A vedere le pessime conversioni Amiga dei vari Mortal Kombat e Street Fighter, verrebbe da pensare che il super computer Commodore avesse un vero e proprio problema coi picchiaduro a incontri… A dispetto di questa supposizione, il 16 Bit più amato di sempre, poteva invece sfoggiare un discreto parco di titoli a tema, molti dei quali sviluppati in economia da team ansiosi di regalare ai suoi possessori l’ebbrezza dell’Hadouken. Tra i vari progetti legati a questa singolare etnia di beat’em up, spicca senz’altro per completezza il possente Shadow Fighter dei N.A.P.S. di Messina, il quale resta probabilmente il migliore esponente della categoria, assieme al leggendario Body Blows del Team 17.
A trasformare l’opera di Domenico Barba e Fabio Capone in un vero e proprio classico del suo genere, sarebbero intervenuti diversi fattori, non ultimo il notevole comparto grafico a base di coloratissimi scenari, imponenti sprite e molteplici layer di parallasse. Dovendo tuttavia individuare il punto forte dell’intero lavoro, saremmo in ogni caso propensi a premiare la robusta intelaiatura strutturale alla base del suo sistema di controllo. Oltre a rivelarsi assai performante, l’interfaccia di comando pareva difatti non patire in alcun modo il vincolo che legava l’esecuzione di qualsiasi colpo alla pressione dell’unico tasto “fire” a disposizione dei Joystick Amiga. E questo è davvero un record se si considera che ognuno dei 16 personaggi disponibili disponesse di ben 25 mosse differenti!
Apprezzato pressoché incondizionatamente da tutti gli appassionati dell’epoca, Shadow Fighter ottenne numerosi riconoscimenti anche dalla stampa specialistica, riscuotendo giudizi entusiastici sia in Italia che all’estero. Non è d’altronde un caso che, ancora oggi, i suoi artefici ricevano elogi da parte di fan ansiosi di mettere le mani su un suo eventuale remake iOS.