Orwell’s Animal Farm Recensione – Quattro gambe buono, due gambe cattivo!

Orwell’s Animal Farm Recensione | La letteratura offre sempre molti spunti di riflessione e un’ottima fonte di ispirazione per il videogioco, ma molto spesso non è la radice principale di un’opera. Ci sono tantissimi prodotti basati sui film,  stanno aumentando i titoli che al loro interno ospitano attori e richiamano franchise cinematografici ben noti a tutti, che riscuotono sempre il massimo successo ai botteghini e con i loro fondi sono in grado di finanziare anche più di un tripla A. Ma quanti titoli esistono che traggono diretta ispirazione dai libri? Quanti giochi fondati sulle opere dei grandi della letteratura? Forse meno del previsto, ma almeno questa volta non è così. Infatti, noi di VMAG abbiamo avuto l’occasione di provare Orwell’s Animal Farm, un titolo narrativo basato sulla Fattoria degli Animali di George Orwell, romanzo uscito nel 1945 e di genere distopico. Seguiteci in questo viaggio simbolico fra le bestie d’Inghilterra.

Chi non conosce la Fattoria degli Animali? Si tratta di un manoscritto molto importante per il percorso letterario della metà del’900, che riflette bene le condizioni e lo stato d’animo degli europei, e specialmente degli inglesi, in quel travagliato periodo della storia umana. Una distopia; genere piuttosto peculiare e degno di essere analizzato, magari anche dal punto di vista videoludico. In ogni caso, le vicende narrate tanto nel libro quanto in Orwell’s Animal Farm sono allegoriche e traggono ispirazione dall’Unione Sovietica e dalla rivoluzione in genere. Nella Fattoria degli Animali, questo il nome del podere del Signor Jones, gli animali vivono in armonia sebbene soggetti al volere del fattore, che sfrutta il loro lavoro e i loro prodotti per il proprio tornaconto. Agli occhi delle bestie, arringate dal bonario Vecchio Maggiore e fomentati dai maiali Palladineve e Napoleone, tutto ciò diviene presto inaccettabile, cosa che fa scattare una molla nella mente del bestiame. Si decide dunque di preparare una rivolta con l’idea di cacciare i padroni ed impadronirsi del podere, istituendo l’Animalesimo e rendendo tutte le creature uguali. Al comando di questo nuovo ordine ci saranno i maiali, che con l’aiuto dei cani e dei corvi guideranno per sette lunghi anni l’azienda agricola. Si tratta di una storia ben pensata e profonda, colma di messaggi e allegorie degne di essere ascoltate. L’idea politica dell’autore è chiara, e va a criticare un regime liberticida che nel corso della sua esistenza causò molte sofferenze a coloro che vi erano soggetti.

Orwell's Animal Farm
Il gioco proseguirà sotto forma di didascalie, come un libro di fiabe per bambini, e le nostre scelte saranno rappresentate dalla lente d’ingrandimento che dovremo puntare verso l’opzione rappresentata da ciascun personaggio.

Orwell’s Animal Farm è un gioco piuttosto semplice e poco interattivo, ma che veicola un messaggio molto importante, sia dal punto di vista narrativo che politico. La libertà è il bene più importante degli esseri umani, e non dovrebbe essere mai ceduta per nessun motivo. Tante persone in passato ce l’hanno chiesta in cambio di doni disparati: sicurezza, armonia, crescita, ricchezza o gloria, ma la verità è che nulla vale più di essa. In gioco non ci saranno sequenze particolarmente interattive, tutta l’esperienza piuttosto si limiterà nel decidere come reagire alla narrazione attraverso la selezione di personaggi con opzioni diverse. Alla fine di ogni anno gli animali capeggiati dai maiali si riuniranno per fare il punto della situazione e decidere la prossima mossa. Oltre alla fase di riunione, ce ne sarà una di pianificazione del lavoro per la semina e il raccolto, oltre ad eventi occasionali come la discussione sul riparare gli edifici del podere o costruirne di nuovi. A volte, il buon Jones tenterà di riprendersi la fattoria, oppure altri umani lo faranno per conto loro o per il suo; allora ci sarà una fase “bellica” in cui dovremo scegliere a chi delegare la difesa. In generale si tratta però dello stesso succo della questione; ogni cosa si consuma attraverso la scelta di un’opzione di dialogo, cosa che potrebbe fare storcere il naso a chi si aspettava qualcosa di differente.

Orwell's Animal Farm
Andando avanti nella storia, inevitabilmente alcuni personaggi moriranno, mentre altri arriveranno da fattorie vicine. Generalmente sarà importante gestire bene la forza lavoro per evitare che le nostre bestie periscano di stenti… oppure, fare esattamente l’opposto.

Le allegorie per quanto riguarda i personaggi di Orwell’s Animal Farm non si risparmiano. Ciascun protagonista della storia indubbiamente rappresenterà una figura storica o una classe sociale. I maiali, guidati degnamente da figure come Palladineve e Napoleone, saranno le menti e le guide della rivoluzione degli animali, e come ben prevedibile, approfitteranno delle idee del defunto Vecchio Maggiore per il loro tornaconto personale – esattamente come fecero i membri del Partito Comunista in quegli anni, arricchendosi alle spalle del popolo. I lavoratori saranno principalmente gli equini, rappresentati da Gondrano, uno stallone mansueto e laborioso, Beniamino l’asino cinico ma piuttosto intelligente e Berta, la puledra candida e molto dolce. Questo trio genericamente si traduce nella figura della classe operaia dei proletari, che costituiva la spina dorsale del regime, la forza lavoro, il popolo che genera lavoro e ricchezza, il vero tesoro dei soviet. Infine ci sono altre figure, come i cani che si possono paragonare al braccio armato della società, la manovalanza allevata dalla classe dirigente ma sacrificabile, e poi le pecore e il pollame che di certo sono accostabili all’ideale della massa. Un cast che non si discosta dal testo originale di George Orwell e che forse ha del potenziale sprecato. In un certo senso infatti si sarebbe potuto rivisitare tanto la storia che i personaggi in chiave moderna.

Una storia solida e dei personaggi ben rodati: elementi di pregio che purtroppo non vengono utilizzati al massimo delle opportunità da Nerial.

Il punto di forza maggiore di Orwell’s Animal Farm è senza dubbio rappresentato dal comparto visivo, vero fiore all’occhiello dell’esperienza videoludica. Lo stile è quello dei libri di fiabe per bambini, caratterizzato da disegni colorati e di grandi dimensioni che praticamente prendono possesso della quasi totalità dello schermo. Si tratta di uno stile artistico distintivo e unico che assume le giuste caratteristiche nei momenti più indicati. I colori brillanti e caldi della fattoria lasciano spazio ad un campo di battaglia grigio e ad un cielo plumbeo che rendono bene le idee di oppressione e tradimento che proverebbero coloro che si sono lasciati ingannare dai rivoluzionari, che li hanno guidati dalla padella alla brace. Forse l’elemento più artistico e apprezzabile dell’intera produzione. Stessa cosa si può dire del comparto sonoro, molto immersivo ed atmosferisco specialmente per quanto concerne il narratore, che di certo gioca un ruolo importante nel titolo. Gli effetti sonori non sono mai invasivi ma piuttosto ben pensati, quasi ispirati a quelli di un audiolibro per intenderci.

Orwell's Animal Farm
Dentro la casa colonica del fattore, divenuta quartiere generale della rivoluzione, troveremo l’almanacco, che ci permetterà di tenere traccia dello status degli animali e del nostro progresso verso uno dei finali. L’interfaccia si mostra in maniera pulita e facilmente navigabile.

In conclusione, se avete apprezzato l’opera in formato cartaceo, di certo la sua diretta trasposizione non potrete perdervela. Il gioco è disponibile su Steam e su Epic Games Store, e con la sua forte componente narrativa accompagnata da leggerissime meccaniche di gestione della fattoria vi accompagnerà durante tutto lo sviluppo della trama. Un titolo che in un periodo difficile come questo riporta in auge il messaggio di responsabilità ispirato dalle grandi difficoltà del secolo breve, come lo definisce Eric Hobsbawm nell’omonima opera. Come al solito, ci sentiamo di ringraziarvi per averci letto, e vi aspettiamo nelle prossime recensioni!

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