The Uncertain Light At The End Recensione: In questo mondo di robot

The Uncertain Light At The End Recensione | Negli anni che ci precedono, i titoli story-driven hanno subito una trasformazione radicale dal punto di vista “d’impatto”, di storia e anche di importanza. Specialmente dal punto di vita narrativo molti giochi, anche non story-driven, hanno ormai alzato l’asticella della qualità per i giocatori e gli sviluppatori. Basti pensare ad esempi come The Last of Us II, Detroit Become Human, Hellblade: Senua’s Sacrifice e in futuro ci attendono altre opere di grande potenza espressiva come God of War Ragnaröck o Horizon Forbidden West. Allo stesso tempo l’industria videoludica ha accettato e dato valora, ormai da un po’ di anni, l’entrata in gioco dei piccoli team indipendenti, che nonostante le limitazioni, sanno essere temibili avversari per le aziende più grandi. E questi studi indie si ritrovano in un ambiente dove è doppiamente difficile lavorare, specialmente con una clientela sempre più esigente.

Ed oggi parliamo di un gioco prodotto proprio proveniente da questi piccoli sviluppatori. Esso è The Uncertain Light At The End, si tratta del secondo capitolo di una trilogia di avventure fantascientifiche che racconta di un mondo invaso dai robot. Prodotto da ComonGames LLC e META Publishing e pubblicato su PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One e PC, è un’interactive storytelling, simile a giochi come Life Is Strange o i titoli di Telltale Games. Il suo predecessore, The Uncertain: Last Quiet Day, quasi passato inosservato al pubblico, era stato vissuto attraverso gli occhi di un robot involontariamente ribelle. In questo secondo episodio, invece, vedremo la storia da un nuovo punto di vista: quello di una sopravvissuta di nome Emily e dei suoi compagni. Ma bando alle ciance e diamo inizio alla nostra recensione, buona lettura!

The Uncertain: Light At The End

Un mondo dominato dai robot

La trama di The Uncertain Light At The End segue parallelamente le vicende del suo predecessore. La Terra è cambiata, dove l’umana società futuristica (dotata di tecnologia avanzata) è crollata. Ora a comandare ci sono i robot che a causa di un malfunzionamento del loro protocollo, vedono la razza umana come una minaccia da eliminare. Emily, la protagonista, andrà alla ricerca della verità su quale è stata la causa dell’incidente e dove tutti gli umani siano finiti. Questo perché il fato delle persone catturate dalle autorità robotiche non è quello di venire uccise, ma essere trasportate all’interno di Space Shuttle e fatte partire per una meta ignota. Emily percorrerà le strade deserte di una città dai toni post-apocalittici seppur movimentata dai robot che ci vivono. Ella non sarà sola, con lei ci sarà una manica di sopravvissuti che la aiuteranno nei suoi viaggi.

Questi emarginati hanno, ognuno di loro, una personalità e un modo di pensare differente che spesso potrebbe andare a confluire in discussioni. Non a caso, vi ricordiamo che si tratta di uno story-driven, ci saranno dei casi dove dovremo “scegliere una parte” a cui dar ragione o torto. A gestirne gli approvvigionamenti e la salute sono i più giovani del gruppo: Emily, Parker e Matthew. A parte la prima, che guideremo noi, Parker e Matthew si alterneranno nelle nostre spedizioni fuori da un rifugio sicuro per cercare oggetti, medicine e viveri. Tra le macerie ed i pericoli di una città ormai in rovina, i nostri diseredati dovranno farsi largo tra misteri, relazioni e minacce nettamente superiori a loro.

The Uncertain: Light At The End

Un buon contesto, ma dagli sviluppi deboli

The Uncertain Light At The End fa della trama la sua colonna portante. Seppur si tratti di argomenti triti e ritriti e che partono, praticamente quasi tutti, da una base comune, il concept è interessante. Il gioco non ci dà mai informazioni sicure, ad esempio: come le macchine siano arrivate alla “ribellione”, cosa sia successo all’umanità o quanto tempo prima sia successo il tutto. Creando così delle premesse intriganti che tengono alta l’attenzione del giocatore. Nonostante sia il secondo capitolo di una trilogia, la lore del mondo circostante viene spiegata in modo preciso in pochi minuti, permettendo a chi non ha giocato a The Uncertain: Last Quiet Day di capirne di più. Abbiamo apprezzato molto questa cosa, ma è inutile dirlo che i due episodi andranno a collegarsi ad un certo punto.

Ciononostante, pur non avendo una conoscenza totale anche di RT (il protagonista del predecessore), la trama sarà perfettamente seguibile da tutti. Forse fin troppo. Infatti, qui giungiamo ai primi problemi che affliggono questo titolo. La storia è decisamente molto lineare. Per un gioco che parte da un genere dove la narrazione viene creata secondo le nostre preferenze, non è il massimo avere una storia da seguire passo per passo senza poterla variare significatamene. A peggiorare la situazione c’è il poco peso che le nostre scelte avranno sulla narrazione, cosa che invece dovrebbe essere il fulcro di The Uncertain Light At The End. Infatti non solo le scelte saranno contabili sulle dita di una mano, ma saranno anche poco diramatrici ai fini dello sviluppo della storia. Essa andrà comunque in un’unica direzione, e noi non potremo cambiare quasi nulla. Siamo rimasti delusi da tutto ciò.

The Uncertain: Light At The End

Questo lato influisce molto sulla ri-giocabilità che viene praticamente minata da queste problematiche; salvo non siate volenterosi di sbloccare al 100% gli achievement/trofei/obbiettivi e ottenere tutti i collezionabili. Di cui questi ultimi, formati da minigiochi, foto e audio-log, danno una profondità maggiore alla lore che circonda il mondo. La caratterizzazione dei personaggi, poi, è anch’essa meno accattivante di quanto ci si possa aspettare. Emily è l’unica persona che si salva da tutto ciò. Lei è ha uno sviluppo molto interessante e coerente con l’ambiente che la circonda. Non sarà un’evoluzione psicologica e intrinseca alla Fëdor Dostoevskij, ma rispetta comunque quei “canoni” a cui ormai siamo abituati da questo tipo di giochi. Ma i restanti personaggi sono incarnazioni di stereotipi che abbiamo già visto migliaia di volte in contesti simili.

Parker, ragazzo dai lineamenti asiatici appassionato di musica e tecnologia, Matthew, il classico poco di buono e spaccone, Alex, un vecchio scorbutico ma che deve confrontarsi con la gioventù, e così via. Tutto ciò non fa altro che diminuire considerevolmente l’immedesimazione del giocatore con le vicende in atto, comportando una certa svalutazione di un titolo che dovrebbe fare della narrativa la principale ragion d’essere. Tristemente dobbiamo ammettere che pure qui siamo rimasti alquanto delusi da quanto ci ha offerto The Uncertain Ligh At The End.

The Uncertain: Light At The End

Un gameplay decisamente non accattivante

Ora si va alla parte dedita al gameplay. Una parte che spesso passa in secondo piano negli story-driven in quanto ci si concentra sul reparto grafico e narrativo in primis. Ma non essendo questo uno dei migliori casi, il gameplay purtroppo non aiuta il già lineare The Uncertain Light At The End. Partiamo dal fatto che, a differenza ad esempio di Tales from the Borderlands, il gioco si concentra molto sull’esplorazione e l’interattività degli ambienti. Si tratterà più che altro di aree ben limitate o a volte solo di serie di corridoi. Inoltre non aiuta la poca interattività di questi, infatti l’unica interazione che avremo con l’ambiente è quando troveremo degli oggetti per continuare la nostra avventura. La maggior parte sono solo esaminabili, altri come gli audio-log saranno udibili ed altri ancora saranno componenti fondamentali per gli enigmi. Questi ultimi sono un’ancora di salvezza per il gameplay.

Questi, sono una delle poche ragioni per cui noi non ci limiteremo solo a camminare ed esplorare le zone. Anzi, spesso sono anche molto complessi. Alcuni di essi non sono molto intuitivi ed i muri di testo che ci spiegheranno come completarli non sono dei validissimi aiutanti. Volendo, se proprio non si riesce ad uscirne fuori, ci sarà l’opzione per saltarli. Però c’è da dire che, se siete giocatori amanti degli enigmi o comunque veterani di titoli quali Il Professor Layton, risulteranno molto più intuibili di quanto sembrino. Saranno comunque una sfida tosta da superare, in quanto sono la chiave che ci permette di proseguire nella storia. Continuando sulla parte non cervellotica di The Uncertain Light At The End, ci saranno presenti anche dei quick time event. Questi saranno solo durante certe interazioni o dialoghi e saranno completabili con il semplice utilizzo di un pulsante.

The Uncertain: Light At The End

Molto povere sono anche le sessioni stealth, presenti in quanto alcuni luoghi saranno pattugliati dai robot e noi dovremmo principalmente passare senza farci notare. Queste sono rappresentate da un semplice “andare a destra o a sinistra” di un nascondiglio e passare da una barriera all’altra. Avremo preferito una scelta più simile a qualcosa come Beyond: Two Souls per la furtività, oppure costruita di quick time event come Detroit Become Human; purtroppo ci limiteremo ad aspettare che un robot cammini nella direzione opposta per muoverci su un unico asse, dietro a dei ripari.

The Uncertain: Light At The End

Easter egg, easter egg ovunque…

Vogliamo dividere questo paragrafo in 2 parti: la prima dove si parla dell’ambientazione, del sonoro e se sono coerenti con la trama, la seconda dove invece guardiamo più dal punto di vista tecnico queste cose. Ebbene, gli ambienti risultano evocativi e ben pensati, accompagnati da una colonna sonora originale. I luoghi sono estremamente suggestivi e immedesimano il giocatore in un futuro che sta lentamente decadendo. A supportare ciò le musiche fanno la loro bella figura ed essendo originali, questo fa guadagnare punti per l’impegno messo oltre a risultare azzeccate all’ambiente e alla storia. Inoltre, una cosa che ci ha divertito molto, ad accompagnarci in ogni luogo saranno presenti tanti, tanti easter egg. Sono per lo più personaggi e oggetti che provengono dai videogiochi e dalla tecnologia di ogni tempo. Non basterebbe una giornata per elencarli tutti; diventa quasi una caccia al tesoro, oltre ai collezionabili, anche se purtroppo non esiste un achievement per trovarli tutti.

The Uncertain: Light At The End

Ora giungiamo alla seconda parte e quella più ricca di problemi. Se gli ambienti risultano azzeccati nel contesto, sfortunatamente i modelli dei personaggi non godono dello stesso trattamento. Specialmente per quel che riguarda le loro interazioni. Le animazioni se la cavano con alti e bassi: capiamo l’impegno messo (si tratta pur sempre di un indie) nel creare anche i movimenti più piccoli, però a lungo andare iniziano a sembrare raffazzonati e più obsoleti di quel che sono. Anche le movenze delle facce sono altalenanti: dall’essere normali in una scena al diventare completamente assenti in un’altra. Il titolo presenta anche diversi problemi come disallineamenti e sincronizzazioni labiali mancanti in alcune cutscene; o addirittura la scomparsa completa di un NPC durante un dialogo. Per quel che riguarda il corpo, a parte delle compenetrazioni e piccoli bug, sono piuttosto fluide.

Concentrandoci sul sonoro: il fatto che la colonna sonora si abbassi durante i dialoghi, rende più comprensibile la scena. Un dettaglio che ci è piaciuto molto. La musica presente, come già detto prima, è ben fatta e riesce a garantire l’atmosfera. Discreto invece il doppiaggio in inglese che purtroppo va in contrapposizione con i sottotitoli in italiano, aggiungendo  a volte parti non tradotte/trascritte. L’unica nota negativa la mette ogni tanto la discrepanza tra musica e scene; è strano vedere correre uno di corsa con una musica di atmosfera lenta e malinconica. Ma questi errori sono facilmente correggibili con una patch.

 

Per concludere, The Uncertain Light At The End purtroppo è un prodotto che nel suo complesso risulta non completamente perfetto. Non è un gioco per tutti, a parte per i problemi che possiede, e questo perché è più diretto agli amanti del genere e della fantascienza. Anche se pure i fan degli story-driven, probabilmente, storceranno il naso in quanto si tratta più di un’avventura che di una storia interattiva. Si vede un impegno degno di nota da parte degli sviluppatori, che nel loro piccolo hanno creato una buona, seppur lineare, storia di futuristica. Tristemente i difetti ci sono e si vedono, ma la volontà di puntare in alto da parte dello studio si sente a sua volta. D’altronde, ricordatevi che questo è un secondo capitolo di una trilogia; forse il terzo episodio riuscirà dove i suoi predecessori hanno sbagliato? Solo il tempo c’è lo dirà.  

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