzire.
Andando a toccare le oltre 10 ore di gioco, questa nuova serie di missioni si presenta come una gradita aggiunta al pacchetto generale, ampliando aspetti non del tutto approfonditi nella linea narrativa principale senza snaturare la progressione degli eventi del gioco; per quanto riguarda la qualità in sé, vi sono dei leggeri problemi di pacing: le premesse poste attentamente nella prima parte di storia sembrano essere portate a compimento fin troppo frettolosamente nella seconda parte, andando ad annacquare la parte narrativa potenzialmente più interessante di tutto il gioco.
Per quanto riguarda le aggiunte di gameplay, abbiamo l’introduzione di due attività nuove in cui potremo cimentarci sull’isola: le sfide di arceria e i santuari degli animali.
Per quanto riguarda le prime, la spiegazione sta tutta nel nome: in giro per il mondo di gioco avremo modo di trovare dei piccoli raggruppamenti di arcieri intenti ad allenarsi e, interagendo nelle loro vicinanze, andremo a partecipare in una sfida a tempo in cui otterremo una valutazione in base alla velocità con cui abbatteremo tutte le lanterne utilizzate come bersaglio (le valutazioni sono contrassegnate come le medaglie per un podio, dunque oro, argento e bronzo); nonostante l’idea di base semplice, raggiungere il punteggio massimo chiederà ai giocatori di prepararsi in modo adeguato, risultando la sfida meccanicamente più difficile fra quelle proposte in tutte il gioco.
Nel caso dei santuari, vi sarà chiesto di sfruttare il sensore di movimento del pad in modo da seguire le indicazioni a schermo e suonare una melodia nei punti di ritrovo degli animali dell’isola, luoghi che faranno rievocare ulteriori memorie del suo passato per il nostro protagonista; passatempo piacevole, accompagnato inoltre dalla possibilità di poter accarezzare gli animali che ci faremo amici dopo la nostra performance.
Due attività piacevoli che non vanno a discostarsi tematicamente con quanto già visto nella versione originale del gioco, un sentimento che permea ogni parte di questa espansione: il nostro tempo sull’isola di Iki verrà trascorso in modo praticamente identico a quello sulla terra di Tsushima, portando avanti commissioni per la popolazione locale e assaltando gli avamposti mongoli sparsi in giro nel territorio, deviando occasionalmente la nostra traiettoria per poter scoprire qualche segreto seguendo gli elementi naturali del gioco; sarebbe stato irrealistico chiedere un totale cambiamento di rotta rispetto al sistema classico open world utilizzato nel gioco base (soprattutto considerato l’apprezzamento verso di esso), ma una maggiore varietà di situazioni secondarie sarebbe stata una scelta apprezzabile.
Tentativo in questo verso che viene fatto per le sezioni di combattimento, con l’aggiunta di nuove tipologie di nemici in modo da cambiare lo svolgimento tipico delle battaglie, ovvero gli sciamani e i ‘’maestri d’armi’’: gli sciamani sono una categoria del tutto nuova ed esclusiva dell’espansione e sono in grado di potenziare i propri alleati con un canto di guerra rendendoli più forti e aggressivi in battaglia, mentre i cosiddetti ‘maestri’ sono in grado di cambiare costantemente la loro arma, passando da un assetto con scudo all’utilizzo di una doppia lama, portando il giocatore a cambiare la propria Forma di spada molteplici volte per poterli respingere; nonostante ciò, le battaglie seguono comunque un ritmo ben preciso, spostando ora l’ordine delle priorità verso gli sciamani come primo nemico da abbattere, per poi procedere come di consueto nel decimare i propri nemici con le tecniche a noi già note dall’esplorazione di Tsushima (avremo modo di imparare una nuova tecnica per investire i nemici con il nostro cavallo, ma nulla di nuovo per quanto riguarda il combattimento all’arma bianca o l’infiltrazione furtiva).
Il trionfo dell’estetica
Menzione d’onore va fatta verso la già citata direzione artistica del gioco, vero fiore all’occhiello dell’esperienza ed elemento che rende Ghost of Tsushima memorabile all’occhio degli appassionati: il lavoro fatto dal team di Sucker Punch sull’opera originale ha posto un nuovo standard per i titoli a venire nel panorama mondiale, sia per la cura e la ricerca dei dettagli che la resa a schermo di essa; e la qualità di questo processo è stata mantenuta anche nel rappresentare al meglio la zona di Iki.
Fra coste nebbiose sulle cui spiagge si trovano i resti delle navi affondate a causa delle tempeste, salendo verso le cime ripide e impetuose delle pareti rocciose, per poi scendere in ambienti ricoperti di fogliame verde, la varietà tematica degli ambienti della piccola località di Iki non hanno nulla da invidiare rispetto alle regioni di Tsushima; l’agglomerato di località così diverse da loro rappresenta il punto d’unicità giusto per far spiccare l’isola rispetto alla controparte del gioco originale, la quale era divisa in regioni le cui particolarità visive erano più marcate.
Parlando di estetica, non possiamo non citare il sistema di cosmetici offerto dal gioco, che si amplia ancor di più con questa espansione: oltre a due nuove set di armatura (uno per Jin, l’altro per il nostro cavallo), avremo modo di ottenere nuove colorazioni per le nostre armi e gli abiti presenti all’interno del gioco originale, insieme all’aggiunta di nuovi pezzi puramente estetici quali maschere, cappelli ed elmi, in modo da rendere ancor più variegata e unica la personalizzazione del nostro Spettro.
Piccola chicca per gli amanti delle esclusive Sony, all’interno del gioco sono state poste in location segrete alcune statue su cui vi sono incisi dei criptici indovinelli: risolvere questi enigmi vi darà modo di ottenere tre variazioni particolari per alcuni dei nostri abiti, tutte facenti riferimento ad altri giochi usciti sulla console giapponese nel corso degli anni (Bloodborne, God of War e Shadow of the Colossus).
Ghost of Tsushima Director’s Cut si pone come la versione definitiva per l’open world targato Sucker Punch, andando a migliorare alcuni aspetti della versione natia PS4 senza esagerare, portando il titolo su PS5 nella propria forma migliore. Un gioco solido che, al netto di alcuni difetti tecnici e un sistema di combattimento abbastanza semplice, spicca nella cura dei dettagli e l’amore verso la cultura orientale resa al massimo della propria forma con una ricerca estetica di grandissimo pregio. L’aggiunta dell’espansione sull’isola di Iki è lodevole nell’intento, offrendo molteplici ore di contenuto bonus di buon livello e una storia interessante, che va a completare il quadro personale del nostro protagonista e va ad arricchire una delle più piacevoli esperienze videoludiche dell’ultimo periodo.
Recensione a cura di:
- Francesco Mormile
- Luca Foderini
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