Iron Sunset: quando premere il grilletto non è cosa facile

Ci sono alcuni grandi giochi che durano tanto ma una volta finiti ti lasciano poco e ci sono, poi, altri piccoli giochi che durano poco ma, in seguito al loro epilogo, ti lasciano tanto. Qualora foste riusciti a racappezzarvi in merito a quanto detto ora, sappiate che Iron Sunset appartiene proprio alla seconda categoria, quella dei prodotti all’apparenza brevi e semplici ma in realtà molto più profondi di quanto possano lasciare inizialmente intendere.

Stiamo parlando di un gioco indie prodotto da Ragde Games e disponibile gratuitamente sul portale Kongregate, un’esperienza che, una volta iniziata, ci offre una bella gatta da pelare: dinnanzi a  tre nostri commilitoni di guerra, il nostro sergente ci intima di sparare ad uno di loro in quanto traditore. Contro chi punteremo l’arma ? Quali preghiere ascolteremo ? Chi uccideremo ?

Come detto, fino a qui il gioco si presenta in maniera abbastanza semplice, tant’è che un singolo click può portare fine all’esperienza. Ciò che risulta essere sorprendente è però quanto accade in seguito all’esecuzione. Da qui in avanti l’articolo conterrà spoiler, per questo vi consigliamo, prima di proseguire nella lettura, di dedicare qualche minuto ad una prova con mano di Iron Sunset. Fidatevi, saranno minuti ben spesi.

Sunset

Bene, se siete giunti a leggere sino a qui significa che avete già provato il gioco o che non vi importa poi tanto farlo. Ciò che accade in seguito all’esecuzione di un vostro commilitone o alla decisione di non sparare a nessuno è l’invertirsi dei ruoli: da boia il giocatore diventa prigioniero e Iron Sunset ci chiede di scrivere tre frasi con cui pregare per le nostre vite. Ecco, questo è il punto in cui si realizza che i tre prigionieri che si incontrano in ogni partita altri non sono altro che giocatori che, come noi, al termine dell’esperienza di gioco sono passati dalla padella alla brace e hanno quindi scritto le famose “tre frasi”.

L’idea è tanto semplice quanto geniale e nella sua applicazione genera piccole perle come soldati/giocatori che per salvarsi si sono inventati di essere Gabe Newell, affermando quindi che se avessimo deciso di ucciderli non sarebbe più uscito  Half Life 3, o struggenti messaggi pieni di rimpianto su come il milite di turno promette di vivere la sua vita al meglio se si deciderà di risparmiarlo.  Non ci sono però solo prigionieri e assassini in questo gioco, e infatti qualora si decida di puntare il fucile contro il nostro sergente saremo invece noi a prendere il suo posto e,  invece delle tre frasi di supplica, dovremo inventarcene altrettante per motivare i soldati a sparare contro i prigionieri.

Interessante, vero ? E pensate che non è nemmeno tutto, poiché se al termine della sessione di gioco si decide di lasciare il proprio recapito email verremo poi avvisati di quando il nostro “soldato” o “ufficiale” verrà ucciso da uno degli altri giocatori, con tanto di informazioni interessanti come per quante partite è sopravvissuto, per quanto tempo l’assassino ha esitato prima di sparargli e via dicendo.

Che sia visto come un esperimento sociale, un gioco comico o tragico, di certo Iron Sunset merita di essere menzionato e giocato.

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