King of Seas Recensione Versione PC| Non ci sono molte cose più del mare che fanno pensare alla libertà: una distesa di acqua che circonda le imbarcazioni per ogni angolo del loro orizzonte a volte, e gli uomini che le occupano e su cui vivono e lavorano ogni giorno, a volte anche in traversate molto lunghe, hanno qualcosa di diverso da coloro che vivono sulla terraferma. Il mare ha le sue storie, le sue regole, le sue tradizioni, è un elemento che può dare molto alle persone: pace, relax, divertimento, cibo. Ma l’oceano è anche un luogo in cui si può incontrare il pericolo, la paura, la morte. Un dominio vero e proprio della natura in cui molto spesso gli esseri umani non hanno potere, ed infatti da qui nascono molte convenzioni della vita marittima come il mutuo soccorso di tutti i marinai e l’obbligo del capitano di abbandonare per ultimo la sua imbarcazione.
Codici molto antichi, quelli di questo genere, che paradossalmente non si discostano e non mutano troppo neanche nella pirateria, un fenomeno sempre esistito da quando gli individui solcano le acque. Il titolo che analizzeremo quest’oggi è proprio il figlio più recente di un solido filone, quello piratesco, che fin dall’epoca d’oro di Sid Meier’s Pirates! non manca di donarci titoli ricchi sia in termini di gameplay sia di prospettive creative. King of Seas il suo nome, è la cosa che ci riempie di orgoglio riferirvi è che si tratta di un prodotto tutto italiano, sviluppato da 3DClouds che ha portato l’opera sulle maggiori piattaforme con l’aiuto di Team17. Bando alle ciance dunque e saliamo a bordo del nostro vascello!
Il duro mestiere del bucaniere
King of Seas è un titolo action GDR in cui calzeremo i panni di Luky, un giovane erede del Regno dei Sette Mari, una sorta di repubblica marinara che si estende per il grosso del mondo conosciuto, e che dopo molte battaglie e un male antico finalmente domato all’ombra della leggenda è stato unificato da un solo, eroico capitano. Una storia molto compatibile con le premesse del titolo, che punta molto principalmente sulla libertà data al giocatore; dunque non lo carica di troppa lore. Proseguendo, adesso siamo noi, i suoi eredi, che ci prepariamo ad un rito di iniziazione molto importante, ovvero, la nostra prima traversata in solitudine come capitani di una piccola imbarcazione. Una spedizione di rito ad uno dei numerosi insediamenti del Regno che però avrà degli effetti portentosi nella storia del nostro protagonista. Di ritorno dalla traversata infatti scoprirà che il padre è stato assassinato e verrà abbandonato alla deriva, creduto morto, dopo che il suo veliero sarà stato affondato.
Un’avventura terminata in partenza sembrerebbe eppure non è così, in quanto la Marina Reale non ha fatto i conti con i veri signori del mare, ovvero i pirati! Proprio una ciurma di questi curiosi e ribelli individui ai margini della vita del regno soccorrerà il nostro eroe e quel poco che resta della sua imbarcazione, portandolo ad Eagle’s Den, leggendario luogo di origine del Regno dei Sette Mari ora in rovina e apparentemente disabitato, ma in verità è proprio qui che gli ultimi e leggendari capitani pirata si ritrovano per scambiare storie e racconti. Da qui partirà un semplice tutorial piuttosto ben orchestrato, per introdurre il giocatore nel modo corretto al grosso delle meccaniche di King of Seas. Apprenderemo infatti le funzionalità di navigazione, combattimento, commercio, pesca ed esplorazione, di cui ora andremo ad approfondire il funzionamento e il giudizio.
Un sistema navale semplice ma efficace
Il cuore di King of Seas in sé, spogliato della lieve patina narrativa che lo circonda, che punta molto sulla simpatia ed originalità dei personaggi unita ad un po’ di comicità piuttosto che una trama di spessore ed immersiva dal punto di vista di un RPG, è più concentrato sulle meccaniche. Proprio qui splende veramente il titolo, che in verità sarebbe anche adatto per un’esperienza mobile: comandi semplici, facili da comprendere ed impiegare al servizio del gameplay, cosa decisamente utile all’esperienza in toto. Trattandosi di un mondo piratesco rinascimentale, il mezzo di propulsione del nostro vascello sono i venti, che possono fungere sia da amici che nemici al nostro equipaggio. La navigazione viene affidata ad un sistema navale ben pensato dagli echi arcade, basato sull’uso di tre vele che incrementeranno la potenza dello spostamento, unito alla possibilità di virare per compiere manovre durante la traversata e il combattimento.
Per difenderci (oppure attaccare), impiegheremo i cannoni uniti ad altri assi nella manica come la libertà di abbordare i nostri nemici oppure servirci di talenti unici come quelli dei nostri ufficiali, che permetteranno in alcuni casi anche l’uso della magia. Un punto in cui King of Seas brilla particolarmente poi sono le opzioni di personalizzazione dell’imbarcazione, lato molto approfondito e divertente. Esplorando, combattendo, commerciando e completando le missioni, avremo la possibilità di migliorare sempre di più il nostro vascello, anche con oggetti speciali che ci permettano ad esempio di migliorare l’attacco o la difesa del naviglio. Titoli come questo ci ricordano che per realizzare un bel gioco a volte non si ha necessità di grandi mezzi oppure di un livello di relismo spettacolare, di sicuro, si può puntare anche a delle meccaniche solide e alla semplicità. Una mancanza che si sente in questo senso è l’assenza di un sistema temporale tangibile al giocatore: non ci sono alternanze di climi e stagioni simulate, così come abbiamo la scelta potenziale di restare a largo per un tempo indefinito senza che i nostri uomini si stanchino.
Il Dio dei Mari: RNG
Ai nostri occhi però il vero punto di forza di un’opera come King of Seas è proprio una componente che per molti potrebbe risultare banale, se non addirittura pericolosa, ovvero, la generazione procedurale, che in quest’opera è presente ma non con troppa invadenza. Molti videogame ci hanno mostrato con i fatti come investire troppo su questa componente possa essere pericoloso, eppure in questo caso non è così. Il rischio maggiore in questo senso è creare una base “né carne, né pesce” che fuori dai contenuti da generare casualmente sia vuota, blanda, sterile, cosa assolutamente deleteria per tutti. In questo gioco saranno dettagli come la posizione delle isole, i tesori, i relitti o gli incontri con altri navigatori amichevoli oppure ostili ad arricchire l’esperienza, spingendoci a proseguire ai nostri ritmi. Una critica da fare in questo caso è forse da rivolgere ad un’ambientazione che punta meno di quanto si aspetti alla caratterizzazione dell’ambiente e dei suoi attori: non bisogna fraintenderci, una storia c’è così come una coerenza che si riflette sul mondo, eppure, a volte si ha la sensazione che le azioni del giocatore non abbiano molte ripercussioni fuori dalle quest.
Fuori dalle missioni principali che comunque in fondo comprendono una storia finita, ci sono meccaniche aggiuntive ed apprezzabili come l’esplorazione dei mari, il combattimento libero con gli altri vascelli che incontreremo durante la navigazione, le missioni secondarie alla taverna, la pesca ed il commercio. Elementi famigliari e ben noti ai più, che vengono offerti al giocatore in modo mai invadente, aiutandolo piuttosto ad immergersi e a spendere del tempo di qualità in gioco. In questo senso il pericolo è da entrambe le vie: poche quest o varietà nelle attività rischierebbero di annoiare il fruitore, mentre al contrario troppe condurrebbero alla frustrazione. Invece, in questo caso, il tutto rimane sufficientemente bilanciato. Si sarebbe ovviamente potuto fare di più; perché non aggiungere un elemento 4X al titolo? Cose come un’economia più approndita in cui il nostro personaggio abbia la possibilità di interferire, ad esempio, oppure, un sistema di duello spada a spada proprio come nel capolavoro di Sid Meier. Contenuti che potrebbero benissimo approdare in un secondo momento.
La bellezza della semplicità
In ogni caso, King of Seas rimane apprezzabile, specialmente per il suo lato puramente indipendente, che ci offre una grafica gradevole e bella da guardare. Trattandosi di un titolo isometrico, la nostra prospettiva sarà principalmente dall’altro e concentrata sulla nostra nave e le acque (e gli eventuali nemici) che la circondano; la cosa cambierà attraccando in porto dove ci troveremo in una serie di schermate meramente basate sull’interfaccia, l’occasione di riparare la nostra nave, darci al commercio oppure andare in cerca di membri dell’equipaggio o di missioni. Si tratta di una scelta compatibile con le premesse del gioco che di certo non punta ad un’esperienza in prima persona con tutti i crismi ma si concentra piuttosto su una formula consolidata e facile da consumare.
Il lato atmosferico e sonoro non è particolarmente pronunciato ma comunque gli effetti sonori, la veste estetica e tutto il resto rimangono comunque gradevoli. Una delle cose più carine di tutto l’impianto è probabilmente la skin di ogni personaggio disegnata sullo stile infantile tipico di un bambino con libero accesso alle matite colorate. In questo senso, i personaggi sono tutti diversi uno dall’altro e oltre i loro nomi creativi emerge anche un certo essere scanzonati che di sicuro non fa male. Piccolo dettaglio da riconsiderare forse la grafica dell’interfaccia, che pur mantenendo quell’aspetto “rustico” perfettamente adatto al concetto piratesco appare in certi casi un po’ raffazzonata, specialmente quella in alto a destra dedicata ai venti che poteva essere curata meglio.
Nonostante alcune piccole imperfezioni e lati che potevano essere curati meglio, King of Seas rimane un cavallo vincente; il suo lato più forte è senza dubbio la sua capacità di portare freschezza e un approccio assestato al contesto action-rpg con tutto l’impianto piratesco. Un titolo adatto a delle rilassate sessioni di gioco in cui approfondire la storia poco impegnativa e tranquilla o distrarsi liberamente con le attività secondarie come la pesca, il commercio o il combattimento. Solo alcune piccole sbavature agitano le onde di un mare altrimenti totalmente sereno ed adatto ad una serena navigazione verso l’espansione ed il successo di questo prodotto, che noi di VMAG ci auguriamo per i nostri sviluppatori connazionali.