In barba al sensazionalismo televisivo, abbiamo parlato più volte dei giochi potenzialmente utili alla sfera sociale o al benessere psico-fisico dei loro utilizzatori. Oggi, però, siamo stati incuriositi da una notizia diffusa dalle news di abc7, nello specifico di un servizio legato al GamesBeat di San Francisco.  Se non avete mai sentito parlare dell’evento è facile che, come me, foste troppo distratti dal New York Comic Con per notare la piccola conferenza consolatoria tenuta in un hotel della west-coast, ma buona parte degli sviluppatori reietti e indipendenti si siano radunati li in cerca di asilo. In questi corridoi foderati di moquette stantia si trovavano anche i ragazzi di Bandura Games, esimi sconosciuti che hanno deciso di muoversi in direzione opposta ai sempre più popolari videogame mobile che inneggiano alla battaglia giocatore-contro-giocatore.
Il triumvirato di fondatori la dice già lunga sulle loro idee, visto che l’azienda è stata creata da un americano, un’israeliana e un palestinese, e la situazione si riflette ovviamente sul loro operato. Runzoo, il lavoro da loro presentato, è tutt’altro che ammaliante nel gameplay ed è probabilmente frutto di una programmazione fortemente prefabbricata, ma la banalità del tutto viene movimentata da una forte propensione alla collaborazione con perfetti sconosciuti. Il gioco, infatti, non fornirà indicazione alcuna sull’identità del proprio compagno fintanto che non si terminerà la partita, prefiggendosi l’ottimistico e encomiabile intento di creare un legame, per quanto labile, con individui di nazionalità e sessualità diverse. In pratica Bandura Games ha ricreato in forma videoludica una “dark room” in cui cartooneschi animali colorati si sostituiscono al sesso spinto, il tutto per incitare le persone a focalizzarsi sul bene comune che, una volta superati i preconcetti e le fobie,  si può generare unendo le forze.