The Ascent Recensione| Se c’è un setting che va per la maggiore negli ultimi anni è quello del cyberpunk, definito come una sottocorrente fantascientifica pessimista nata attorno ai primi anni ottanta, che vede protagonista una umanità molto spesso senza scrupoli e degenerata, corrotta dalla tecnologia al punto di regredire fortemente in termini etici e morali. In un mondo come questo, cornice perfetta per dilemmi morali e storie al cardiopalma, si consuma un dilemma morale e sociale che da molto da pensare a tutti i suoi appassionati. Fin quando può proseguire il progresso? Quanto può crescere, cambiare le nostre vite, ed è perfettamente accertato che lo faccia sempre in meglio? Gli individui di una distopia cyberpunk sono sconfitti, sia come individui che come razza, vittime indiscusse di uan hyubris tecnologica incurabile che ha cambiato il loro stesso modo di rapportarsi a sé stessi e agli altri, e la lotta adesso diviene più barbara di quanto ci si aspetterebbe. The Ascent trae spunti numerosissimi da questi mondi al neon, come vedremo nella nostra recensione. Ultima fatica di Neon Giant grazie a Curve Digital, l’opera è disponibile su Steam e sul circuito Microsoft da oggi.
Nei recessi dell’arcologia
Come sempre, anche in The Ascent è una storia a fare da introduzione al mondo; siamo su Veles, un pianeta piuttosto inospitale in cui l’umanità (e gli altri alieni) cercano l’opportunità di una nuova vita; in un universo in cui la fanno da padroni le megacorporazioni l’unica opportunità per sfuggire agli slums e alle favelas è quella di firmare un contratto-indentatura con una delle corp in cui si cedono letteralmente tutti i diritti a quell’azienda in cambio di un viaggio di sola andata verso il nuovo pianeta e un lavoro assicurato. I lavoratori indenturati sono schiavi in tutto meno che il nome, ed il nostro personaggio è uno di questi: ma dietro la propaganda corporativa la verità è un’altra. La vita nelle arcologie, imponenti agglomerati di metallo che milioni di persone chiamano casa, è tutt’altro che semplice, specialmente nei livelli inferiori lontani dalla vita patinata e al neon delle classi superiori. Una storia canonica, se vogliamo, per il genere cyberpunk, che getta subito le basi per un impianto ludico-narrativo credibile, seppur asservito al gameplay.
Riflettendo meglio su questo mondo, viene reso egregiamente sia dal punto visivo, sia da quello narrativo, una trama perfetta per il tipo di gioco che si vuole veicolare, e sui cui è possibile anche riflettere evidenziando alcuni punti di pregio e delle critiche. Innanzitutto, siamo dinnanzi ad una perfetta rappresentazione di un melting pot: le corp accettano “lavoratori” da diversi angoli della galassia ed infatti ci capiterà spesso di lavorare a stretto contatto con degli alieni molto diversi da noi, con cui saremo costretti a collaborare. C’è poi una netta contrapposizione fra la vita “di sopra” e “di sotto”, intesa come una gentrificazione dell’arcologia davvero credibile. Il setting in sé è non lineare, e le ambientazioni anzi differiscono una dall’altra in modi apprezzabili, sebbene avremo modo di riflettere maggiormente in questo senso proseguendo la nostra analisi.
Una lotta al cardiopalma
Il vero cuore di The Ascent è senza dubbio il suo gameplay, che ci offre in una impostazione isometrica un action-shooter al cardiopalma in cui il nostro personaggio dovrà destreggiarsi in una serie di combattimenti sempre stimolanti ed interessanti. A farla da padrone sono le armi, che come c’è da aspettarsi sono tutte futuristiche, sebbene ben differenziate una dall’altra e ricollegabili alle controparti reali. E così dunque non mancheranno le pistole semiatuomatiche, i mitragliatori, i fucili a pompa, passando per armi più specializzate come i lanciagranate, i fucili di precisione o persino i lanciafiamme. Un sistema di shooting ben implementato e sufficientemente articolato, sebbene meno di quanto ci si aspetterebbe da un titolo come questo che investe molto sulla meccanica. Fra l’opportunità di personalizzare e potenziare le armi qualcosa si è perso, ma alla fine della fiera non è troppo un dramma. L’unico difetto di tutto l’impianto è forse un’eccessiva enfasi sulle coperture e, in alcuni boss, poco tempo per schivare, ma si tratta di elementi comprensibili per uno studio novizio.
Riflettendo poi sul comparto squisitamente parametrico di The Ascent, siamo dinnanzi ad un titolo fortemente rilassato quando si tratta di gestire una questione spinosa come quella delle classi o delle abilità. Facendo sua la filosofia del “gioco come voglio”, l’opera fa abiura di componenti tradizionalmente ruolistiche dandoci una libertà non indifferente. Siamo infatti liberi di assegnare (e modificare in corso d’opera) tutti i punti abilità che ci saremo guadagnati combattendo o completando le missioni, potendo variare anche in forti termini dimorfistici la configurazione del nostro personaggio. Un personaggio che è totalmente personalizzabile quanto in termini estetici, tanto nelle sue facoltà; dandoci modo di esprimere a pieno potenziale il nostro stile di gioco.
La bellezza della decadenza futuristica
Ma il vero punto di forza di The Ascent è certamente dettato dalla sua estetica seducente e dall’eccellenza tecnica che fa davvero la sua porca figura. Prendendo in considerazione la fibra visiva di questo mondo, si tratta davvero di un piacere per gli occhi per chi ama l’architettura futuristica, quella cyberpunk personalmente, ma fortemente influenzata non solo dal noto stile al neon ma anche e particolarmente da un intrigante dieselcore… specialmente nei recessi dei piani inferiori di quell’arcologia dove tubi del carburante e strani droni insettivori la fanno da padroni. Ci immergeremo in dei luoghi sorprendentemente brulicanti di vita, ma alieni ai nostri standard, posti che ai nostri occhi risulteranno strani ma in cui il nostro protagonista vive e si barcamena naturalmente, abituato all’esistenza arcologica e ai suoi ritmi.
Riflettendo poi sul grado tecnico di The Ascent possiamo senza dubbio accendere una luce verde; un titolo che non le manda a dire, anche se prodotto da un piccolo studio, con un livello di dettaglio davvero sorprendente e degli effetti sempre ben pensati e mai superfli. Non mancheranno i particellari e gli effetti di sfondo ad arricchire i nostri combattimenti e le esplorazioni dell’arcologia, il tutto con un mood scanzonato e mai banale. Un’ambientazione poliedrica fatta di luoghi all’aperto e al chiuso, con caratteristiche e sfide ambientali differenti a cui il nostro personaggio dovrà adattarsi, tutte ben implementate e senza paranoie. Non mancheranno piccole cicche come le cutscene, descrizioni immersive di armi ed oggetti ed ovviamente, anche un doppiaggio (inglese) che contribuisce a rendere l’opera fortemente godibile.
The Ascent è un titolo che sa cosa vuole e che offre al giocatore un’offerta videoludica sorprendentemente ampia, viste le sue premesse. Un mondo cyberpunk ben caratterizzato che funge da cornice per un gioco di forte impatto ricco di azione e combattimenti impegnativi, conditi da armi variegate ed un sistema di gameplay che preferisce la flessibilità e la libertà del giocatore all’asservimento parametrico. Nel complesso un titolo forte che di certo non mancherà di venir apprezzato dagli appassionati del genere, e che di certo verrà lodato per le sue caratteristiche tecniche.
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