Dishonored: Definitive Edition: la recensione di VMAG

Correva l’anno del Signore 2012, quando per la prima volta Dishonored si affacciava nel mondo videoludico. Con questo titolo la Bethesda Softworks e Arkane Studios posero un’impronta indelebile nel genere action-stealth, donando al sempre affamato popolo di videogiocatori un prodotto veramente di alta qualitร , dalla narrativa profonda e dal gameplay variopinto ed accattivante che noi di VMAG apprezzammo decisamente. Tre anni dopo, cavalcando l’onda delle “remastered”, arriva per le piattaforme di nuova generazione Dishonored: Definitive Edition. Dopo i primi sospetti, datati nel tempo, e la postuma conferma della rilavorazione del gioco, era inevitabile abbandonarsi a voli pindarici su quanto e come il gioco sarebbe stato migliorato. Purtroppo, dopo averlo provato ed analizzato a fondo, il nostro sopracciglio, che quando si parla di “remastered” รจ sempre suscettibile, si รจ inarcato sempre di piรน durante le sessioni di gioco.

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Ad un primo sguardo, il gioco sembra godere a pieno della potenza fornita dalla nuova generazione di console, mostrandosi in tutto il suo splendore a 1080p con un frame-rate fisso ancora 30 fps. Confrontandolo con la sua versione precedente, uscita ricordiamo per PlayStation 3, Xbox 360 e Windows, notiamo una grafica complessivamente piรน nitida, pulita e fluida grazie alla maggior definizione delle texture che possiamo notare soprattutto sui personaggi. Ora perรฒ, se guardiamo piรน attentamente e perchรฉ no, piรน criticamente, il gioco presentava un piรน che ampio margine di miglioramento per quanto riguarda il comparto tecnico… Ed รจ proprio qui che il nostro famoso “sopracciglio”, di cui prima, si รจ inarcato! Se all’epoca si chiuse un occhio su alcune “mancanze”, volendole attribuire ai limiti tecnici della passata generazione, oggi purtroppo non ci รจ piรน possibile. La grafica in stile acquarello, copre con blanda efficienza il mancato upgrade delle texture per quanto riguarda muri, sassi e tutti quegli oggetti che sono inamovibili nello scenario di gioco. In oltre, continuando sulla scia delle mancate migliorie, i modelli poligonali ed il sistema di illuminazione ed ombre sono rimasti gli stessi del 2012. Se a tutto questo aggiungiamo dei tempi di caricamento veramente lunghi, possiamo dire di essere difronte ad un mero porting piuttosto che davanti ad un vero e proprio esempio di remastered, portandoci a consigliare la versione PC, che graficamente รจ decisamente superiore, rispetto alla versione per console.

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In conclusione Dishonored: Definitive Edition ci porta nuovamente a vivere le stesse emozioni di tre anni fa, presentandosi comunque come un gran bel titolo da giocare e rigiocare sia per via della trama che per il gameplay, parte questa che seppur immutata, ancora irretisce tutti gli amanti del genere sia action che stealth. Il gioco infatti, oggi come prima, si lascia approcciare in maniera differente a seconda del soggetto che lo fruisce. Potremo quindi sgattaiolare nelle ombre come fantasmi, evitando di farci vedere e sentire o, dando libero sfogo alla nostra sete di sangue, saltar fuori dal nulla e annichilire gli avversari con i nostri oscuri poteri. La bellezza del gioco perรฒ, come abbiamo spiegato, viene penalizzata dalla “pigrizia” di questa rilavorazione che molto avrebbe potuto aggiungere al titolo, dandogli nuovamente quel lustro che probabilmente meritava. Infine, la presenza di tutti i DLC all’interno del gioco, giocando il ruolo della nota positiva, attenuano comunque un minimo le lacune che il prodotto presenta, rendendo valido l’acquisto di questa Definitive Edition.