Maid of Sker Recensione versione PlayStation 4| Di titoli indie horror ambientanti in un albergo ce ne sono tanti ma solo pochi sono in grado di far tenere al giocatore il cuore in gola per tutta la durata del titolo. In questo gioco il protagonista verrà chiamato dalla propria amata nell’albergo di famiglia dove è stata rinchiusa per potare a termine un rituale di passaggio dopo la morte della madre di lei. Scopriremo ben presto che la sua famiglia ha non pochi problemi e che lei ne è la causa anche se all’inizio non è molto chiaro il motivo, gli unici indizi che abbiamo sono uno spartito di una melodia composta dal protagonista e un medaglione che oltre che da chiave funge anche da carillon.
Sin dalle prime fasi di gioco noteremo una melodia in lontananza che ci accompagnerà per tutto il gioco in diverse forme oltre che un misterioso cane in cui ci imbatteremo diverse volte mentre esploreremo le zone esterne dell’hotel. La storia ci verrà narrata in tre modi diversi, il primo è tramite le chiamate con Elizabeth, l’amata del protagonista Thomas, che ci informerà di diverse scoperte e pericoli che potremo incontrare lungo la via, il secondo è tramite i grammofoni che oltre a fare da punto di salvataggio ci permetterà di ascoltare a delle registrazioni di dialoghi per poter comprendere la trama, mentre il terzo modo è tramite i documenti che potremo trovare in giro. Appena arrivati all’hotel sembrerà che si sia appena tenuta una grande riapertura, cosa che intuiremo anche grazie alle prime registrazioni che ascolteremo oltre che dai festoni che sono appesi all’entrata dello stesso. Però entrando l’unica cosa che noteremo è un gran disordine e macchie di sangue sparse insieme a festoni penzolanti e rovinati. Ben presto ci verrà anche spiegato il motivo poiché, dopo un bello jumpscare riceveremo una chiamata da Elizabeth che ci spiegherà che sono tutti impazziti per qualche motivo e che è pericoloso aggirarsi per i corridoi.
Un canto bello da impazzire
Continuando a esplorare e a leggere i documenti verremo a conoscenza di alcune oscure verità riguardo al padre e allo zio della donna e del loro passato omicida oltre che di diversi problemi finanziari dovuti all’improvvisa scomparsi della madre di lei, la cantante dell’hotel che “attirava” i clienti grazie alla sua voce. Il motivo per cui siamo stati chiamati in questo hotel è quello di recuperare dei cilindri musicali che Elizabeth ci dirà essere la cura per poter porre fine alla “maledizione” che affligge Sker, la città in cui prende luogo la storia. Nel frattempo ci verrà introdotta una delle due meccaniche chiave di questo horror, cioè il poter “trattenere il respiro” per no farci trovare dai nemici che anche essendo ciechi hanno un udito molto sviluppato.
Nonostante questa premessa però la IA non sembra rispecchiare molto questa idea anche perché potremo muoverci liberamente nei loro dintorni senza che notino troppo la nostra presenza a meno che non ci metteremo a correre o urteremo qualcosa. La possibilità di trattenere il respiro serve principalmente per quando ci imbatteremo in nuvole di polvere, fumo e nubi tossiche che faranno tossire il personaggio e quindi attirare i nemici quindi basta che si trattiene il respiro mentre si attraversa quella zona e non si dovrebbero riscontrare problemi. La seconda meccanica è il modulatore di suoni, un congegno sferico che utilizza delle “cartucce” sparse per la mappa per emettere un suono assordante per stordire i nemici per qualche secondo e regalarci del tempo prezioso per fuggire e tornare a nasconderci.
Silenzio col cuore in gola
Anche se l’utilizzo delle fonti di luce lascia a desiderare in diversi punti della mappa il sound design è fatto decisamente bene. Il giocatore potrà infatti capire la direzione da cui provengono i nemici con precisione, oltre che provare una costante ansia dovuta agli scricchiolii del pavimento o dal suono che fanno gli stessi nemici quando si muovo. Data anche la loro cecità molto spesso capiterà di trovarci ad un passo da loro e di guardarli in faccia mentre si prega di non essere scoperti. Mentre ci abitueremo a questi nemici relativamente semplici da evitare con una buona dose di calma e pazienza, potremo alleggerire un po’ l’atmosfera pesante che si viene a creare entrando in una “zona franca” per così chiamarla, cioè una stanza dalla porta ben riconoscibile con all’interno un grammofono all’interno che ci permetterà di salvare la partita e la possibilità di tirare il fiato tra una fase di esplorazione e l’altra.
La zona che metterà più ansia al giocatore è sicuramente quella situata a circa metà del gioco dove incontreremo il nemico più aggressivo di tutti che è l’unico che sembra essere in grado di vederci e di stare costantemente nella parte di mappa dove ci troveremo noi. Ciò può risultare tedioso poiché anche se ricaricheremo la zona, il nemico sembra sapere costantemente dove siamo e quindi sentiremo sempre il suo passo pesante alla Mr. X di Resident Evil 2 Remake avvicinarsi verso di noi, seguito da un suono tipico quando ci noterà e partirà all’inseguimento facendoci perdere qualche battito e qualche anno di vita.
Infatti, mentre per tutto il gioco dovremo utilizzare un approccio stealth e lento, cioè camminando accovacciati e ascoltando attentamente il suono dei passi per capire dove si stanno dirigendo i nemici, con lui dovremo affrontare un approccio frenetico in continua corsa poiché nascondersi è inutile. Anche se entreremo nello stato “nascosto”, esso continuerà a fare avanti e indietro davanti alla stanza aprendo e richiudendo la porta finché non usciremo. L’unico modo per sfuggirgli è correre sapendo dove si sta andando, e utilizzando il modulatore di suoni per stordirlo, anche se lui soffre molto meno gli effetti del congegno rispetto agli altri mob.
Un horror breve ma intenso
Tirate le somme possiamo affermare che questo horror nonostante le sue lacune e alcune parti tediose può offrire un’ottima esperienza di paura e angoscia nelle tre ore che ci vogliono per finire il gioco, con dei jumpscare ben posizionati, anche se spesso scontati per chi conosce un minimo il genere. Una storia interessante e intrigante un sound design da brividi e enigmi ambientali classici della saga: “trova il pezzo e mettilo al posto giusto” oppure “premi i tasti i ordine” e due finali diversi in base al fatto se avremo trovato tutti gli spartiti. I collezionabili opzionali non mancano infatti oltre agli oggetti per procedere nell’avventura potremo raccogliere delle bambole carillon che potremo trovare semplicemente seguendo la famosa melodia. Come già detto in precedenza questo titolo verte su questa melodia rilassante e allo stesso tempo enigmatica che è in grado di far impazzire coloro che la ascoltano troppo a lungo, e dovremo trovare i cilindri su cui è stata incisa e divisa mentre dovremo cercare anche gli spartiti che compongono il brano in grado di contrastarne l’effetto.
Infine vogliamo evidenziare come questo titolo sviluppato da Wales Interactive sia stato in grado di mantenere un costante stato di angoscia nel giocatore e di dare un giusto senso di paura e disgusto oltre che interesse nel proseguire la storia per poter raggiungere due finali molto interessanti e facilmente raggiungibili. E che nonostante sia relativamente corto come gioco è in grado di tenere testa a molti altri titoli horror più complessi e articolati.Â