NeuroRacer: guida all’automiglioramento

Giusto ieri si parlava dell’annoso problema dei videogame che, fraintesi, sono spesso visti indiscriminatamente come una piaga sociale che lobotomizza le menti dei giovani e di come Nevermind stia cercando di gettare le basi per ribaltare questo mito attraverso quello che potrebbe svilupparsi in un esercizio clinicamente utile per affrontare i traumi psicologici. Di questa diffidenza comune a tutti i nuovi media si è occupato oggi anche il Wall Street Journal pubblicando i risultati di un interessante esperimento videoludico, i quali dimostrerebbero empiricamente come non si possa fare di tutta l’erba un fascio. Gli studiosi dell’Università della California, ben consapevoli che il controllo cognitivo sia un’abilità che si perde invecchiando, hanno deciso di “addestrare” degli anziani tra i 60 e gli 85 anni, affinando la loro capacità nel gestire l’attenzione.

I soggetti del test sono stati divisi in due gruppi: entrambi dovevano premere un pulsante non appena compariva su schermo il relativo segnale, ma una parte dei partecipanti doveva anche destreggiarsi nel guidare un’automobile virtuale in un gioco intitolato spocchiosamente NeuroRacer. Dopo un totale di 12 ore di gioco sparpagliate nel lasso di un mese, coloro che erano stati obbligati a dividersi tra i vari ostacoli ne hanno ricavato un netto miglioramento nella gestione dell’attenzione, riuscendo persino a raggiungere gli standard di un ventenne medio. Inaspettatamente, l’esercitazione ha anche influenzato la resistenza della loro concentrazione e la memoria di lavoro (che permette di ricordare dati contenuti quali numeri di telefono o nomi), fornendo ulteriori stimoli lavorativi ad accademici che si sono ritrovati con molte più informazioni di quante non avessero pianificato.

Tutti coloro che volessero approfondire l’argomento in maniera professionale potranno consultare i dati online facendo affidamento all’archivio 2013 della rivista Nature. Ebbene si, tutte queste informazioni sono disponibili già da due anni, tenetelo a mente la prossima volta che vedrete in TV il politico o il giornalista di turno che usa chiacchere qualunquiste dal suono convincente per far colpo su un pubblico che guarda con diffidenza una realtà che non conosce.