Top 5 momenti memorabili nei videogiochi (2020-2021)

Scrivere una Top 5 dei Momenti Memorabili nei videogiochi del 2020 – 2021 non è certo impresa facile. Anzitutto, perchè la definizione di memorabile non è univoca, e implica un “ricordarsi per sempre (più o meno) qualcosa in virtù della sua unicità, e dell’impatto emotivo che suscita in noi”. Di sicuro, c’è solo che i videogiochi sono densi di momenti simili, che variano da persona a persona in base alle nosstre esperienze, e alle nostre personalità. Preso da un delirio di onnipotenza, ho dunque deciso di elencare i 5 momenti memorabili presi da videogiochi del 2020 – 2021, e metterli in una top. Con la certezza assoluta di non essere riuscito a indovinare molti dei momenti che VOI ritenete memorabili. E che, quindi, vi invito a raccontarci e raccontarmi nella sezione “commenti” di questo articolo. Ciò detto, bando alle ciance, e via con la memorabilità!

ATTENZIONE, L’ARTICOLO CONTIENE PESANTISSIMI SPOILER SUI GIOCHI TRATTATI. Leggete a vostro rischio e pericolo.

Top 5 momenti videogiochi 2021

5) Animal Crossing New Horizons/ L’arrivo di Fuffi

Iniziamo con qualcosa di soft, vi va? Con un momento speciale di un gioco che ha di certo segnato il 2020, e sta continuando a spopolare nel 2021: Animal Crossing New Horizons. Quale momento “memorabile” può mai essersi verificato nel corso di un gioco-non gioco, un titolo tanto rilassante quanto, a volte, prevedibile e rasserenante proprio per sua natura? Ricordate quanto vi ho anticipato nell’introduzione: Memorabile non significa per forza spettacolare o scenografico. Semplicemente, quindi, in Animal Crossing New Horizons è innegabile che tutti abbiano sospirato un leggero “Awww” nel momento in cui, dolcemente e con garbo, scopriamo che un personaggio amatissimo della serie fa il suo ritorno nel gioco.

Fuffi, la cagnolina che ci fa da assistente in Animal Crossing New Leaf su 3DS, torna come assistente di Tom Nook nel neo-costruito municipio della nostra isola, dopo un discreto numero di ore (e giorni, se non avete fatto time travel) di gioco. Il modo in cui si presenta, sempre un po’ timida e carina, i suoi movimenti e le sue espressioni ne fanno uno dei personaggi più spiccatamente kawaii del mondo videoludico tutto. Pertanto, specialmente per i fan della serie più fedeli, quello in cui scoprono di poter interagire di nuovo con Fuffi ogni giorno è senza dubbio un momento memorabile.

Top 5 momenti videogiochi

4) The Last of Us Parte 2/ La gita al museo

Questo momento. Questo momento, proprio questo e nessun altro, è il perfetto distillato delle emozioni tra Joel ed Ellie, messe a decantare in una botte piena di lacrime provenienti dai fan di The Last of Us. È facile dimenticare quanto tempo trascorrano i protagonisti senza rivelare le proprie reali emozioni; solo comprendendo davvero la chimica surrogata che si crea tra “padre-figlia”, il motivo per cui li amiamo così tanto, la scena a cui mi riferisco, presente nelle ore finali, diventa DAVVERO prepotentemente emozionante. Tale è la bellezza della scrittura che si basa su un castello di emozioni perfettamente realistico instaurato tra i due in anni di esperienze condivise.

Arriviamo al punto (preparate i fazzoletti). Più o meno intorno alla metà del gioco assistiamo a un flashback, di quando Joel ed Ellie erano al culmine del loro amore (familiare) reciproco. In seguito all’esplorazione di un vecchio museo per il compleanno di Ellie, la coppia finisce nella cabina di pilotaggio di una navetta spaziale. Qui, Joel consegna ad Ellie il suo regalo di compleanno: una cassetta che contiene le registrazioni audio del lancio di un razzo. La giovane Ellie usa la sua immaginazione per immergersi nel momento, e gli sguardi che si scambiano i due protagonisti trasudano un amore incondizionato che, da solo, sorregge tutto l’impianto narrativo di The Last of Us e The Last of Us Parte 2; motivando le reazioni dei personaggi, i loro pensieri, le loro emozioni… e le nostre.

L’intera sequenza al museo è impostata per mostrare al giocatore la vita che Joel ed Ellie avrebbero potuto condurre, se non fosse stato per le azioni delle Lucciole, la decisione di Joel, e il suo comportamento. Questa serie di scene, e in particolare quella nella cabina di simulazione, pur nella relativa semplicità ludonarrativa, se confrontati con altre scene ben più appariscenti e memorabili, fanno venire i brividi lungo la schiena di chiunque non abbia le emozioni di un sasso.

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3) Doom Eternal/ Cannone VS Marte

I nuovi videogiochi targati DOOM sono dotati di una carica spettacolare del tutto nuova per la serie. ID Software ha creato una serie che è al contempo consapevole di sé e del suo passato, sperimentale, cruenta e sopra le righe; ma che, al contempo, sa quando prendersi sul serio, in modo da comunicare adeguatamente la portata di ciò che si sta svolgendo sullo schermo. In altre situazioni, invece, il protagonista decide di prendere le redini del gioco, e rendere possibile l’improbabile, memorabile ciò che avrebbe potuto essere comune e dimenticabile.

Così, il DOOMguy, il protagonista, è presentato come un individuo infinitamente potente e spietato: un guerriero formidabile. Ed Eternal è pieno di momenti in cui personaggi pomposi pronunciano il loro monologo, si sfogano, si credono capaci di confrontarsi alla pari con il protagonista. Tutto, poco prima di trovarsi un fucile a pompa puntato in testa, e BOOM, dovevi parlare di meno, e agire di più.

Questo senso di onnipotenza trasmesso dal protagonista al giocatore culmina quando il DOOMguy attraversa un portale per l’Inferno, e rinviene un cannone puntato verso il cuore di Marte. Senza dire una parola, DOOMguy entra nel cannone spaziale, delle dimensioni di una città, per lanciarsi direttamente nella mischia… volando attraverso lo spazio. Il marine DOOM decolla a quella che pare molto vicina alla velocità della luce, supera l’atmosfera e atterra sfondando il tetto di una struttura nemica dopo un volo interdimensionaleplanetario. Si rialza, e si spolvera le spalle come se niente fosse, pronto a macinare nemici come se fosse appena sceso da una Fiat Multipla.

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2) Final Fantasy 7 Remake/ L’ultima ora di gioco

C’è poco da dire al riguardo: l’ultima ora di Final Fantasy VII Remake ha letteralmente spaccato il fandom a metà. Anche se nel corso dello svolgimento di tutto il gioco si sono presentato più volte queste strane, nuovissime figure incappucciate chiamate “Whispers“, la loro reale identità e le implicazioni nell’economia di gioco sono… sconvolgenti.

Gli Whispers interferiscono in vari momenti nella storia, e dopo che Sephiroth si presenta e decide di triturare qualche migliaia di loro, è rivelato che sono la manifestazione fisica del destino. Una sorta di polizia temporale, che interviene ogni volta che un personaggio esce dalla linea tracciata per lui, o cerca di fare qualcosa di diverso. Appunto, sono come un sussurro (whisper dall’inglese) che rimette le cose “a posto”. In-game sono descritti in riferimento al futuro dei personaggi, ma in un senso meta-narrativo, gli Whisper rappresentano una guida per descrivere come le cose dovrebbero andare in ogni versione di Final Fantasy VII.

Ma arriviamo al dunque, al “WTF” più grande di tutti. Nel punto esatto in cui termina la sezione Midgar tratta dal FF7 originale, Sephiroth e Aerith rivelano, essenzialmente, di aver sempre saputo cosa stava succedendo. La banda attraversa uno strano portale creato dalla “deviazione nella sequenza temporale“; e alla fine del gioco, i protagonisti combattono contro il destino stesso, incarnato in Sephirot. Battere Sephiroth porta sia lui che Cloud al “confine della creazione“. La realtà si frammenta, liberando una serie di momenti cruciali della storia di Final Fantasy e modificandone gli output. Ad esempio, dopo il finale del gioco la morte di Zack Fair non sarà mai avvenuta. Bam.

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1) Little Nightmares 2/ Il tradimento di Six, e la vera identità del protagonista

Ultimo, ma primo, dato che siamo partiti dal numero 5 in questa classifica, è un momento tanto aspettato quanto inaspettato, per usare un inglesismo dato che il titolo del gioco è in inglese, di Little Nightmares 2. Il recentissimo Soft-Horror ha stupito, emozionato, divertito e messo alla prova le menti di chiunque lo abbia testato, e sia arrivato alla fine del percorso ludico e narrativo proposto dai dev. Non si tratta di un titolo lunghissimo: in qualche ora di mini-spaventi (qualcuno ha detto piccoli brividi?) e sobbalzi si arriva alla rivelazione tanto inattesa quanto brutale e “splatter” che ci esplode nel cervello come un petardo di incomprensibilità. Mettetevi comodi, e preparate un tè caldo.

La torre radio che abbiamo visto corrompere gli schermi in game per tutta la durata dell’avventura, la stessa torre che, verosimilmente, ha traviato le menti dei mostruosi umanoidi di Little Nightmares 1, non solo è una sorta di portale interdimensionale che conduce ad una realtà aberrante; le cui radiazioni portano alla follia chiunque ne resti avvinto, modificandone addirittura la struttura corporea e il pensiero. MA, dopo essere riuscita a portare dalla sua parte la piccola Six, la protagonista di Little Nightmares 1 e nostra alleata nel 2, l’ha tramutata nel Boss finale che dobbiamo abbattere per scoprire che ne sarà di Mono e del mondo di gioco tutto.

Tutto sembra andare per il meglio, in pieno stile “Happy Ending”. Mono sconfigge Six e la riporta alla normalità, in barba alle insidie della malefica Torre nemica. Ma proprio in questo momento, la situazione si fa ancor più strana e raccapricciante. L’intonaco che ricopre le pareti della torre cede, e al di sotto una miriade di vene, occhi, pustole putrescenti si rivelano in tutto il loro macabro splendore. In pratica, la torre, che in realtà è un portale, in realtà è un essere extradimensionale (o alieno, chissà) che divora la coscienza degli esseri viventi e si nutre poi dei loro corpi grassi e macilenti. L’asticella delle rivelazioni degne di questa classifica è già altissima, ma è a questo punto che Little Nightmares 2 fa un ultimo scatto di reni; e il suo finale diventa, davvero, uno dei più memorabili a cui abbiate mai assistito.

Top 5 momenti videogiochi

Come avvenuto già molte volte nel corso del gioco, Mono deve compiere un salto tra due lembi di terra molto distanti. Six si trova però dall’altro lato, pronta ad afferrarlo per trarlo, infine, in salvo, lontani dalla torre-aliena. Mono salta, e noi tiriamo un sospiro di sollievo: abbiamo finito il gioco, e salvato capra e cavoli. Ma… cosa fa Six? Afferra la nostra manina, e si ferma. Non lo aveva mai fatto. Riflette, ci osserva. E poi, ci lascia cadere nell’oblio, scappando da sola attraverso l’ultimo portale a disposizione per salvarsi. Mono cade nelle profondità della torre, e diviene parte di essa come milioni prima di lui.

In quello che potrebbe essere un sogno, o una visione, si trova seduto su una sedia, circondato di carne pulsante e occhi arrossati. Il tempo passa, e Mono cresce, nutrito dalla torre. Sempre più magro, sempre più alto, sempre più mostruoso, lentamente diventa riconoscibile, e allora… capiamo. Mono è sempre stato “L’uomo della TV” che ci ha inseguito e tormentato per tutta la durata di Little Nightmares 2. Che si rivela essere, dunque, un loop temporale nel quale Mono-bambino cerca di salvare Six, che non sa essere malvagia (ma noi sì, dato che abbiamo giocato a Little Nightmares…), mentre Mono-adulto prova a salvare Mono Bambino allontanando Six da lui per uscire dal loop. 

 

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