Narita Boy Recensione: l’eroe umano in vesti di pixel

Narita Boy Recensione Versione Nintendo Switch | Gli anni 80′, l’epoca d’oro della musica hip hop e del rock, di sale giochi e coin-op, che ha visto la nascita delle prime console domestiche e degli storici Commodore 64. Un decennio caratterizzato dalla moda stravagante e dai colori brillanti, che di recente ha suscitato la nostalgia di molti anche e soprattutto grazie alla produzione di film, serie tv e altri prodotti dell’intrattenimento mainstream ispirati a questo particolare periodo: nemmeno i videogiochi (per fortuna!) sono riusciti a sfuggire al revival di questi anni scintillanti. Proprio così nasce Narita Boy, una rivisitazione in chiave anni 80′ del genere action-platform, con un pizzico di metroidvania. Tra floppy disk, colori dell’RGB, linee di codice e programmi, questo gioco vi farà compiere un autentico viaggio nel futuro-passato in un mondo tecnologico dalle tinte vaporwave.

Il titolo di debutto dell’indipendente Studio Koba, disponibile su PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch, è stato sviluppato interamente grazie alla campagna Kickstarter iniziata nel 2017, particolarmente di successo grazie all’accattivante e originale stile grafico che è riuscito ad intrigare i giocatori fin dal primo trailer. Tralasciando la breve presentazione, è il momento di indossare il nostro costume di pixel proprio come l’eroe Narita Boy, afferrare la fantomatica Techno-Sword e immergerci nel Digital Kingdom con questa nuova recensione. Vi auguriamo una buona lettura!

 

Narita Boy
Sin dall’inizio il gioco non si tira indietro nel mostrare scene spettacolari.

Rest in Force, Narita Boy!

Narita Boy, per quanto riguarda la trama, risulta per certi versi ingannevole. Ciò che traspare all’inizio è un semplice pretesto narrativo utile come incipit per il gameplay da action-platform che caratterizza il titolo: il giocatore in fin dei conti impersona un giovane ragazzo, che come vedrete nella breve cut-scene iniziale, dopo aver ricevuto una console dal padre programmatore e sviluppatore di videogiochi, verrà trasportato in un mondo virtuale, il Regno Digitale (o meglio Digital Kingdom) e onorato come l’eroe della Trichroma (che rimanda sicuramente alla più famosa Triforza di The Legend Of Zelda). In realtà dietro questa trama apparentemente cliché si nasconde qualcosa di più profondo: il nostro eroe dovrà infatti nel corso dell’avventura non solo liberare le tre casate del regno dalle forze malevole di Him, ma anche recuperare le memorie del “creatore”, ovvero ricordi particolarmente rilevanti della vita del padre, salvandoli dal malevolo programma.

É proprio qui che la situazione si complica e l’apparente semplicità narrativa del titolo si arricchisce dei numerosi elementi di lore da scoprire nel corso dell’avventura. Tra simboli sconosciuti, un’accentuata spiritualità tutta legata a linee di codice e al mondo tecnologico-digitale, il culto della Trichroma (caratterizzata appunto dai tre colori dell’RGB, giallo, blu e rosso) e riferimenti alle esperienze passate di Lionel Pearl “The Creator”, l’universo di Narita Boy risulta elaborato e studiato nei minimi dettagli. Ricorrono ad esempio nel corso dei livelli figure materne, come il Pregnant Program o la toccante scena nella Blue House, dove un figlio, Lio-chan, urla disperato alla madre caduta nel pozzo, nel tentativo di recuperarla: non a caso, il creatore ha subito durante l’infanzia un trauma, la morte della madre, una donna giapponese le cui abitudini spirituali ricorrono come gesti fondamentali all’interno del gioco.

Dovrete pregare per interagire con alcuni oggetti o per comunicare con la Motherboard, esattamente come faceva la madre al tempio nei lontani ricordi di Lionel. Giocando questo action-platform vi sembrerà quasi di ripercorrere i momenti più rilevanti della vita di uno sviluppatore, che sommandosi hanno portato alla creazione di una grande opera d’ingegno, la console Narita One con il titolo di punta Narita Boy, riflesso delle sue memorie più care e di coloro che hanno lasciato il segno nella sua esistenza travagliata.

KoiFish, un boss che dovrete affrontare surfando su un floppy disk.

Un gameplay non troppo complesso

Diversamente dalle nostre aspettative iniziali, il punto forte di Narita Boy non sembra essere il gameplay (oltre ovviamente allo stile grafico e al comparto sonoro). Come detto precedentemente, il titolo può essere descritto come un action-platform con elementi tipicamente metroidvania, come ad esempio i vari power-ups, tra cui troverete anche una simpatica tavola da surf floppy disk e una modalità mecha chiamata Servobot, che sin dall’inizio il giocatore dovrà ottenere per ampliare il set di mosse dell’agile protagonista con la sua fidata Techno-Sword e arricchire l’esperienza del combattimento.

Al di là di questo sostanzialmente vi troverete a superare piccole piattaforme sospese e scalare talvolta dei muri, ripercorrendo le stesse strade e ritornando più volte in sale già visitate: Narita Boy propone un gameplay abbastanza semplice e un’esplorazione poco sviluppata a differenza dei grandi classici a cui si ispira. Per ognuna delle tre casate dovrete recuperare i ricordi di Lionel combattendo le forze malevole di Him, cercando le chiavi per accedere a determinate sale e risolvendo enigmi rigorosamente composti dalla combinazione di 3 simboli che troverete esplorando alcune stanze. Come promemoria per il giocatore è inoltre sempre disponibile una piccola schermata sulla sinistra che se aperta ricorda ogni obbiettivo da completare in un livello, compresi quelli opzionali.

Per quanto riguarda il combattimento, la situazione non è poi così diversa, dal momento che anch’esso non si evolve più di tanto in complessità. Sarete dotati di una barra degli HP e di slot che si ricaricheranno facendo danno, grazie ai quali potrete curarvi e recuperare la vita persa, oltre che di tre cartucce, sfruttate da power-ups come lo Shotgun e l’Ultra Beam. I nemici che incontrerete saranno caratterizzati da mosse facilmente distinguibili, che vi permetteranno di individuare subito un escamotage per sconfiggerli, e le boss fight abbastanza semplici da completare in massimo due tentativi. Il gioco piuttosto vi metterà in difficoltà scagliandovi contro, all’interno di arene, orde di avversari sempre più numerose o creando combinazioni fastidiose. Una nota di merito va data alle piccole scene puramente narrative nei ricordi del creatore, che spezzano il ritmo del gioco e propongono attimi di riflessione. Complessivamente il gameplay è piacevole ma non pone poi così tante difficoltà di fronte al giocatore, cosa non necessariamente negativa, ma di certo una maggiore attenzione nei confronti dell’esplorazione sarebbe stata apprezzata.

Uno dei ricordi del creatore legato alla madre.

Una direzione artistica vintage-futuristica

É giunto il momento di parlare del cavallo di battaglia di questo ambizioso titolo indie: la direzione artistica. Ciò che distingue e rende davvero speciale Narita Boy, insieme alla complessa lore e all’accentuata spiritualità tutta digitale che lo caratterizza è proprio il suo stile unico, trasmesso attraverso la grafica peculiare e le soundrack che perfettamente rispecchiano il “vibe” del gioco. Il Digital Kingdom avrà da offrirvi una grande varietà di paesaggi e scene pixellose, personaggi, nemici e animali ispirati al mondo della tecnologia, tutto in stile anni 80′ e con un tocco vaporwave come ciligina sulla torta. I ricordi del creatore a differenza del resto del gioco non saranno invece caratterizzati da colori accesi e luci neon, bensì da un effetto seppia accompagnato da melodie tristi e nostalgiche, quasi commoventi. Anche l’elemento sonoro di Narita Boy è sicuramente degno di menzione; ogni soundtrack o effetto inserito si sposa perfettamente con la scenografia del titolo, arricchendo l’esperienza vintage che si propone di offrire.

Se pensavate di poter giocare Narita Boy in italiano, allora rimarrete delusi nello scoprire che purtroppo non sarà possibile: l’unica lingua supportata dal titolo è quella inglese, per cui chi non ne dovesse avere una buona conoscenza avrà difficoltà a capire molti dei ben scritti dialoghi del gioco. É davvero un peccato che non siano presenti altre localizzazioni, considerando che una gran fetta di giocatori non potrà provarlo e apprezzarlo.

Complessivamente Narita Boy è un gioco eccelso in campo artistico, grazie alla grafica riconoscibile e dalle tinte vintage che rimandano agli anni 80′, ma anche per merito delle soundrack che perfettamente rispecchiano lo stile peculiare del titolo. La trama che presenta è ingannevole, propone un incipit apparentemente già sentito e risentito più volte in titoli dello stesso genere, per poi arricchire la lore con tematiche più profonde, concentrandosi sulla figura del creatore e padre del protagonista, Lionel Pearl. Il gameplay del titolo, che lo colloca nella categoria degli action-platform (con delle piccole aggiunte metroidvania), purtroppo però non è eccellente alla pari della direzione artistica. Caratterizzato da elementi platform abbastanza semplici e da un’esplorazione poco elaborata, offre combattimenti non troppo complessi che spesso si attuano in arene dove orde di nemici si scagliano contro il giocatore, o boss fight non troppo problematiche. Non sarà un titolo particolarmente “attraente” per la sua complessità, e quindi magari non il preferito degli hardcore gamer, ma l’esperienza che Narita Boy propone e la storia che racconta sono degni di nota, soprattutto considerando i comparti grafico e sonoro che perfettamente rispecchiano gli anni 80′ nella loro componente “futuristica” e conferiscono al gioco una spiccata originalità che abbiamo sicuramente apprezzato.

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