Invincible Recensione | Chi non ama una classica storia di supereroi ed alieni? Fin dall’origine dei fumetti arrivando al cinema moderno, tra Marvel e DC, individui dotati di capacità superiori alla razza umana e pronti a salvare l’universo e combattere per la giustizia sono stati tra i più costanti fenomeni della nostra cultura. La nuova serie d’animazione Invincible non fa’ da meno, anche se forse in maniera fin troppo fedele. In arrivo su Amazon Prime, questo spettacolo tenta di catturare l’attenzione del pubblico parlandoci di una classica storia di eroismo, preferendo concentrarsi su buoni tempi comici e il realismo dei suoi personaggi che ad una trama necessariamente innovativa.
Di per sé, la formula ha il potenziale per piazzare risultati ben solidi ed un prodotto di qualità, ma diversi errori sono stati commessi lungo la strada dei tre episodi iniziali ispezionati da noi di VMAG. Nonostante il forte potenziale della serie è la capacità di raccontarci una storia non solo di risse con alieni e guerre tra mutanti, ma anche di adolescenza e unità familiare (senza però cadere nel drammatico). Dopo la prima puntata il punto sembra perdersi attraverso la narrativa, come se la produzione avesse cambiato direzione dal secondo episodio in poi. La storia è comunque basata su un fumetto (e non a caso proprio in essa troveremo i dettagli migliori) ma la trasposizione tra le necessità della carta e le necessità della tv sembra aver dimenticato alcuni dettagli.
I primi episodi ci hanno fin da subito mostrato la strategia nella narrativa di Invicible: la serie non tenta di sconvolgere le nostre aspettative verso questo mondo, presentando da subito l’equivalente della Justice League, il cui design dei membri ci ricorda addirittura una serie di tributi a supereroi più noti: tra un Batman nostrano e uno pseudo-Flash, persino l’incrocio tra Thor e Captain Marvel è presente. Non accusiamo tuttavia di plagio, ma di semplice tributo, poiché nessuno di questi personaggi ricopre un ruolo rilevante nella storia, che si concentra sul loro collega Omni-Man, supereroe e padre di famiglia il cui figlio non ha ancora sbloccato i propri poteri.
Il rapporto tra Omni-Man e i suoi cari è uno dei punti meglio riusciti della serie, presentando al pubblico un conflitto familiare che non è mai antagonistico e viene sempre risolto parlando. Padre e figlio possono trovarsi frustrati l’uno con l’altro, ma la questione viene sempre risolta in poco tempo, dandoci una famiglia sana ma realistica. I tempi comici tra i coniugi della casa prendono in giro le classiche storie di eroismo che abbiamo imparato ad amare, mettendo arrivare tardi per cena a causa dell’ennesima invasione aliena una semplice ricorrenza settimanale. L’umorismo è senza dubbio un punto di forza di questa serie, regolato al punto giusto e tematico.
Alcune volte lo scienziato pazzo è laureato in sociologia, ma non pensare che sia meno pazzo.
Nonostante lo spettacolo sia inteso per adulti, molti dubbi rimangono nel reparto grafico: durante i combattimenti è impossibile girarsi senza trovarsi davanti corpi intenti ad esplodere come lattine, decapitazioni e mutilamenti di ogni tipo. Nessuno si scandalizza per un po’ di gore (specialmente se previsto dal genere) ma anche nel realismo più crudo, non ogni pugno e raggio laser dovrebbe avere lo stesso effetto sul corpo umano (o inumano) di una Mentos in una bottiglia di Coca-Cola. Tuttavia, la scelta grafica nelle battaglie è in realtà uno dei punti meno fallaci di questa trasposizione su schermo: la stessa tematica familiare che ha reso così vicino a noi il protagonista nella prima puntata sembra sparire col tempo e l’avanzamento della trama, concentrandosi su vicende amorose.
L’esistenza di certi intrighi adolescenziali, non importa quanto “banali”, non è sbagliata da sola, ma sacrificare la tematica familiare a suo unico vantaggio è il problema con cui ci siamo trovati a contendere. In una trama che non tenta in alcun modo di brillare per originalità, preferendo giocare sull’umanità dei suoi personaggi e delle loro relazioni in un mondo dove la terra è in pericolo ogni settimana, un simile cambio di direzione rischia di alienare molti spettatori dopo i primi episodi. Un grande pericolo per qualsiasi serie, poiché la capacità dei primi capitoli di attirare la giusta audience può determinare il successo o il fallimento di uno spettacolo a prescindere dalla direzione presa più avanti nella storia, un destino che nonostante i suoi difetti Invincible non merita.
Uno dei personaggi meno d’impatto sulla trama ma meglio realizzato è il giovane amico del protagonista, un compagno di scuola omosessuale che aiuta il giovane eroe nel suo dramma giovanile. Inserire personaggi di differenti orientamenti sessuali è sempre un rischio per molti spettacoli, poiché può provocare l’accusa di queer-bating se non viene dato il giusto trattamento a quelle figure. Ma a nostro parere Invincible riesce a schivare questo pericolo senza scatenare polemiche: l’identità sessuale di un personaggio che agisce da “spalla” è trattata come qualcosa di casuale e normale, mentre ci si concentra sull’identità di adolescenti dei duo amici per la narrativa. La presenza di un paio di battute del giovane stesso sulla sua identità è ben trattata e non pesante, proprio come un duo di ragazzi normali e di mentalità aperta tratterebbe l’argomento.
Ben meno soddisfacente è il personaggio di Rex Splode, supereroe confinato ad essere il più banale esempio di eroe arrogante che non comprende le sue responsabilità. Il personaggio è uno dei pochi che possiamo definire effettivamente banali non solo nel suo seguire una narrativa classica, ma nella sua vera applicazione e ci è sembrato più un ruolo su gambe che una persona, sebbene le speranze per una maggiore introspezione ed evoluzione della figura nel resto della serie rimangano vive. In definitiva, è impossibile giudicare in maniera completa l’arco narrativo di questa serie, ma questo non ci vieta di notare la differenza tra un membro del cast che si presenta a noi in maniera realistica (a prescindere da quanto possa risultare simpatico allo spettatore) e uno che si comporta più come una macchietta su gambe, presentando la differenza chiave tra seguire i classici e applicarli in maniera scontata.
Nonostante il realismo della maggior parte del cast, l’equilibrio tra tradizione e banalità non va a favore della serie.
In definitiva, Invincible si presenta come una serie che potrebbe interessare soltanto un certo tipo di audience, ossia gli appassionati del genere e gli spettatori più maturi. Sebbene lo show non sia eseguito in maniera sbagliata o ricco di errori eccessivi, la combinazione tra elementi grafici violenti e diretti ad un pubblico maturo e il livello qualitativo interessante in alcuni punti ma mai particolarmente originale tende a tradursi in uno spettatore che deve essere interessato allo spettacolo in primo luogo per prendersi il disturbo di vederlo. Invincible riuscirà probabilmente a ricavare una certa nicchia nel genere dei supereroi, specialmente per chi ha già letto il fumetto, ma ci è difficile immaginare un successo di massa. In entrambi i casi, scopriremo la verità all’uscita dello spettacolo i 26 di questo mese, quando il giovane eroe dovrà affrontare la più grande delle sue battaglie: quella con il mondo dello streaming.