Stronghold Warlords Recensione| Una delle saghe più consolidate del mondo della strategia in tempo reale è quella di Stronghold, originata nel 2001 da Firefly Studios e oramai nel cuore di tantissimi appassionati. Fin dalle sue origini quest’opera si è guadagnata le simpatie dei giocatori per la sua interessante mescolanza di meccaniche RTS con quelle di gestione dell’economia di una fortezza. Infatti, fin dalla versione primigena del titolo eravamo chiamati a governarla, costruirla ed espanderla in una serie di campagne di difficoltà crescente, oppure in una modalità libera con una sere di combattimenti ad orde. Una carrellata di spin-off, remaster e nuovi capitoli che si sono sempre mantenuti fedeli alla formula vincente originale hanno fatto il resto, contribuendo a creare un vero e proprio capostipite del genere. Questa volta ci spostiamo in Asia mediorientale con il nuovo capitolo: Stronghold Warlords, in cui avremo a che fare con alcuni dei signori della guerra più famosi del luogo, tra mongoli, cinesi ed isolani. Il gioco è disponibile su Steam, se qualcuno dei nostri lettori volesse dargli un’occhiata; per tutti gli altri, indossiamo la corazza e cominciamo la recensione!
Per chi fosse estraneo alla saga di Stronghold, possiamo riassumerla in tre parole: costruisci, gestisci e difendi. Queste tra l’altro sono le tre attività principali che svolgeremo all’interno di tutte le installazioni del franchise. Solitamente si comincia scegliendo una mappa, oppure una missione se si tratta di una campagna, e si prosegue poi analizzando il territorio su cui creare la nostra fortezza. A questo punto il ruolo preponderante è assunto dal gioco della gestione dell’economia e delle risorse attorno alla costruzione del nostro castello e in seguito alla sua manutenzione. Nella realtà, essere il signore di una fortificazione non era solo un onore, ma anche un onere: le fortificazioni sono per definizione qualcosa che si associa al militare, per di più erano l’equivalente delle caserme moderne, ma non solo. Una cosa è certa: tenere in piedi un seggio come quello non doveva essere cosa semplice.
Si iniziava dalla gestione dei castellani; guerrieri, ingegneri ma anche gente comune come fabbri o contadini che facevano parte della servitù della nobiltà locale, o magari servi della gleba che entravano di fatto nel possesso del loro signore assieme alle terre che riceveva dal suo Re. Per secoli le cose sono andate così e i giochi della serie, Stronghold Warlords incluso, non rendono le cose troppo diverse dalla realtà. Infatti, in questi prodotti c’è sempre un’interessante mix di gestione delle risorse e di strategia difensiva in cui siamo chiamati ad occuparci della fortificazione e dei suoi abitanti. Dei paesani felici saranno più produttivi e genereranno il lavoro e la ricchezza necessaria a mandare avanti la baracca, ma allo stesso modo, nessuno ci impedisce di usare il pugno di ferro con i castellani con forche, fustigazioni e altre tecniche di manipolazione più o meno autoritaria.
In Stronghold Warlords ci tocca fare il solito mestiere del castellano, questa volta in un setting asiatico. Avremo a che fare con alcune delle civiltà più iconiche della storia e del luogo, ciascuna con uno stile estetico e di combattimento ben distinto. Generalmente, si tratta di un’impostazione solida che mancava nel franchise di Stronghold, e che finalmente trova sbocco in una sua nuova installazione. Così, avremo a che fare col Gran Khan della Mongolia, con due condottieri Cinesi, uno rispettivamente con una campagna economica e l’altro in una militare, assieme agli immancabili giapponesi e ai nativi del sud oceanico.
Anche in questo caso dunque abbiamo il loop solido e ben rodato del filone, che ci viene arricchito con delle spezie dell’est, potremmo dire, ma ahimé queste spezie ad alcuni potrebbero sembrare indigeste. Infatti, pur essendo il setting qualcosa di rinfrescante, tolto lo stile grafico e poco altro non ci sono grosse novità, per quanto riguarda uno dei comparti più importanti per uno strategico, ovvero, il gameplay. Questa potrebbe essere sia una benedizione che una maledizione: da un lato, i fan del gioco potrebbero tirare un sospiro di sollievo nella consapevolezza di andare incontro ad un prodotto a cui sono più che acclimatati, ma dall’altro, chi sperava per qualche novità potrebbe ritrovarsi deluso, superata la coltre esteriore.
Parlando della campagna di Stronghold Warlords; possiamo dire che si tratta di una serie di missioni canonica, in cui sono inclusi tutti i tropi e i motivi tipici della saga. La prima a nostra disposizione segue le vicende di Thuc Phan e della sua gente del sud dell’Asia, nella loro lotta intestina per eleggere il nuovo Re. Questa prima serie di missioni ci viene impiegata per introdurci alle varie strutture e meccaniche sotto il nostro controllo, per costruire, gestire, difendere ed espandere la nostra fortezza e comandare le sue truppe. Progressivamente dunque apprenderemo tutte le funzionalità e il contenuto a cavallo fra sistema delle risorse e gioco bellico. Le altre ci offrono un po’ più di varietà, proponendoci un cambio d’aria e una serie di missioni sempre più complesse con cui testare i nostri talenti da comandanti e costruttori militari.
Le campagne dell’opera sono tutte fedeli allo spirito del franchise e non mancano di proporci storie e situazioni interessanti da utilizzare come base delle nostre partite.
Allo stesso modo, la modalità libera ci permette di cominciare da zero in una delle tre mappe presenti – un po’ pochine, vero? Posizionato il magazzino e il granaio, dobbiamo realizzare gli edifici che desideriamo, e poi, avviare un indotto che ci permetta di costruire le mura e le caserme del forte, oltre ovviamente alla ricchezza e alle provviste necessarie per animarlo con possenti truppe e formidabili guerrieri che ci permetteranno di superare ogni sfida. Questo stile di gioco è fra i più amati dai fan della saga, e funziona sulla base di orde di nemici di forza e difficoltà progressiva che metteranno a dura prova le nostre capacità di condottieri. Un vero peccato che non siano state create più mappe: con il centinaio di quelle a disposizione dei giocatori di Age of Empires si sfigura di sicuro!
Spostandoci al comparto audiovisivo di Stronghold Warlords, qui siamo dinnanzi ad un buon lavoro: la grafica è ottima per il contesto del gioco, e generalmente si ha quella sensazione carina di trovarsi in un diorama. Quasi un modellino della nostra fortezza e dei suoi dintorni che noi, il suo signore, osserviamo chini su di un tavolo in attesa della nostra prossima mossa. La saga di Stronghold è sempre stata attenta in questo senso, sia con l’affascinante stile pixeloso delle prime iterazioni, anche adesso in un contesto più moderno e next-gen. L’estetica di ogni civiltà è bella a vedersi, e ovviamente essendo in Asia non possiamo non ritrovarci le incantevoli pagode cinesi o le tende di pelle dei guerrieri mongoli. Le costruzioni sono tutte ben pensate e dettagliate e nel complesso contribuiscono a dare valore al prodotto.
La musica e l’audio design sono ben realizzate, sia per quanto riguarda le tracce ovviamente dalle risonanze asiatiche, sia per gli effetti sonori che hanno un buon equilibrio fra varietà e credibilità. Chi gioca spesso ai giochi strategici sa che il comparto sonoro deve essere implementato con una certa cura: l’OST deve essere incalzante ma non troppo invadente o molesta per non distrarci nei momenti più critici della partita. In questo caso, con della musica di sottofondo fatta di corde, fiati e tamburi si ottiene un certo grado di immersione. Stessa cosa si può dire per i vari suoni del combattimento o degli edifici economici, ma c’è un tallone d’Achille. Quale? La mancanza, per la prima volta nella serie, della piena localizzazione e doppiaggio in italiano! Una piccola ferita che brucia, per i fan della saga del nostro paese.
Tirando le somme, Stronghold Warlords è un gioco canonico e fedele al franchise. Chi sperava il nuovo titolo portasse grandi novità finirà per ricredersi. C’è un sapore di early access, l’idea che manchi qualcosa, un’esperienza a cui è stata tolta qualche potenzialità. Non fraintendiamoci, ovviamente si tratta di un lavoro solido, ben implementato e modellato sui classici della strategia in tempo reale, e questo non è un male ma… siamo certi che Firefly Studios stia andando nella direzione giusta? Questo lo potranno dire solo le vendite. Come al solito, vi ringraziamo per la vostra lettura e vi auguriamo buon divertimento nelle vostre fortezze asiatiche!