Biomutant Recensione: lo chiamavano TopoRambo

Biomutant Recensione Versione PC | Quando pensiamo a che personaggio interpretare in un gioco di ruolo, che sia in carta e penna come D&D o un videogioco come Skyrim, tendenzialmente ci viene in mente il tipico personaggio umanoide con uno spadone grande due volte lui o il mago che agita febbricitante le mani per evocare convenienti cataclismi in scala mondiale. Questa cosa può variare in base all’ambientazione del titolo, le frecce vengono sostituite dai proiettili e le magie dalla tecnologia, comprendendo nel mezzo molte altre combinazioni. Ecco, tra tutte quelle che ci potevano venire in mente, dobbiamo dire che Biomutant è riuscito a sorprenderci: l’ultima cosa che ci aspettavamo era il poter interpretare John Rambo peloso e radioattivo, con tra l’altro uno spadone a due mani ovviamente più grande di noi (e possibilmente col manico a banana). Di certo è riuscito a lasciare il suo segno nella memoria.

Questo è quello che Biomutant ci propone: un GDR post-apocalittico popolato da animali antropomorfi, che si scannano tra loro con le armi più disparate e i poteri più bizzarri, il tutto senza mai prendersi troppo sul serio. Noi di VMAG abbiamo analizzato a lungo il titolo per darvi un’analisi più accurata possibile. Nei seguenti paragrafi riporteremo, nel bene e nel male, tutti i pregi e i difetti che compongono il mondo di gioco: benvenuti nella nostra recensione di Biomutant!

Biomutant

La creazione del personaggio: il TopoRambo

La prima cosa che ci troviamo davanti appena iniziata una nuova partita è il menu di creazione del personaggio: qui possiamo scegliere la nostra specie tra 6 disponibili, questo determinerà le nostre caratteristiche iniziali. Ora Biomutant ci pone davanti una scelta molto importante, comune anche negli altri giochi di ruolo: vogliamo un personaggio bello ma non performante, o forte ma brutto? Sì, perché sia nella scelta della specie  che nella finestra successiva, quella della mutazione del personaggio, per ottenere determinate caratteristiche sarà necessario alterare il nostro codice genetico. Se vogliamo creare un personaggio con alta intelligenza avremo una testa enorme, mentre un personaggio con forza massimizzata sarà spesso quanto un muro di cemento.

Il risultato estetico non è spesso il massimo, di solito esce fuori una creatura che non splende per bellezza. Se vogliamo quindi un personaggio esteticamente gradevole dobbiamo accontentarci di una via di mezzo tra le varie caratteristiche, noi abbiamo optato per una sezione centrale tra carisma e costituzione. Ovviamente questo non è assolutamente un difetto, anzi, è un punto a favore del titolo: in natura bello non equivale per forza ad efficace, in verità spesso si può assistere all’esatto opposto. Comunque le caratteristiche iniziali non sono troppo importanti, possiamo aumentare qualunque attributo salendo di livello.

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Dopo aver scelto gli attributi, si passa alle nostre resistenze. In Biomutant ci sono 4 elementi e quindi quattro rispettive resistenze: Calore, Freddo, Radioattività e Bio-Rischio. Queste non avranno solo l’effetto di ridurre i danni di determinati attacchi elementali in combattimento, ma anche di proteggerci dall’ambiente esterno. Nelle zone in cui i fumi tossici abbondano, un’alta resistenza al fattore Bio-Rischio ci permette di sopravvivere più a lungo. La scelta delle resistenze si traduce visivamente nella fosforescenza del nostro braccio, ancora una volta sta a noi scegliere se vogliamo la difesa migliore o il colore più bello. Concluso questo, si passa alla scelta della pelliccia e al suo colore. Essendo una cosa abbastanza auto-esplicativa, possiamo tralasciarla e proseguire con la scelta della classe.

Tiratore, Commando, Psicofolle, Sabotatore e Sentinella: queste sono le classi che Biomutant mette a disposizione. Purtroppo non si capisce bene a cosa portino e cosa precludano, gli unici indizi sulle nostre future abilità sono l’aspetto delle classi e le abilità passive che ci vengono mostrate in basso. Sebbene sia evidente che lo Psicofolle sia portato per la “magia” e la Sentinella al combattimento corpo a corpo, avremmo gradito un elenco delle abilità peculiari, o magari un’anteprima della classe. Fermo restando che il nostro obiettivo è creare il TopoRambo, scegliamo il Commando e proseguiamo. A questo punto la sezione di creazione si conclude e veniamo introdotti al tutorial.

Volendo spendere due ultime parole sull’editor, possiamo dire che è sicuramente unico nel suo genere e offre molte scelte interessanti. L’unico lato negativo che ci sentiamo di mettere in evidenza è il già nominato problema legato alla scelta della classe, avremmo preferito una descrizione più accurata di ciascuna di esse.

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Scelte non troppo morali

Prima di parlare del gameplay effettivo di Biomutant, vorremmo soffermarci su quello che riteniamo il difetto più fastidioso del titolo. Essendo uscito già da un po’ di giorni, molti di voi avranno sicuramente sentito una grande quantità di critiche rivolte al narratore: la sua presenza è venuta a noia molto velocemente ai giocatori. Quindi penserete che ora parleremo di lui, no? E invece non sarà così: il narratore, a differenza del vero nemico mortale delle nostre partite, potete silenziarlo nella maggior parte dei suoi interventi. Esistono tuttavia due presenze, nate per essere odiate, che non potranno essere eliminate e ci accompagneranno per tutto il titolo.

Stiamo parlando di quei due demoni che prendono il nome di Luce e Oscurità. Tendenzialmente Luce sprona a fare del bene, Oscurità a fare del male. Fino a qui nulla di nuovo, meccaniche simili si sono già viste in passato (ad esempio in Black & White 2), dunque dov’è il problema? Il problema sta nel fatto che queste due progenie del male appariranno a commentare ogni singola scelta morale compiuta dal nostro protagonista, anche la più banale. Non sono neanche interventi brevi, come un commento in background, ma sono proprio dei dialoghi ai quali dobbiamo partecipare.

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Le scelte morali poi rappresentano anch’esse un problema. La nostra intenzione era quella di interpretare un personaggio dalla moralità grigia, tendente a seguire la sua strada e a nuocere se necessario, tuttavia disposto anche ad aiutare gli altri. La cosa si è risolta con un’aura molto più spinta verso la Luce, perché l’unico modo per guadagnare punti Oscurità è diventare praticamente il Darth Vader dell’arca di Noè. Persino le scelte evidentemente moralmente sbagliate daranno punti luce, se eseguite in un certo modo.

Durante l’esplorazione della mappa ci siamo imbattuti in quello che ci è sembrato una specie di campo per rifugiati. Suddetto campo era proprietà della nostra tribù rivale, quindi una volta arrivati abbiamo eliminato tutte le guardie presenti davanti ai cittadini inermi. Bene, fatto questo ci avviciniamo alla pentola presente nel campo e interagiamo con essa. Il risultato? Prepariamo il pranzo ai profughi, punti Luce guadagnati e buona azione portata a casa. E le guardie che abbiamo eliminato che stavano letteralmente cucinando per quei rifugiati? Pace all’anima loro, non è un problema nostro.

Passiamo ad un altro esempio: in una missione veniamo incaricati, sempre dalla nostra tribù, di incendiare le abitazioni di un villaggio (si, abbiamo inizialmente scelto i cattivi). Arriviamo, uccidiamo senza pietà tutti i guardiani presenti, diamo fuoco alle abitazioni di civili innocenti e ce ne torniamo indisturbati. Altri punti Luce per noi, perché? Perché durante la descrizione della missione noi abbiamo accettato l’incarico con riluttanza, invece di esultare per la morte e la distruzione che avremmo causato da lì a breve. Ora, capiamo che magari una piccola differenza c’è tra le due modalità di accettazione, ma questo non cambia la situazione. Sarebbe stato meglio dare molti punti Oscurità per la scelta entusiastica, e assegnare nessuno o pochi dei suddetti punti per l’accettazione riluttante.

Un eccellente sistema di crafting

Passiamo da un grosso difetto ad un grosso pregio: il sistema di crafting di armi presente in Biomutant. Iniziamo mettendo le mani avanti: è uno dei migliori che abbiamo mai visto all’interno di un gioco. Nulla di troppo complicato, tuttavia estremamente soddisfacente, ci spinge ad andare alla ricerca di componenti per creare le nostre armi personalizzate. Iniziamo subito spiegando come funziona: durante il corso del gioco possiamo trovare varie componenti di armi, fisiche o a distanza, che però singolarmente non saranno granché utili. Quando però troviamo tutti i componenti necessari per la realizzazione di un’arma, entra in gioco il sistema di crafting.

Possiamo creare qualunque tipo di arma, sia fisica che a distanza, combinando basi, manici, accessori, impugnature e chi più ne ha più ne metta. Ammettiamolo, chi non vorrebbe una simil Dragonslayer con l’elsa sostituita da una banana quasi troppo matura per essere mangiata? Oppure una balestra elettrica automatica con l’elsa sostituita da un trapano? Le possibilità che il gioco offre sotto questo aspetto sono molte, e il desiderio di creare la nostra arma dei sogni alimenta il nostro bisogno di esplorazione. Il sistema di crafting è, secondo noi, la parte più ben realizzata del gioco.

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Un’esplorazione gratificante

Biomutant è un gioco di ruolo open world, viene da sé che l’esplorazione sia una parte fondamentale dell’esperienza. Strutturare questa sezione di gioco non è per niente facile, infatti non tutti riescono a realizzare un mondo che riesca a mantenere attiva la curiosità del giocatore; Quante volte vi è capitato di giocare ad un titolo e percepire una strana vuotezza di punti di interesse nella mappa di gioco? Biomutant non si pone questo problema, riuscirà infatti ad intrattenerci con vari dungeon, covi di banditi, missioni secondarie, collezionabili e chi più ne ha più ne metta.

Ricollegandoci al punto precedente, il gioco ci fornisce vari motivi per esplorare quello che il mondo ha da offrire: in tutti i luoghi da ripulire c’è sempre qualche componente per il crafting di valore, e già questo basterebbe come incentivo, ma non finisce qui. In questi luoghi infatti spesso è possibile trovare delle creature o dei contenitori speciali, che ci forniscono punti utili a sbloccare i nostri poteri e a migliorare le nostre resistenze. In più è un buon modo per guadagnare punti esperienza.

Grande varietà di ambienti…

Il mondo di gioco è molto variegato: si passa da zone boschive e piene di vita ad aridi deserti, da paradisi terrestri a discariche di scorie tossiche che graveranno sulla nostra salute per tutta la nostra permanenza. La mappa di Biomutant vale la pena di essere vissuta, se non per le varie attività da svolgere quantomeno per l’impatto visivo che ha. La flora e la fauna che variano in base alla località, insieme agli usi e i costumi delle popolazioni, rendono ogni settore unico da visitare.

Proprio riguardo alle popolazioni abbiamo qualcosa da dire. Il mondo di Biomutant è diviso in varie zone controllate da 6 diverse tribù. Queste come già detto si distinguono non solo per il vestiario, ma anche per la loro cultura ed i loro obiettivi. Nella prima fase della nostra avventura ci viene dato il compito di unirsi a una di queste, le nostre opzioni sono due: la tribù dei Miriadi o quella degli Jagni. L’obiettivo della prima è riunire tutte le rivali e salvare l’Albero della Vita dai Mangiamondo, la seconda invece mira a sottomettere le altre tribù e a distruggere suddetto albero.

L’obiettivo del gioco cambia a seconda di chi diventerà nostro alleato, quindi questa scelta è particolarmente importante, seppur non irreversibile. È possibile abbandonare i nostri attuali compagni per unirsi ad una nuova causa, fermo restando che al momento del passaggio non possiamo essere in guerra con la nuova tribù. Questa è senz’altro un’aggiunta molto apprezzata, in quanto tiene in considerazione la dinamicità psicologica che un personaggio può avere: l’eroe di oggi può avere un improvviso cambio di prospettiva e diventare l’assassino di domani, e viceversa. Quella di non vincolare il giocatore alla sua scelta iniziale è una decisione molto oculata.

… Ma non di nemici

Qui arriviamo al secondo punto dolente di Biomutant: i nostri nemici e il sistema di combattimento. In generale, escludendo i boss principali, possiamo pensare a tre macro categorie di avversari: normali, grandi e bestie. Gli avversari normali sono quelli della nostra stessa stazza, tendono a combattere melee e qualche volta con dei fucili o con i poteri. I nemici grandi combattono quasi esclusivamente in corpo a corpo, salvo qualche attacco specifico. Le bestie tendono a combattere in maniera più frenetica, cosa che le rende più pericolose a distanza ravvicinata. Qual è il loro problema?

Il problema è che soccombono tutte di fronte alla sacra forza del piombo. È vero, alcuni nemici ci sparano, ma il combattimento corpo a corpo è così efficace che basta avvicinarsi ed eliminarli subito, per il resto basta fare fuoco. Non è neanche un problema legato alla difficoltà, in quella più alta non abbiamo avuto troppi problemi ad affrontare creature di livello decisamente superiore al nostro. Potevano eliminarci in un colpo, certo, ma se quel colpo non ci può raggiungere il problema non si pone.

Questo non vale solo per le armi da fuoco, anzi i poteri sono persino più forti in certi casi. Vi riportiamo qui un esempio: durante le nostre esplorazioni ci siamo ritrovati davanti ad un accampamento di banditi, decidiamo di entrare e saccheggiarlo. Una volta entrati davanti a noi, oltre ai classici sgherri, si parano davanti non uno ma ben due colossi pronti a farci a pezzi. Ci prepariamo all’osticità del combattimento e iniziamo a schivare i vari colpi. Ad un certo punto decidiamo, giusto per applicare un po’ di danno elementale, di utilizzare un’abilità.

Adesso le cose si fanno confuse. Dopo averla usata abbiamo continuato ad evitare i colpi, tuttavia dopo qualche istante abbiamo notato una cosa strana. I due colossi nominati in precedenza hanno iniziato ad attaccarsi a vicenda. Fino a quel momento non avevamo utilizzato molto le abilità, rimediavamo con una pioggia di piombo, quindi ci eravamo scordati degli effetti dei poteri acquisiti a inizio gioco. Incuriositi dalla situazione andiamo a controllare e, come sospettato, il merito della situazione era da attribuire all’abilità Farafauci, che infetta i nemici e li spinge a combattersi a vicenda.

Il problema di questo potere è semplice: è il primo che si sblocca (almeno per il Commando, non abbiamo controllato le altre classi). Se il primo potere sbloccato ci permette, a modalità difficile, di spingere un avamposto intero al suicidio mentre noi rubiamo tutto indisturbati, allora è presente un problema di bilanciamento. Non abbiamo sferrato neanche un colpo ai due colossi, hanno fatto tutto da soli.

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Se per voi le build magiche o a distanza non sono abbastanza interessanti potete stare tranquilli, anche il combattimento melee non è da meno. Seppur più rischioso rispetto ai primi due, il corpo a corpo riesce comunque a devastare tutti i nostri avversari. Innanzitutto eseguire un contraccolpo condanna il nemico a subire una combo da più di metà della sua barra di HP. Non essendo troppo difficili da mettere a segno, in quanto il momento giusto per premere il tasto viene evidenziato sulla testa dei nostri avversari, spesso e volentieri ai nemici non rimane altra scelta che assistere inermi alla loro distruzione.

Sia a distanza che in corpo a corpo, il nostro personaggio può eseguire delle mosse speciali una volta premuta la giusta sequenza di tasti. Se ne eseguiamo tre diverse, è possibile entrare in uno stato che ci permette di sferrare mosse letali per un breve lasso di tempo. L’idea è molto simpatica, purtroppo però questo stato lo abbiamo utilizzato poche volte in quanto, per i motivi già citati, non abbiamo mai sentito la necessità di preferirlo rispetto alle altre opzioni di combattimento.

Prima di concludere, come di consueto, riportiamo la nostra esperienza a livello di performance. Abbiamo giocato a Biomutant utilizzando una postazione di fascia medio-bassa (scheda grafica GTX 1060 3GB) e impostando tutti i settaggi ad alto. Salvo alcune zone particolarmente ricche di fogliame o particellari, non abbiamo riscontrato cali di frame gravosi, inoltre in queste ultime la situazione è sempre rimasta comunque particolarmente gestibile. Abbiamo deciso di non armeggiare troppo con le impostazioni, tuttavia siamo sicuri che abbassando qualche dettaglio (ad esempio le ombre) la situazione si può risolvere. Ci sentiamo quindi di promuovere il titolo sul punto di vista tecnico.

Ricapitolando, l’editor dei personaggi regala molte soddisfazioni, sebbene non risulti chiaro sulla descrizione delle classi, e la diversificazione dei vari biomi rende il mondo incredibilmente variegato e mai noioso da esplorare. Proprio quest’ultima è estremamente gratificante, le avventure nei dungeon e negli avamposti alla ricerca di componenti per il crafting, uno dei migliori che abbiamo mai visto, ci prenderà parecchie ore di gioco. Purtroppo il titolo soffre sotto l’aspetto del sistema di combattimento, non esattamente entusiasmante, e sul livello delle scelte morali, in quanto sbilanciato nell’assegnazione dei punti Luce e Oscurità. La possibilità di cambiare tribù in corso d’opera e quindi modificare l’obiettivo finale del gioco l’abbiamo apprezzata molto. A livello di performance il titolo ci è sembrato ben ottimizzato, Experiment 101 ha fatto un buon lavoro. Per concludere consigliamo l’acquisto di Biomutant tenendo tuttavia presente che attualmente il titolo, pur presentando vari pregi, difetta sotto alcuni aspetti.

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