Layers of Fear 2 Recensione Versione Nintendo Switch | C’è qualcosa di inquietante nella recitazione, una delle branche delle arti performative, ovvero pratiche come la danza o il teatro. Difficile dire cosa ci sia di subdolo in tutto ciò, ma indubbiamente c’è un elemento a farci rizzare la schiena in certi frangenti. Forse si tratta dell’immedesimazione, l’idea che una persona in quel momento possa essere “calata” così a fondo nel personaggio che interpreta da divenire quell’individuo. E se ciò è vero, fino a che punto possiamo dire che sia una recita? Questa forma espressiva ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella cultura umana, fin tanto che anche i bambini molto spesso “recitano”, con i loro classici giochi infantili molto più significativi ed importanti di come potrebbe sembrare ad occhi inesperti. Eppure, non è solo in questo aspetto che si riflette questa “immersione”, in quanto anche nel videogioco stesso ha un ruolo importante, specialmente per i GDR, in cui è essenziale “essere quel personaggio” e non andare off-characters, ovvero smettere di fingere.
Il titolo che considereremo quest’oggi fra le sue tematiche principali ha proprio l’arte dell’interpretazione, che metterà il luce proprio questo lato inquietante dell’arte. Stiamo parlando di Layers of Fear 2, sequel dell’acclamato antesgignano dalla polacca Bloober Team, che al contrario aveva rappresentato tematiche spaventose collegate al mondo della pittura. Di disciplina in disciplina dunque, ma la nostra domanda preliminare è proprio quella di chiederci se il team abbia fatto tesoro delle imperfezioni del suo predecessore per migliorare il suo comparto, oppure, se ci siano stati altri scivoloni. Le prospettive di questa recensione si paventano molto succose, dunque prepariamoci senza indugio ad abbordare il Transatlantico Icarus.
Un’esperienza tra l’onirico e il simbolico
Le vicende di Layers of Fear 2 non sono troppo dissimili da quelle del prequel: questa volta abbiamo a che fare con un regista e il suo lento viaggio verso la pazzia, che lo condurrà a riflettere e delirare verso il rapporto fra la sua persona e le sue opere, oltre all’importanza dell’immedesimazione nella recitazione. Noi siamo James, un attore hollywoodiano con una carriera in ascesa, che come molti altri prima di sé sta provando ad entrare nelle grazie del rinomato regista, le cui opere sono molto famose e studiate ai giorni nostri. La nostra esperienza inizierà proprio nella lussuosa cabina del nostro personaggio, che sembra allestita proprio per una preparazione alla sua performance: già in questo momento possiamo apprezzare uno dei punti di forza del titolo, ovvero l’ambientazione, una ben realizzata nave transatlantica degli anni trenta davvero egregiamente ricostruita.
Da qui inizierà un viaggio letteralmente tra l’onirico e il simbolico negli angoscianti ambienti del transatlantico, partendo dai “piani alti” riservati alla prima classe e scendendo fino ai livelli inferiori, nelle stive o le cuccette dei passeggeri meno facoltosi. Di contorno ci saranno enigmi ed ambientazioni chiaramente simboliche pensate per riflettere elementi artistici e di trama. Una cosa carina di tutto questo è il fatto che gli sviluppatori abbiano preso chiara ispirazione non solo da opere come il Titanic, ma anche i veri e propri capolavori del cinema, cosa amplificata specialmente dalla presenza di numerose locandine e di proiettori che avranno un ruolo attivo nel gameplay, spingendoci proprio a manovrarli per avanzare nel gioco.
La cura per i dettagli
Ma dal punto di vista del gameplay, cosa ci possiamo aspettare da Layers of Fear 2? Presto detto, in quanto, non si tratta di un semplice “gioco horror” pensato per terrorizzarci, tutt’altro, in questo frangente siamo immersi in una vera e propria esperienza thriller ad alta intensità in cui non si punta tanto ai banali jumpscare (pur presenti in piccole dosi, per gradire) ma a parlarci di una vera e propria discesa verso i recessi della pazzia insita naturalmente nell’animo umano. Tutto questo in game verrà reso in una esplorazione delle varie ambientazioni in cui verremo posti, dapprima appunto l’imbarcazione, che dopo un’avaria si tingerà di tinte paranormali per poi spaziare verso scenari completamente distaccati. Nulla di mai visto ma di sicuro qualcosa di noto ai giocatori, benché l’idea del “tutto fumo niente arrosto” a volte possa arrivarci, specialmente quando la tensione salirà e scenderà senza culmine in certi frangenti… come se dovessimo aspettarci una sorpresa che non arriva… e adesso?
Eppure, il titolo ha una certa cura per i dettagli: l’interazione è principalmente dettata dall’uso di porte ed oggetti contrassegnati dalla distintiva icona, con la possibilità di maneggiarli attraverso il joycon. Questa in effetti è una buona implementazione nella trasposizione su Nintendo Switch, e vi invitiamo a continuare a leggere quando andremo effettivamente ad approfondire più a lungo dei pro e contro di questa versione in particolare. Proseguendo, un altro elemento importante, prezioso ausilio per comprendere una trama che è comunque composita e leggibile su più livelli, saranno i collezionabili; si parla di articoli di giornale, appunti ed approfondimenti scritti non solo dal regista ma anche da altri personaggi, cosa che ci aiuterà a comprendere cosa sia accaduto in quel luogo maledetto.
L’atmosfera dell’Icarus
Guardando al lato estetico di Layers of Fear 2, qui c’è davvero molto da dire ma si può ridurre in una semplice frase: complimenti al team di Bloober per aver messo in piedi un’ambientazione davvero credibile e ben realizzata, in cui si vede come ci sia stato uno studio non solo artistico ma proprio dal punto di vista delle reference e dell’environment design; dalla più comune cabina fino alla sala meglio realizzata, per passare poi alla passeggiata sul ponte panoramico, ogni cosa di questo scenario sarà credibile e gradevole, da far ingelosire il più accurato archiviz. Una delle sensazioni più angoscianti comunicate da questi bei ambienti sarà proprio l’ansia: non incontreremo quasi mai nessuno in questi enormi spazi, sia da quelli che ci si aspetterebbe più frequentati, come le sale da thé, i ristoranti o i luoghi sociali, sia intere ale di cabine ed alloggi letteralmente deserti, in cui saremo liberi di mettere a soqquadro le camere e lasciare gli scarichi e i rubinetti aperti impunemente.
Ma il vero pezzo forte dell’atmosfera sarà l’apporto degli effetti sonori, ed in particolar modo, della musica, particolarmente ispirata e “cinematografica”, essa sarà la pietra angolare di quel generatore di ansia che in certi frangenti della partita sarà impostato con la manopola su “massimo”, benché chi lo manovra deve essere particolarmente isterico, in quanto giocando abbiamo notato una certa “irregolarità” e, alcune volte, dei lievi ritardi o anticipazioni nel costrutto thriller del gioco. Il punto debole di tutto questo? La durata… già il titolo precedente è durato meno del previsto in termini di ore effettive, e anche in Layers of Fear 2 è possibile completare la storia nell’arco di un pomeriggio. Ovviamente, abbiamo detto completare la storia, non tutto il prodotto, in quanto per far quest’ultima cosa bisogna esplorare con minuzia gli ambienti scoprendo l0calità secondarie fuori dai percorsi prestabiliti, dove sarà possibile trovare chicche o approfondimenti sulla storia.
I soliti sospetti
Eppure, anche in un teatro non sono tutte luci ma ci sono anche le ombre, ed è pure il caso di Layers of Fear 2, come c’era d’aspettarsi. Esistono delle piccole imperfezioni tanto nel gioco in sé, tanto nella sua trasposizione su Nintendo Switch, nulla che renda il titolo sgradevole o non giocabile, certo, ma si tratta dei classici piccoli sbagli ed inesattezze che fanno mangiare le mani agli attori alla prima, ad esempio. Parlando dell’opera base in sé, oltre alla sopracitata mancanza di sostanza che si avverte distintamente a tratti, c’è anche una certa bassa qualità nel doppiaggio, elemento che come abbiamo detto assieme all’ambiente simbolico e ai documenti è fondamentale per raccontarci la storia; in questo senso, c’è anche la mancanza della lingua italiana, relegata a mero sottotitolo, quasi un controsenso per qualcosa dedicata all’arte, essendo il nostro paese la sua Capitale globale.
Dal punto di vista della trasposizione sulla console ibrida, possiamo dire che è un porting senza lode e senza infamia; il tutto funziona, per quanto possa valere questa affermazione. A volte si avranno difficoltà a navigare con la telecamera o interagire con gli oggetti, cosa particolarmente amplificata nei momenti topici in cui saremo inseguiti dai nemici oppure in cui si potrà svolgere un’azione entro una finestra temporale limitata. Ad aiutarci un minimo viene in aiuto la possibilità di regolare la sensibilità dei controlli, cosa ahinoi non sempre efficace. Tuttavia, dal lato tecnico e grafico, salvo alcuni scivoloni con gli effetti antialiasing, c’è una buona ottimizzazione, il gioco è molto più fruibile in dock mode, rispetto che in modalità portatile, complice anche la maggiore risoluzione.
Per concludere, Layers of Fear 2 è un’opera valida, e si preserva come tale anche nella sua trasposizione dedicata alla console Nintendo Switch: Bloobers Team in questo senso è andata “a colpo sicuro”, in quanto godeva di un apparato già solido grazie al prequel, da cui questo prodotto di sicuro non si distanzia troppo. L’apparenza potrebbe ingannare, specialmente per chi si approccia al titolo aspettandosi un’esperienza squisitamente horror; al contrario come vi abbiamo spiegato, emerge di più un lato thriller, impreziosito particolarmente dalla gradevole ambientazione e dalle tracce musicali atmosferiche che saranno vera e propria benzina per alimentare la nostra tensione.