The Elder Scrolls Online Blackwood Recensione Versione PC | L’attesa avventura annuale di The Elder Scrolls Online, il popolare MMO nato dalla produzione Zenimax, è finalmente qui per la gioia di tutti gli appassionati nella sua incarnazione per PC, con Xbox e PlayStation in arrivo. Il DLC Blackwood, la prima parte dell’avventura annuale Gates of Oblivion, fa colpo sulla nostalgia dei fan più affezionati della serie, presentando la maligna divinità nota come Mehrunes Dagon come antagonista principale. Questo fattore rende Dagon il main villain più ricorrente nell’universo di The Elder Scrolls, dopo aver già tentato di conquistare il continente di Tamriel nei single-player Battlespire e Oblivion.
Ma questo senso di ricorrenza e nostalgia per i fan è in grado di presentare un gameplay interessante e coinvolgente? O come spesso accade per molti titoli, la scelta porta ad un prodotto che si appoggia troppo sugli allori del passato, finendo per risultare scadente nell’attuale contenuto? Dopo aver provato la storia di Blackwood, siamo lieti di poter dire che il DLC si propone come un degno successore per un villain così amato dalla community di The Elder Scrolls, grazie non solo alla storia ma anche ad un grande aggiornamento per il multiplayer, una novità le cui ramificazioni vanno a coinvolgere l’intera esperienza di ESO. Dal giocatore più esperto ai principianti alle prime armi, Blackwood promette una vera e propria rivoluzione, costruendo un sistema basato sui migliori risultati a riguardo di altri MMO. Di cosa parliamo? Tempo di scoprirlo assieme.
Blackwood: una battaglia familiare, ma sempre nuova
Prima di scendere nel nucleo della faccenda, prendiamoci un momento per parlare dell’attuale trama e storyline iniziata da Blackwood e che durerà per tutto l’anno. The Elder Scrolls Online ha sempre avuto la capacità di narrare vicende interessanti e coinvolgenti in ogni parte della mappa, partendo dalle storyline principali alle missioni secondarie. Rispetto a molti altri titoli multiplayer, anche tra i più amati, è difficile incontrare una quest che chieda di recuperare venti pellicce di lupo senza fornire un interessante backstory in grado di mantenere l’attenzione del giocatore e i DLC che hanno fallito in questo compito sono sempre stati quelli più criticati. Ebbene da un punto di vista classico, la storia di Blackwood non è poi così originale: per ovvie ragioni non scenderemo nel dettaglio, ma la formula sostanziale della trama non è diversa da quella di molti cartoni degli anni novanta, con gli eroi determinati a recuperare potenti oggetti prima che le forze del male possano trovarli ed usarli per fini nefasti. Ma come non ci stancheremo mai di dire, una trama dalla formula semplice e ben lavorata batte sempre una trama che tenta a tutti i costi di essere originale, ma finisce per fornire solo confusione e contraddizioni.
The Elder Scrolls Online: Blackwood racconta una storia dalla formula semplice, ma piena di momenti emozionanti e personaggi ricorrenti, intrighi e magia, rispettando pienamente la formula fantasy che ha reso l’universo delle antiche pergamene così amato. Il personaggio di Eveli Sharp-Arrow è in grado senza dubbio di catturare l’attenzione del giocatore e alla fine dell’avventura sarà amato od odiato ma mentre personalmente noi di VMAG avremmo voluto strangolare l’elfa bosmer, non possiamo negare che sia stata capace di farci immergere nella partita e nelle emozioni della trama. Certo, si potrebbe accusare Zenimax di mancare in ambizione, scegliendo una trama “classica” ma ben fatta sopra ad un tentativo di stupirci, ma non c’è modo di dire se il risultato finale sarebbe stato peggiore o meno e a noi sta bene così, finchè l’espansione è in grado di catturare le nostre emozioni.
Meglio male accompagnati, che soli
Per adesso, il duo in questione è composto da Bastian Hallix, un mago guerriero imperiale dall’atteggiamento cavalleresco e determinato ad aiutare i poveri e salvare gli innocenti attraverso ogni landa e Mirri Helendis, una ladra dunmer che -sebbene comunque di carattere positivo- possiede una morale molto più flessibile. Uno dei maggiori aspetti dei compagni è che, al contrario del giocatore, possiedono abilità completamente uniche. Sebbene le loro skill riflettano una “classe”, non corrispondono in maniera completa alle abilità cui i giocatori possono accedere e anche il loro equipaggiamento, nonostante possa essere personalizzato nell’aspetto, può essere migliorato soltanto in maniera parziale. Scordatevi quindi skin e cappelli dall’aspetto unico, perché i compagni sono determinati a rimanere sé stessi, mantenendo un look facilmente riconoscibile. Si può tuttavia dare comunque loro un tocco di unicità, assegnando loro qualsiasi cavalcatura in possesso del giocatore a prescindere cosa il nostro personaggio stia usando come mezzo di trasporto. Zenimax ha posseduto la delicatezza di mettere il reclutamento di questi personaggi all’interno di quest secondarie, rendendo possibile il reclutamento anche a quei giocatori che non hanno ancora raggiunto quella parte della storia e desiderano magari provare in ordine l’intera esperienza ESO.
Gruppi di quattro, con due giocatori
Ovviamente, per quanto l’AI possa essere ben lavorata, è impossibile raggiungere la stessa qualità di combattimento degli esseri umani, dunque perchè usare i compagni? La risposta è molto semplice e si connette alla capacità di ESO di attirare anche gli appassionati di single-player che amano la saga ma non le meccaniche tipiche degli MMO. Sebbene i compagni non possano essere usati in maniera efficace ai livelli di difficoltà più alti, lasciando quel tipo di endgame content a quella piccola fetta di giocatori più dedicati a massimizzare le abilità dei loro personaggi, la larga porzione di utenti che preferiscono un gioco più rilassato possono usare i compagni per facilitare la propria vita e darsi una spinta in più. The Elder Scrolls Online riesce così a conservare le caratteristiche del multiplayer ancora una volta, pur andando incontro alle esigenze di più potenziali utenti possibile. Un’abilità in cui Zenimax si è specializzata ampiamente.
Nonostante questi numerosi aspetti positivi, Blackwood presenta una piccola nota che ci ha lasciato interdetti: i cancelli dell’Oblivion, portali che appaiono e scompaiono casualmente dalla mappa e che conducono a dungeon dove ci si può immergere nella sensazione di combattere le forze demoniache di Dagon all’interno della loro stessa dimensione, proprio come in Oblivion. Sebbene la ricorrenza atmosferica sia apprezzata, il modo in cui è stata implementata ci lascia perplessi, poiché si tratta della stessa formula che abbiamo visto con le dark anchors del gioco base e con le tempeste di natura vampirica di Greymoor. La ripetitività rischia di rovinare l’effetto, quindi ci auguriamo che in futuro Zenimax trovi modi migliori di integrare quella che ormai è una tradizione per ogni espansione annuale.
In conclusione, The Elder Scrolls Online: Blackwood è sicuramente un titolo che consigliamo agli utenti del multiplayer e ad ogni nuovo giocatore che si chiede quali pacchetti di contenuto acquistare per iniziare la propria avventura, grazie non solo ad una trama ricca di elementi familiari, ma non noiosa, ma anche alla possibilità di farsi accompagnare da nuovi alleati in grado di dare colore al proprio gameplay e facilitare le meccaniche per i giocatori più inesperti. Sebbene, ancora una volta, non ci sia nessuna possibilità di avviare interazioni romantiche con i nostri nuovi colleghi d’avventura. Senza dubbio il più grande crimine commesso da Zenimax.
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