Werewolf The Apocalypse Earthblood Recensione – Un branco di sopravvissuti

Versione PlayStation 5

Werewolf The Apocalypse Earthblood Recensione| Quando parliamo di elementi fantastici come vampiri e licantropi, sono poche ma memorabili le IP che saltano alla mente. Werewolf The Apocalypse è una di queste, ben nota e nel cuore di tantissimi appassionati del gioco di ruolo. Una storia che affonda le sue radici nella serie di Mondo di Tenebra, originariamente ideata da White Wolf, in cui viviamo le vicende di un branco di lupi mannari. I fausti di un tempo sono lontani, eppure la saga è rimasta, e da pochissimi giorni è sbarcato sulla nuova console di casa Sony il capitolo ultimo: Werewolf The Apocalypse Earthblood. Unitevi a noi in questa guerra fatta di canidi infuriati, botte da orbi e musica metal!

Una storia di lotta, quella che vivremo nell’introduzione di Werewolf The Apocalypse Earthblood, in cui ci è narrata la battaglia senza quartiere fra un clan di lupi e la Pentex, una malefica megacorporazione intenzionata a sfruttare le risorse naturali della terra. Secondo la lore del franchise, infatti, l’universo si fonda su tre forze equilibrate. La prima è Gaia, ovvero la personificazione della carica vitale della terra, la pura energia del mondo e dei suoi abitanti. Ci sono poi Weaver e Wyld, rispettivamente la forza dell’ordine universale e il caos del cambiamento. Ci viene poi introdotto un ulteriore elemento, il Wyrm, che rappresenta la decadenza e la distruzione. Quest’ultimo si è insidiato nell’animo dei mortali con l’inganno, guidando la Pentex e le sue sussidiarie al consumo e all’inquinamento smodato, incrementando la velocità della distruzione. Mai come oggi Gaia è in pericolo, e se c’è una cosa da ammettere, è che si tratta di un messaggio molto attuale, nobile ed azzeccato. Fortunatamente, però, la natura non è indifesa: c’è la stirpe di Gaia, ovvero le famiglie di lupi mannari raccolte in Cairn. Riusciranno i nostri eroi a salvare la giornata?

Werewolf The Apocalypse Earthblood
Pura rappresentazione bestiale.

In termini di meccaniche, Werewolf The Apocalypse Earthblood non si discosta troppo dal gold standard del genere Action RPG: ci orienteremo fra interazioni e dialoghi, furtività ed esplorazione, e per finire in puro e bestiale combattimento. Una trama di certo ben azzeccata e che si inserisce senza problemi nel filone dei titoli precedenti, cosa che i fan della saga apprezzeranno sicuramente. Il nostro protagonista è Cahal, un lupo mannaro esperto che in passato non è riuscito a resistere al Wyld, arrendendosi alla sua natura ferale e tradendo il vincolo sacro dei figli di Gaia. Come risultato, in accordo con le tradizioni licantropesche, ha deciso di autoinfliggersi un pesante isolamento, abbandonando il suo Cairn e vivendo per anni ai margini della società. Solo di recente, con la Pentex in perenne crescita, i suoi fratelli sono stati costretti a cercarlo per chiedere il suo aiuto. Così seguiremo il nostro uomo-lupo verso Tarker’s Mill, una delle prime installazioni della malefica megacorp che ora minaccia uno degli ultimi santuari della natura ancora in piedi: la missione è una sola, cacciare la stirpe soggiogata dal Wyrm prima che sia troppo tardi.

Werewolf The Apocalypse Earthblood
Sarà Rodko, il capo del nostro Cairn a farci un briefing iniziale sulla situazione nella segheria.

Così faremo conoscenza con i concetti basilari di Werewolf The Apocalypse Earthblood, in quello che è a tutti gli effetti un tutorial. Uno dei concetti meglio pensati è la triplicità delle forme dei licantropi. Queste creature, figlie dell’energia vitale pura, infatti, possono assumere altrettanti aspetti a seconda della situazione che affronteranno, adattandosi bene alle circostanze di ogni momento. La forma base è Homid, ovvero quella umanoide. Questa permette di non attirare l’attenzione e di comunicare con i nostri confratelli e con gli altri umani, garantendo quindi la manipolazione e l’uso della nostra balestra (unica arma disponibile). C’è poi l’aspetto Lupus, in cui si assume la forma di lupo, godendo dunque di maggior agilità, velocità e resistenza oltre ad assumere dimensioni minute, garantendo la facoltà di strisciare nei condotti di aerazione. Infine, abbiamo Crinos, cioè la fusione tra uomo e lupo che dà luogo al vero e proprio mostro che è il licantropo. In questa sembianza, siamo quasi invincibili: solo i proiettili d’argento possono ferirci seriamente, e abbiamo dunque modo di combattere e massacrare i nostri nemici.

 

Werewolf The Apocalypse Earthblood è senza dubbio un gioco solido, che piacerà agli appassionati della saga, ma che non riesce ad impressionare più di tanto.

 

Cosa pensare? Gli elementi positivi dell’esperienza, come la possibilità di approfondire le vicende della trama tramite i dialoghi e l’albero delle abilità finiscono però per collidere con un gioco che semplicemente sembra vecchio. Tutto l’impianto è datato, e di certo la potenza di PlayStation 5 non viene sfruttata molto nella grafica o nel gameplay in sé; l’unico vantaggio che sembra offrire è legato ai tempi di caricamento decisamente più rapidi rispetto alla versione PC. Il tutto si ridurrà a queste tre fasi durante tutto il resto dell’esperienza: esplorazione, stealth e combattimento, che verranno occasionalmente intermezzate da enigmi per lo sblocco delle porte, da intermezzi di narrazione o boss battle. La verità è che l’implementazione di Werewolf The Apocalypse Earthblood non è poi così speciale, finendo per dare al titolo l’aspetto di “già visto, già giocato” che finisce per penalizzarlo. La sensazione che si ha giocando è quella di trovarsi nei primi mesi del 2014/2016, specialmente per quella sensazione di “gioco a binari” che avvertiamo nella scarsa libertà che ci viene offerta.

Nelle vesti di Cahal la nostra missione globale sarà quella di investigare le attività dei nostri nemici. Quali retroscena fra i servi del Wyrm?

Ma cosa intendiamo con questa sensazione di “gioco a binari”? Presto detto: in Werewolf The Apocalypse Earthblood i livelli saranno solo basati su una struttura simile, caratterizzata da un momento stealth, uno riguardante gli enigmi e ancora uno per il combattimento. In termini di level design è tutto quanto troppo prevedibile, e quella sensazione di come qualsiasi scelta del giocatore porti allo stesso risultato, o percorso, persiste in ogni fase del gioco. I nemici, sempre gli stessi, compariranno sempre dai medesimi punti, rappresentati da una serie di box con una luce rossa lampeggiante, preannunciati dal solito suono squillante e vagamente fastidioso. La cosa peggiora anche in fase di combattimento, fase che si ridurrà unicamente nella scelta di mosse e strategie per combattere le categorie predefinite di avversari, fattore leggermente mitigato solo in parte dall’albero delle abilità. In generale, la sensazione di vecchiume è presente per tutta l’esperienza.

Soccombendo al Wyld diventeremo più forti… ma a che costo?

Fortunatamente, non ci sono solo tasti dolenti in Werewolf The Apocalypse Earthblood: i ragazzi di Cyanide Studio hanno fatto un buon lavoro nella scelta del comparto musicale, che pur avendo un ruolo marginale nelle parti più atmosferiche, con ambience blend nelle cutscenes e nei dialoghi, finisce per impreziosirsi in fase di combattimento. Tutte le battaglie, da quelle con la marmaglia al soldo della Endron fino alle boss battle con i nostri confratelli in preda al Wyld saranno arricchite da musica trash metal e con una carica non indifferente di testosterone, che coinciderà con i momenti più incalzanti e alti del gioco. Il fatto che la fisica ragdoll sia ben implementata e che il grosso degli ambienti dove combatteremo saranno distruttibili farà il resto della magia. Dal punto di vista della grafica, poi, c’è ancora quel feeling di “vecchiume” di cui vi abbiamo parlato, che viene però attenuato dagli effetti visivi e dalle accortezze in fase di post produzione, che sono quantomeno notabili specialmente nei modelli dei personaggi più in vista. In generale, il comparto audiovisivo è più che adatto al titolo in sé.

Werewolf The Apocalypse Earthblood
La cosa più soddisfacente sarà lasciarsi andare al Wyld e fare a pezzettini i nemici.

In conclusione bisogna menzionare l’odissea di una saga come quella di cui fa parte il titolo in esame: meno fortunata del filone dei gemelli diversi, i vampiri di Vampire: The Masquerade, che continua ad andare fortissimo. Nel corso degli anni il mondo dei figli di Gaia ha affrontato tante difficoltà, dovute anche a cambi di sviluppatori, problematiche di proprietà intellettuale e cancellazioni che hanno finito per dare molte ferite da leccarsi ai nostri lupacchiotti. Il nostro augurio è che gli appassionati della saga possano godersi quest’ulteriore tappa della lotta della Nazione di Garou.